Papa Francesco - Evangelii gaudium
capitolo 1
La trasformazione missionaria della Chiesa

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Il primo capitolo dell'Esortazione Apostolica La gioia del Vangelo di cui ci ha fatto dono Papa Francesco si chiama: La trasformazione missionaria della Chiesa. Un titolo davvero programmatico che indica l'intenzione che presiede il documento del Papa. Questo primo capitolo si sviluppa lungo i numeri 19-49 e si articola in cinque sezioni.
 
Nella prima (Una Chiesa in uscita), l’invito è quello a prendere sul serio, come cristiani, la chiamata biblica a uscire dalla propria terra, dai propri pensieri, dai propri luoghi comuni, per portare avanti con rinnovato slancio la missione evangelizzatrice della Chiesa. Il Papa riflette sul fatto che la storia della salvezza è segnata dal mandato di lasciare la propria terra, la propria casa che il Signore rivolge a persone specifiche, come i Patriarchi e Profeti, ma anche il popolo eletto come tale. L'appello rivolto a tutti i cristiani è quello di «uscire dalla propria comodità e avere il coraggio di raggiungere tutte le periferie che hanno bisogno della luce del Vangelo»: «tutti siamo chiamati a questa nuova ‘uscita' missionaria» (20) senza «escludere nessuno» (23).

Nella seconda sezione (Pastorale in conversione), Papa Francesco presenta una Chiesa capace di continuo rinnovamento, attenta alle persone più che alle consuetudini e alle strutture tradizionali. Si tratta «di una conversione pastorale e missionaria, che non può lasciare le cose come stanno» e che spinge a porsi in uno «stato permanente di missione» (25). A questo scopo è necessaria una «riforma delle strutture» ecclesiali perché «diventino tutte più missionarie» (27). Partendo dalle parrocchie, il Papa nota che l'appello al loro rinnovamento «non ha ancora dato sufficienti frutti perché siano ancora più vicine alla gente, e siano ambiti di comunione viva e di partecipazione, e si orientino completamente verso la missione» (28). «Le altre istituzioni ecclesiali, comunità di base e piccole comunità, movimenti e altre forme di associazione, sono una ricchezza della Chiesa», ma non devono perdere il contatto con la parrocchia, anzi devono integrarsi «con piacere nella pastorale organica della Chiesa particolare» (29).

 
Tutto è importante, ricorda il Santo Padre nella terza sezione (Dal cuore del Vangelo), ma il cuore del Vangelo è «la bellezza dell’amore salvifico di Dio manifestato in Gesù Cristo morto e risorto» (36). La Chiesa è consapevole che esiste per evangelizzare, per annunciare e realizzare la salvezza portata da Gesù Cristo e ha una chiara percezione che il Vangelo di Gesù Cristo e la salvezza sono rivolti a tutti gli uomini senza eccezione. La Chiesa deve essere, quindi, sempre "in uscita" (n. 46 ), in atteggiamento di uscita, con le porte aperte, per arrivare fino alle periferie umane più disagiate e raggiungere in modo speciale i più poveri che sono i destinatari privilegiati Vangelo.

Nella quarta sezione (La missione che si incarna nei limiti umani), Papa Francesco invita a non restare ancorati a un linguaggio arcaico, troppo spesso incomprensibile alla gente comune, ma a trovare forme nuove per annunciare in maniera rinnovata il messaggio di salvezza: l’amore misericordioso di un Padre che ama ciascuno e accoglie ogni uomo e ogni donna guardando la persona, «al di là dei suoi difetti e delle sue cadute» (44). Di qui il vigore delle parole del Papa che dice: "Usciamo, usciamo ad offrire a tutti la vita di Gesù Cristo. (…) preferisco una Chiesa accidentata, ferita e sporca per essere uscita per le strade, piuttosto che una Chiesa malata per la chiusura e la comodità di aggrapparsi alle proprie sicurezze”. Ma papa Francesco va oltre: “Se qualcosa deve santamente inquietarci e preoccupare la nostra coscienza è che tanti nostri fratelli vivono senza la forza, la luce e la consolazione dell’amicizia con Gesù Cristo, senza una comunità di fede che li accolga, senza un orizzonte di senso e di vita” (49).


Questa insopprimibile tensione missionaria è insita nella Chiesa avendo ricevuto il comando del suo Signore di andare e fare discepoli di tutte le nazioni (cf. Mt 28, 19). Uno stato permanente di missione è il modo corretto di stare al mondo che la Chiesa ha per tutta la durata del suo viaggio in questo mondo. E' questo che la spinge alla conversione pastorale che non permette di lasciare le cose come stanno, ma la spinge a cercare di essere in ogni momento fedele alla sua vocazione per realizzare la missione che ha ricevuto. Scrive il Papa: "Sogno una scelta missionaria capace di trasformare ogni cosa, perché le consuetudini, gli stili, gli orari, il linguaggio e ogni struttura ecclesiale diventino un canale adeguato per l’evangelizzazione del mondo attuale, più che per l’autopreservazione” (27). Si tratta, quindi, di mettere tutto nella Chiesa in stato di missione.
 
Poi, con decisione, papa Francesco invita tutti ad «abbandonare il comodo criterio pastorale del ‘si è fatto sempre così e «ad essere audaci e creativi in questo compito di ripensare gli obiettivi, le strutture, lo stile e i metodi evangelizzatori delle proprie comunità» (33). Innanzitutto, è necessario concentrarsi sull'essenziale dell'annuncio, evitando una pastorale «ossessionata dalla trasmissione disarticolata di una moltitudine di dottrine che si tenta di imporre a forza di insistere» (35): «in questo nucleo fondamentale ciò che risplende è la bellezza dell'amore salvifico di Dio manifestato in Gesù Cristo morto e risorto» (36). Invece, succede che si parli «più della legge che della grazia, più della Chiesa che di Gesù Cristo, più del Papa che della Parola di Dio» (38). Se l'annuncio, poi, diventa «un catalogo di peccati ed errori», «l'edificio morale della Chiesa corre il rischio di diventare un castello di carte, e questo è il nostro peggior pericolo. Poiché allora non sarà propriamente il Vangelo ciò che si annuncia, ma alcuni accenti dottrinali o morali che procedono da determinate opzioni ideologiche. Il messaggio correrà il rischio di perdere la sua freschezza e di non avere più ‘il profumo del Vangelo'» (39).
 
 Ciò comporta una serie di conseguenze, tra cui:
1.    concentrare la predicazione in ciò che è essenziale e necessario, "il cuore del Vangelo", che è anche la cosa più grande, più attraente: "la bellezza dell’amore salvifico di Dio manifestato in Gesù Cristo morto e risorto (36) in modo che altri aspetti del messaggio cristiano vi trovino il vero orizzonte di lettura;
2.      far sì che il cuore del Vangelo sia il tema ricorrente della predicazione;
3.      che del predicatore aiuti a scoprire la bellezza della Buona Novella;
4.     non fossilizzarsi in modi, abitudini o tradizioni, comprese le regole o precetti, che non conservano "l’odore" del Vangelo e non hanno altra giustificazione che la comoda risorsa per dire " si è sempre fatto così ";
    5.   “accompagnare con misericordia e pazienza le possibili tappe di crescita delle persone che si vanno costruendo giorno per giorno” (44).

Infine, nella quinta sezione (Una madre dal cuore aperto), il Santo Pdre Fancesco ricorda come la Chiesa sia «chiamata ad essere sempre la casa aperta del Padre» (47). L’annuncio gioioso della salvezza è per tutti e deve arrivare a tutti! L’invito del Papa è perentorio e non può non scuoterci nel profondo, come singoli cristiani e come comunità: «Usciamo, usciamo ad offrire a tutti la vita di Gesù Cristo.
A ben vedere sono molti gli spazi in cui la Chiesa deve fare del suo meglio per vivere una autentica tensione di stile missionario in modo che in tutta la sua vita e in ogni sua attività sia sempre percepita la fragranza e la freschezza del Vangelo.

 
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