Ottavario dei Defunti
Siamo tutti pellegrini

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Abbiamo celebrato la solennità di Tutti i Santi e la Commemorazione dei fedeli defunti. Nelle due celebrazioni abbiamo ricordato tante persone che ci hanno preceduto, che hanno già compiuto il loro viaggio sulla terra. Abbiamo visitato, con la prudenza imposta dalle norme sanitarie, i cimiteri per riaccendere la memoria dei nostri cari, per esprimere il nostro affetto e, soprattutto, per pregare per loro. 

 

La morte fa parte dell'esistenza e l’essere umano è l’unico essere vivente consapevole che prima o poi arriverà il momento della morte. Tuttavia, nella nostra società, quello della fine, è diventato un argomento tabù, quasi proibito, al punto che deve essere nascosto ai piccoli di casa. 

 

Ma allo stesso tempo si scopre che l'essere umano è l'unico che riflette sulla realtà della morte e che le dà un significato che va oltre, e quindi vuole saperne di più, e ha bisogno di aggrapparsi alla speranza, a un orizzonte futuro. Abbiamo paura della morte perché significa entrare nell'ignoto, in uno stato che non possiamo controllare né con la scienza, né con la tecnologia.

 

Il pensiero di coloro che “ci hanno preceduto nella fede e dormono il sonno della pace” ci aiuti a riflettere sulla nostra condizione di esseri umani. Come credenti, siamo nel mondo, ma non siamo del mondo. Viviamo tra gli uomini e condividiamo le loro ansie e speranze, ma non ci conformiamo ai criteri del mondo.

Cerchiamo, infatti, di compiere la volontà di Dio e, sebbene non ignoriamo il mondo attuale, speriamo nel Salvatore nostro Gesù Cristo, e questo implica un modo preciso e concreto di essere e di vivere. Per questo viviamo come pellegrini di passaggio sebbene questo non sia il luogo definitivo, come sottolinea la Lettera a Diogneto, opera cristiana della fine del II secolo.

 

Un cristiano che vive la sua fede con la sincerità del cuore percepisce la sua vita come un pellegrinaggio. 
Il credente è forestiero e pellegrino sulla terra, per questo ha bisogno di una mentalità appropriata, quella, cioè, di chi è di passaggio e non si aggrappa ai beni materiali; quella di chi non necessariamente adotta usi e costumi della Città terrena che attraversa; quella di chi ha una gerarchia di valori che spesso non coincide con l'ambiente. 
I pellegrini avanzano lungo la via indicata da Gesù, il Cristo e vivono in un processo che non culminerà con la morte.

 

Il pellegrinaggio del cristiano sulla terra è un pellegrinaggio verso la Gerusalemme celeste. E nonostante sia un percorso lungo e non privo di difficoltà, il discepolo del Signore lo percorre con la certezza di raggiungere la meta. La stanchezza, le prove, le tentazioni inevitabili non contano. Già pellegrinando il credente partecipa alla felicità futura attraverso la fede e la speranza nella beatitudine che sarà raggiunta. 
 

Durante un pellegrinaggio bisognerà vivere con distacco dalle cose della terra, consapevoli che questa vita non è la vita piena e questa terra non sarà la patria definitiva. 
È necessario camminare con lo sguardo rivolto sempre più in alto senza sfuggire la realtà e i suoi problemi.  
Al contrario, è fatto dall'impegno per le cause più nobili del nostro mondo e dalla lotta affinché il Regno di Dio, il regno della giustizia e della pace, si renda ovunque presente.

 

 

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