Omelia nella 22 domenica per annum
«Umiltà e gratuità»

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Dal Vangelo secondo Luca 14, 1. 7-14
Avvenne che un sabato Gesù si recò a casa di uno dei capi dei farisei per pranzare ed essi stavano a osservarlo.
Diceva agli invitati una parabola, notando come sceglievano i primi posti: «Quando sei invitato a nozze da qualcuno, non metterti al primo posto, perché non ci sia un altro invitato più degno di te, e colui che ha invitato te e lui venga a dirti: “Cèdigli il posto!”. Allora dovrai con vergogna occupare l’ultimo posto. Invece, quando sei invitato, va’ a metterti all’ultimo posto, perché quando viene colui che ti ha invitato ti dica: “Amico, vieni più avanti!”. Allora ne avrai onore davanti a tutti i commensali. Perché chiunque si esalta sarà umiliato, e chi si umilia sarà esaltato».
Disse poi a colui che l’aveva invitato: «Quando offri un pranzo o una cena, non invitare i tuoi amici né i tuoi fratelli né i tuoi parenti né i ricchi vicini, perché a loro volta non ti invitino anch’essi e tu abbia il contraccambio. Al contrario, quando offri un banchetto, invita poveri, storpi, zoppi, ciechi; e sarai beato perché non hanno da ricambiarti. Riceverai infatti la tua ricompensa alla risurrezione dei giusti».
  
 
 
Il brano evangelico odierno si situa nella seconda parte della sezione in cui si narra il grande viaggio di Gesù a Gerusalemme (13,22-18,30) e più precisamente all’interno di una piccola raccolta di insegnamenti del Giovane Rabbi.

Nella Città Santa il Nazareno avrebbe celebrato l’eucarestia della nuova ed eterna alleanza e avrebbe portato a compimento il mistero pasquale. L’intento dell’evangelista è stato quello di organizzare un viaggio interiore e spirituale al fine di accompagnare il discepolo alla scoperta di che cosa significhi camminare con Gesù verso la Croce.

 
Luca osserva che tale insegnamento il Maestro lo esprimeva «in parabole». Il termine deve essere interpretato nel senso ampio di un contenuto che indichi una massima di carattere sapienziale. Gesù con i suoi discepoli e con coloro che lo ascoltavano rivestì i panni del maestro di sapienza.
 
L’ambientazione del brano evangelico odierno è quella stessa di domenica scorsa: la partecipazione al grande banchetto della vita al quale Dio invita. È il tema lucano della commensalità o convivialità. Le realtà più belle, infatti, Gesù le ha realizzate, proclamate e insegnate a tavola in una cornice davvero conviviale.

Tutto il capitolo 14 è ambientato attorno alla tavola.
Per Gesù la partecipazione a qualche banchetto era l’occasione più adatta per offrire degli insegnamenti fortemente contestualizzati.
 
La pericope evangelica della XXII domenica del tempo per annum riferisce il brano riguardante la scelta dei primi posti (vv. 7-11) e l’insegnamento sulle persone da invitare (vv. 12-14); ambedue i brani sono presi dalla fonte esclusiva di Luca. L’evangelista li fa precedere dal versetto iniziale del capitolo. In esso egli riferisce che «un sabato Gesù si recò a casa di uno dei capi dei farisei per pranzare ed essi stavano a osservarlo».
 
Il Vangelo racconta un fatto che sembra una parabola. Era un sabato: giorno di preghiera e di riposo. Il pranzo del sabato aveva un carattere festivo e sacro soprattutto per gli osservanti della legge. Nel giorno di sabato infatti ancor oggi gli ebrei fanno memoria settimanale dell’esodo e della creazione.
 
Gesù fu invitato a pranzare nella casa di un fariseo importante. Questa era la seconda volta in cui Gesù riceveva ospitalità nel corso del suo viaggio verso la Città Santa. Infatti, dopo l’incontro in casa di Marta e Maria, il Maestro fu invitato a pranzo di sabato da un capo dei farisei.

Doveva trattarsi di un banchetto numeroso in quanto l’evangelista narra che il Giovane Rabbi osservava gli ospiti fare ressa e precipitarsi per assicurarsi i primi posti. E prendendo spunto da quanto stava avvenendo, raccontò una parabola con l’intento di
invitare tutti a superare la tentazione dei primi posti che potrebbe condurre all’imbarazzo di dover cedere il posto a qualcuno di più importante.
 
L’insegnamento di Gesù si compone di due parti. Nella prima Gesù indica quello che non si deve fare: «Quando sei invitato a nozze da qualcuno, non metterti al primo posto, perché non ci sia un altro invitato più degno di te, e colui che ha invitato te e lui venga a dirti: “Cèdigli il posto!”. Allora dovrai con vergogna occupare l’ultimo posto».

Nella seconda parte Gesù propone un suggerimento positivo: «Quando sei invitato, va’ a metterti all’ultimo posto, perché quando viene colui che ti ha invitato ti dica: “Amico, vieni più avanti!”. Allora ne avrai onore davanti a tutti i commensali». Meglio dunque mettersi all’ultimo posto, con la prospettiva che venga il padrone di casa e inviti a salire a un posto superiore, facendo così una bella figura.
 
Ovviamente Gesù non intendeva minimamente offrire e proporre norme di buon comportamento. Quindi non regole di buona educazione conformi al buon senso e al protocollo, ma una lezione spirituale, concernente il Regno di Dio. Gesù, infatti, stava parlando del Regno di Dio e il banchetto ne è l'immagine. E per aiutare il lettore a comprenderne il senso Luca ha aggiunto un’altra massima anch’essa: «Chiunque si esalta sarà umiliato e chi si umilia sarà esaltato».

Proprio l'esempio del Signore è la nostra migliore indicazione di cosa significhi, concretamente l'umiliazione alla quale siamo invitati.  Gesù si è umiliato nella carne per diventare nostro fratello e renderci tutti fratelli nel suo nome e nel suo amore. Il suo essersi abbassato fino ad assumere la natura di servo gli valse la gloria che l’avrebbe esaltato per sempre.
 
Umile è colui che accoglie Dio, che si è abbassato fino a noi e si è fatto povero per arricchirci per mezzo della sua povertà. Osservava S. Agostino: "Ascolta fratello, Dio è molto alto. Se tu sali, Egli va più in alto; ma se tu ti abbassi, Egli viene a te ...".
La vera grandezza non è quella che l’uomo cerca con mezzi umani, ma quella che è riconosciuta da Dio.

A ben vedere la scelta del primo posto da cui mette in guardia Gesù riguarda il cuore!
─ Sceglie il primo posto chi vuole anteporre se stesso a ogni cosa.
─ Sceglie il primo posto chi vuole piegare tutto ai propri comodi.
─ Sceglie il primo posto chi pretende di essere servito piuttosto che servire.
─ Sceglie il primo posto chi cerca onore piuttosto che essere disponibile.
─ Sceglie il primo posto chi cerca di essere amato prima di amare.
In verità è tutto questione di stile di vita: sì di vita cristiana!

Nella seconda parte del brano evangelico Gesù si rivolse al padrone di casa e gli offrì un insegnamento che non tiene affatto conto degli schemi umani. Anche in questo contesto Gesù si espresse mediane due proposte: una negativa e una positiva.

La prima: "Quando offri un pranzo o una cena, non invitare i tuoi amici."
A essi Gesù associa i fratelli, i parenti, i ricchi vicini”; e motiva: “perché a loro volta non ti invitino anch’essi e tu abbia il contraccambio”. Tra parenti e amici vige la legge della reciprocità fondata sui vincoli del sangue e della relazione affettiva.

Così saremmo sempre all'interno di un amore interessato, all'interno di una concezione chiusa della vita: ci si invita fra amici, fra persone alla pari, oggi io invito te e domani tu inviti me. Al contrario si tratta di affermare l’originalità della fede cristiana. Il cristiano non può essere mosso da interessi immediati. Gesù intende escludere e di fatto esclude la possibilità che l’invito sia fatto in vista di ricevere il contraccambio.

Nella seconda frase in positivo Gesù punta sulla totale gratuità: "Quando offri un banchetto, invita poveri, storpi, zoppi e ciechi". Essi sono impossibilitati a ricambiare. Così è esclusa la possibilità che l’invito sia fatto in vista di ricevere il contraccambio. Il Maestro ha introdotto nella relazione tra le persone una novità inattesa: l'amore che non calcola e non si lascia soffocare dalla mentalità commercialistica del "do ut des"... io do una cosa a te e tu dai una cosa a me.

L'insegnamento evangelico si conclude con una beatitudine a favore di chi agisce secondo l'esigenza di Gesù: “Sarai beato perché non hanno da ricambiarti. Riceverai infatti la tua ricompensa alla risurrezione dei giusti". 
 
─ Sarai beato perché agisci come chi impara l'amore senza calcolo.
─ Sarai beato perché scoprirai che c'è più gioia nel dare che nel ricevere.
─ Sarai beato perché i poveri non potranno restituirti niente.
─ Sarai beato perché il tuo gesto romperà la logica del tornaconto che domina la vita del mondo.
─ Sarai beato perché il tuo gesto permetterà al Vangelo di illuminare spazi di vita tuoi e degli altri.
─ Sarai beato perché la tua ricompensa sarà la felicità dell'altro e la vita che attorno a te risorge.
 
Cari Amici
Vangelo indubbiamente contro corrente quello di questa domenica!
E soprattutto contro le logiche del mondo. Ma Parola che infonde il coraggio di volare alto nel cielo di Dio, «il totalmente Altro che viene affinché la storia diventi to­talmente altra da quello che è» (Barth), af­finché la forza del Vangelo sia sem­pre come una lampada che illumina il cammino.

Su questo sfondo la direttiva circa il comportamento da tenere a mensa implica l’invito e l’impegno a seguirlo lungo un percorso che aveva come punto d’arrivo la sua morte a Gerusalemme.
 
Per tutti è difficile comprendere l'umiltà. A volte essa viene confusa con una forma di depressione psicologica o di emarginazione calcolata. Noi crediamo di essere umili quando ci manca il potere o l'illusione, o quando ci rendiamo conto che saremmo caduti nel ridicolo in un consesso in cui tutti occupano un posto importante.

Ma l'umile non è né il dimesso né il codardo.
L’umile non è il debole, il perdente o il remissivo.
Non è umile chi nega i doni che gli sono stati concessi dalla Provvidenza.
Non è umile chi si mette da parte davanti alle difficoltà.
 
L’umiltà è una virtù necessaria e rara, propria di chi ha la coscienza di ciò che realmente è agli occhi di Dio.
È umile chi riconosce la propria verità.
È umile chi conosce che le proprie qualità sono doni di Dio e le pone a servizio del prossimo e non si insuperbisce per i talenti ricevuti.

La virtù dell’umiltà proposta dal Maestro di Nazareth ha in sé una grande forza e una grande ricchezza, tanto da costituire la virtù cristiana da cui bisogna ripartire nel cammino di conversione.
 
Un tale stile di vita trova l'impulso e l'alimento costante nell'Eucaristia, dove la divinità di Cristo scompare sotto il segno del pane e del vino per donarsi e farsi mangiare da tutti senza distinzione.

Tommaso d’Aquino ha cantato questo gesto d’amore con queste parole: "O meraviglia! Il servo povero e umile mangia il Signore" (Inno all'Ufficio delle Letture nella festa del Corpus Domini).


O Dio, che chiami i poveri e i peccatori
alla festosa assemblea della nuova alleanza,
fa’ che la tua Chiesa onori la presenza del Signore
negli umili e nei sofferenti,
e tutti ci riconosciamo fratelli
intorno alla tua mensa.

 

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