Matrimoni in difficoltà

<< Torna indietro

 

 

L'ISTAT, qualche tempo fa, ha documentato che per la prima volta, nell'Italia del Nord, i matrimoni civili hanno superato i matrimoni religiosi: 51,7 contro 48,3 ogni cento.
Tuttavia nonostante codesta percentuale,  i matrimoni civili sono calati più ancora dei religiosi: meno il 7,3 per cento i primi, e meno il 4,6 per cento i secondi.
Gli studiosi e appassionati di scienze statistiche sentenziano che in Italia non ci si sposa più né in chiesa né in municipio.
Sembrerebbe infatti che in Italia vi siano solo 3,6 matrimoni in un anno ogni mille abitanti, contro i 4,7 dell'insieme dell'Unione europea. In Lombardia e in Emilia Romagna, il quoziente di nuzialità sarebbe addirittura sotto il 3 per mille.
E se al Centro la situazione tra i due riti è ormai di perfetta parità, al Sud chiesa, prete, organo e altare resistono.
Il matrimonio religioso resta, tuttavia la scelta più diffusa (60,2%), ma sono sempre di più le coppie che decidono si sposarsi davanti all’ufficiale di stato civile
 
Chi si sposa per la prima volta, poi, lo fa in età sempre più avanzata: l'età media degli uomini è di 33 anni, le donne in media si sposano un po' più giovani, a 30 anni. Sono in aumento invece le seconde e terze nozze.
Ma se il tasso di nuzialità  è in calo come abbiamo detto, quello di fecondità (numero di figli per donna) è in leggero aumento; il che sta a significare che sempre più numerose le coppie che scelgono di formare una famiglia al di fuori del vincolo del matrimonio. I bambini nati al di fuori del matrimonio sarebbero il 20% del totale.

Il tema è drammatico per la pastorale della Chiesa italiana soprattutto perché avviene nei paesi di più radicata tradizione cattolica. Non v’è dubbio che la secolarizzazione la fa ormai da padrona e sono molti i battezzati che vivono come se Dio non esistesse.
Personalmente (per quel poco che vale) ho detto e ripetuto più volte che è suonata da tempo ormai la sfida della catechesi! Il termine, purtroppo, sembra quasi desueto dopo i primi grandi entusiasmi degli anni settanta e ottanta con la preparazione dei catechismi che facevano presupporre la attenzione alla formazione dei catechisti e alla catechesi. Purtroppo si preferì far ricorso ad altre tematiche: si inseguirono le questioni bioetiche e culturali, ma non si comprese che anche tali questioni avrebbe avuto l’urgenza di un fondamento che solo l’educazione alla fede può offrire. Diversamente si corre il rischio di fare solo del moralismo.
 
Molti sociologi concordano nel dire che la secolarizzazione europea è un fenomeno tipicamente post-cristiano. L’unico argine è l’annuncio di Cristo attraverso l’itinerario paziente e faticoso della educazione alla fede.
 
Negli anni in cui la scelta pastorale della Chiesa italiana coniugò la “evangelizzazione e sacramenti” era magica la affermazione: nessun sacramento senza previa adeguata catechesi!
Credo che la nostra Chiesa Italiana deve tornare al progetto evangelizzazione e sacramenti se vuole salvare il salvabile. Ma lo deve fare credendoci e mobilitando presbiteri religiosi e catechisti laici ben formati pronti a percorrere la via dell’annuncio attraverso una catechesi organica, sistematica e permanente.
Una catechesi per ravvivare e rendere operosa la fede. Una catechesi per un sostegno alla crescita dei credenti e della comunità. Una catechesi rinnovata dalle fonti bibliche e liturgiche. Una chiara scelta di primato della Parola e della tradizione vissuta nella chiesa. Una catechesi sostenuta da una attenta riflessione pedagogica propria delle scienze umane e quindi molto sensibile alla realtà ed esigenze del destinatario. Una catechesi capace di coinvolgere tutta la chiesa locale con la ricchezza delle esperienze e delle tradizioni particolari. Una catechesi di iniziazione ispirata dalla riproposizione del catecumenato antico nelle situazioni di richiesta, ma non solo, di battesimo da parte degli adulti.
 
Il tutto finalizzato a una concreta mentalità di fede delle comunità e dei singoli intesa come struttura stabile della personalità capace di orientare la vita dei credenti e renderli capaci di integrazione fede-vita.
 
Solo attraverso un itinerario paziente ma esigente di educazione alla mentalità di fede per un integrazione tra fede e vita sarò possibile anche la ri-evangelizzazione del sacramento del matrimonio.
 
Se la Chiesa italiana abdicherà a questo prioritario compito, il prossimo anno saremo ancora qui a commentare i dati dell’ISTAT, dai quali fatalmente prenderemo buona nota dell’ulteriore calo dei matrimoni in genere e del matrimonio religioso in specie.

Il calo dei matrimoni e dei matrimoni religiosi non è la causa; ma un effetto. La causa è lo smarrimento della fede.

© Riproduzione Riservata