Omelia nella festa della SS. Trinità
«La comunione dell'amore»

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Dal Vangelo secondo Matteo 28, 16-20
In quel tempo, disse Gesù a Nicodèmo: «Dio ha tanto amato il mondo da dare il Figlio, unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna.
Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui.
Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell’unigenito Figlio di Dio
». 
 
Dopo aver celebrato i misteri della vita di Gesù nel corso dell’anno liturgico, dopo aver accolto lo Spirito Santo nella Pentecoste, oggi contempliamo il mistero del Padre, del Figlio e dello Spirito: un “solo Dio e un solo Signore, non nell'unità di una sola persona, ma nella Trinità di una sola sostanza”.

Tre persone: Dio Padre, Dio Figlio e Dio Spirito Santo in un'unica natura, nell'unità perfetta, in una reciproca relazione di amore.

Quando si pensa
a ciò che la riflessione teologica ha considerato come Tri-unità di Dio per lo più viene in mente l’aspetto del mistero: sono Tre e sono Uno, un solo Dio in tre Persone. In realtà Dio non può essere altro che un mistero per noi nella sua grandezza. Per i discepoli di Gesù, Dio ─ il Dio dei padri, il Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe, il Dio che ha fatto uscire Israele dalla schiavitù e che gli ha donato la Legge di vita al Sinai ─ è Uno e si è manifestato in pienezza in Gesù, Signore e Salvatore. E conoscendo il Figlio in lui possiamo anche conoscere il Padre e lo Spirito Santo.

Il Catechismo della Chiesa cattolica scrive che "Il mistero della Santissima Trinità è il mistero centrale della fede e della vita cristiana. È il mistero di Dio in se stesso. È quindi la sorgente di tutti gli altri misteri della fede; è la luce che li illumina. È l'insegnamento fondamentale ed essenziale nella «gerarchia delle verità» di fede. «Tutta la storia della salvezza è la storia del rivelarsi del Dio vero e unico: Padre, Figlio e Spirito Santo, il quale riconcilia e unisce a sé coloro che sono separati dal peccato».
(234)
"La chiesa è piena della Trinità", affermava già Origene.
 
La festa della Trinità da inizio all'ultimo periodo dell'anno liturgico che viene chiamato tempo ordinario, in quanto non comprende alcuna memoria particolare della vita di Gesù. Tuttavia non è un tempo meno pregnante del precedente; anzi: si potrebbe dire che la festa della Santa e Beata Trinità irradia con la sua luce tutti i giorni dell’uomo invitandolo a iniziare le opere e i giorni nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo.
 
La liturgia di oggi attira la nostra attenzione non tanto sul mistero, ma sulla realtà di amore che è contenuta in questo primo e supremo mistero della nostra fede. Non si sofferma tanto sul mistero delle tre Persone, ma sull’amore che ne costituisce la sostanza e l’unità e trinità nello stesso momento. Fin dai tempi della nostra prima catechesi la Trinità è sempre stata presentata come mistero: un solo Dio in tre persone, Padre, Figlio e Spirito Santo. Una antica preghiera della Chiesa — l’atto di fede, che assai opportunamente il popolo fedele dovrebbe riscoprire - pregava così: “Mio Dio, perché sei verità infallibile, credo fermamente tutto quello tu hai rivelato e la santa Chiesa ci propone a credere. Credo in te, unico vero Dio in tre persone uguali e distintamente, Padre e Figlio e Spirito Santo ...”
 
Nel breve brano evangelico è presenta la finale degli scritti di Matteo che, a detta di molti studiosi, ha un valore di sintesi dell’intero vangelo. È la chiave di comprensione dell’intero libro. É il manifesto di Matteo. È il vero epilogo non solo delle apparizioni post-pasquali, ma di tutto il suo Vangelo. Tutto si capisce veramente solo a partire dalla fine.
 
La pericope riporta il mandato conferito agli Undici dal Risorto: «A me è stato dato ogni potere in cielo e sulla terra». I discepoli in nome del Maestro dovranno andare in tutto il mondo per fare discepoli, battezzare, insegnare.
     «Andate». I discepoli dovranno superare i confini della Galilea e della Giudea per recarsi in tutto il mondo, presso qualsiasi popolazione senza alcuna preclusione. I discepoli non dovranno stare ad aspettare che qualcuno venga da loro, ma essi dovranno portare la buona novella del regno. Si tratta di uscire dagli spazi chiusi di se stessi e delle situazioni irrigidite per andare a incontrare chi ancora non conosce il Figlio di Dio. Si tratta di camminare con quell’ardore dell’apostolo sapendo che il senso vero della vita degli uomini nasce dall’incontrare Cristo.
       «Fate discepoli tutti i popoli». L’attività degli Undici consisterà nel «far discepoli» tutti i popoli. La posta in palio è dunque il discepolato, che dopo la risurrezione di Gesù deve essere esteso a tutti. Nei discepoli è lo stesso Gesù che opera. I nuovi convertiti non diventano discepoli degli apostoli, ma di Gesù, che essi rappresentano. Come il Maestro così anche gli Undici dovranno percorre tutto il mondo annunziando e insegnando. La missione diventa adesso veramente universale. Attraverso i nuovi discepoli di Gesù il vangelo deve penetrare non solo in tutte le nazioni, ma anche in tutti gli strati sociali di cui esse sono composte
    «Battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo». Il primo modo di fare i discepoli è il battesimo. Per “battesimo” il Nuovo Testamento e i Padri della Chiesa indicano l’iniziazione/immersione integrale a Cristo Signore e al suo Mistero. E la conseguenza del fatto di aver manifestato la volontà di diventati discepoli è quella di farsi battezzare nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. In questa formula si mostra come il battesimo, amministrato originariamente nel nome di Gesù comporti non solo un coinvolgimento nella persona e nell’insegnamento del Figlio, ma anche un’immersione per mezzo suo nel Padre e nello Spirito Santo. In questa formula è espressa una profonda teologia trinitaria.
      «Insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato». Gli Undici hanno ricevuto il compito di insegnare a quanti fossero diventati discepoli del Signore a osservare tutto ciò che Gesù ha ordinato, ossia le norme per agire in modo conforme alle cose credute e che Gesù stesso ha insegnato, come risulta da tutto il vangelo. Con questa formula si indica tutto l’insegnamento fatto da Gesù durante il suo ministero pubblico. I predicatori, infatti, devono sempre insegnare tutto ciò che Gesù ha comandato, tenendo sempre presente che la pratica è opera esclusiva dello Spirito Santo.
   «Io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo». Il brano termina con una rassicurazione. Sì, non dobbiamo temere nulla, perché il Signore Gesù, porta d’accesso al mistero della Trinità di Dio, è con noi per sempre! Cioè fino a quando il mondo attuale scomparirà per lasciare il posto a un mondo totalmente rinnovato. Il Vangelo di Matteo era iniziato con la esaltante notizia della nascita dell’Emmanuele, cioè del Dio-con-noi (1,22); ora termina con la stessa prospettiva rassicurando che i discepoli e i credenti di tutti i tempi non saranno soli, Gesù è presente con loro. La promessa prevede una presenza permanente/abitativa del Signore risorto tra i cristiani. L’assicurazione formale della divina Presenza è l’indicibile sigillo di tutto questo.
 
Cari Amici
La Trinità è mistero altissimo, perché insondabile all'intelligenza umana. E, forse per questo, ci lascia abbastanza indifferenti. Eppure si tratta del mistero fondamentale della religione istituita da Cristo. La Trinità non è solo un mistero da contemplare, ma una verità da vivere consapevolmente ogni giorno. La giornata del cristiano, infatti, inizia tracciamo su di noi il segno della croce: «nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo»; e si conclude sigillata dallo stesso segno e dalle stesse parole.
— Dal battesimo alla morte la nostra esistenza è contrassegnata dal sigillo della Santa e Beata Trinità.
— La preghiera liturgica è sempre orientata alla Santissima Trinità: al Padre, nel Figlio, per mezzo dello Spirito Santo.
— Chi vive la liturgia della Chiesa si accorge che il nostro tempo e tutte le nostre liturgie sono segnate dal mistero trinitario.
 
Per mezzo del sacramento del battesimo la vita di ognuno di noi è iniziata nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo; e ogni altra tappa decisiva per la vita cristiana come il matrimonio, il sacerdozio e la consacrazione religiosa è sempre avvenuta nel nome della santa e beata Trinità. Noi esseri umani dal momento del Battesimo portiamo in noi il sigillo della Trinità.
Nella professione della nostra fede affermiamo:
       Credo in Dio padre onnipotente creatore del cielo e della terra...
       Credo in Gesù Cristo suo unico figlio, generato non creato della stessa sostanza del Padre...
       Credo nello Spirito Santo che procede dal Padre e dal Figlio...
 
1. Il Padre è il principio senza principio, Colui che non è mai stato creato da nessuno. Esiste da sempre: è l'eterno esistente. L’origine originante di tutto ciò che esiste. E’ Creatore e Padre misericordioso.
2. Il Figlio è la seconda Persona perché procede dal Padre. E’ il Verbo, o Logos. E’ Figlio Unigenito, eterna Sapienza incarnata, morto e risorto per noi
3. Lo Spirito Santo è la terza Persona perché procede dall'amore reciproco del Padre e del Figlio, e quindi è il dono delle prime due Persone fatto a noi. Lo Spirito Santo tutto muove, cosmo e storia, verso la piena ricapitolazione finale
 
La celebrazione della Santissima Trinità ci invita entrare nell'esperienza del mistero di Dio per percepire Dio come la luce che dà senso alla nostra vita, come il calore che dà gusto a ciò che è freddo e insignificante, come libertà in cui la nostra vita diventa continuamente nuova. La nostra società secolarizzata che ha cantato l’eclissi del sacro e la morte di Dio, in realtà oggi grida e invoca la sua presenza. L'incontro con Dio è la sorpresa più bella che l'uomo possa avere, la più felice e la più esaltante. È questo il senso del Mistero: esso resta tale, non completamente conosciuto, in gran parte inafferrabile, e, nonostante ciò, capace di coinvolgere e attirare portando la mente e tutta l'esistenza umana verso la meta altissima, che è la familiarità e la comunione col Padre, col Figlio e con lo Spirito.
 
La festa della Trinità è un invito pressante a vivere la stessa vita di Dio. Il Signore realizza la salvezza - come dice il Vaticano II - raccogliendo gli uomini e le donne attorno a sé in una grande e sconfinata famiglia. E la salvezza si chiama comunione con Dio e tra gli uomini. Il nostro destino di creature umane, fatte a somiglianza del Creatore, non si esaurisce nel tempo; il nostro destino raggiunge le altezze di Dio che si è abbassato fino a noi in Cristo e ora ci attira in alto con l'azione potente dello Spirito, là dove "saremo sempre col Signore..." (1Ts 4,17)
 
La Chiesa, Madre e Maestra ci ricorda e ci pone di fronte al Mistero di Dio che è Padre, che è Figlio e che è Spirito: mistero che Cristo, durante la sua vita pubblica ha rivelato, sollevando a poco a poco il velo che lo nascondeva. E ha annunciato che il mistero del Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe è a un tempo uno e trino. Rivelandoci il mistero della Santa e Beata Trinità Gesù ha deciso di introdurre l'uomo nella famiglia dei figli di Dio. E così la storia dell'uomo è diventata una storia d'amore. Nella storia, nella nostra storia c'è un Amore che ci ha investiti. Crederlo e sperimentarlo è saper poi amare. Non è possibile essere Chiesa della Trinità se non nella unità della carità. La Trinità ci racconta di un Dio che non è solitudine, ma comunione! Anche noi siamo chiamati a diventare una parabola di comunione, artefici convinti e decisi di comunione.
 
Chi vive così, guidato dallo Spirito a ripercorrere la strada tracciata da Gesù, porta nel cuore una speranza che non delude perché la sua vita è già fin d’ora partecipe della vita della Trinità che è la vita eterna. Che ci dice la Trinità? Ci racconta di un Dio che non è solitudine, ma comunione! E anche noi, che siamo fatti a immagine di Dio siamo chiamati a diventare una parabola di comunione, artefici unici ed irripetibili della comunione divina. Il modello trinitario è modello perfetto per ogni esperienza di amore e fraternità.
 
La festa della Trinità è l'esplosione della bellezza e della novità di Dio. Gesù svela che il Volto di Dio è amore, festa, amicizia, comunione, famiglia! La festa della Trinità riporta tutti al fondamento della fede, alla scoperta di quel Dio che è amore e che crea l’uomo a Sua immagine e somiglianza. La Sua impronta, la sua immagine è in tutti noi!
Oggi adoriamo l'unico Dio in tre persone.
Lo adoriamo come creatore e Signore, come Redentore nostro e lampada che rischiara il cammino dell'umanità e di ciascuno di noi. Soprattutto adoriamo colui che vive in noi e ci santifica nel suo amore di Padre nel Figlio suo Gesù Cristo e nello Spirito Santo.
 
O Dio Padre, che hai mandato nel mondo
il tuo Figlio, Parola di verità,
e lo Spirito santificatore
per rivelare agli uomini il mistero della tua vita,
fa’ che nella professione della vera fede
riconosciamo la gloria della Trinità
e adoriamo l’unico Dio in tre persone.
 

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