L’ora dei laici

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Questa espressione ricorre ciclicamente sulla bocca di vescovi, pastori, teologi e cristiani laici. Dal Concilio ecumenico Vaticano II in poi si è parlato e si parla molto dei laici. Ma sembra che l’orologio si sia fermato! Accelerare l’ora dei laici”: è stato questo il Leitmotiv del postconcilio, tanto retoricamente proclamato, quanto praticamente poco esplorato.
 
Occorre superare il semplice auspicio e prendere sul serio la vocazione e la missione dei fedeli laici cristiani nella Chiesa e nel mondo. Potrebbe essere già un passo avanti se tutti avessimo la convinzione che è un tema importante e urgente da affrontare e sviluppare, senza averne paura e senza equivoci o travisamenti. E lo dobbiamo urgentemente affrontare non tanto perché abbiamo bisogno dei laici e che, quindi, per il futuro essi avranno un ruolo sempre più allargato nella Chiesa. La ragione e la visione che dobbiamo avere sono molto più profonde.
 
Mediante il Battesimo siamo tutti entrati nella Chiesa con la dignità di laici: e tutti, laici, vescovi, consacrati e sacerdoti formiamo “il santo popolo fedele di Dio”. Nella vita cristiana tutto inizia nel battesimo. E’ questo il punto di partenza di ogni riflessione sui laici. E’ da qui che deve partire ogni sviluppo di pensiero sul laicato; è da questo principio/presupposto che devono derivare le scelte operative, i cammini e le linee di azione, ed è su questo che costantemente ne va verificato il percorso. I fedeli laici godono di una propria identità facendo parte del Popolo di Dio con il Battesimo.
 
Quando riceviamo il dono della fede siamo resi figli di Dio e ci uniamo al Corpo di Cristo che è la Chiesa. Questo è il grande dono e la vocazione di ogni cristiano. Siamo nati tutti con la stessa fede, ma in ognuno c'è una chiamata personale all'interno della chiamata comune.

Dio chiama ad essere suoi figli, ma allo stesso tempo destina a vivere in uno stato di vita differente e complementare: il sacerdozio, la vita consacrata, il laicato. Il battezzato per tutta la vita è chiamato a  scoprire la propria vocazione e la sua missione specifica all'interno della Chiesa. La vita cristiana cresce e matura nel calore di una domanda quotidiana che dobbiamo rivolgere a Dio: Signore, che cosa vuoi da me?
 
Ecco perché tutti devono vivere la propria vocazione alla luce della fede. Una vocazione che porti a vivere insieme a Gesù, a essere aperti alla conversione, ad avere una chiara consapevolezza del peccato, a essere disponibili per la missione. Vissuta in questa maniera la vocazione porta a sperimentare la sequela di Gesù come un progetto di felicità e di pace interiore, di liberazione e di dignità della nostra stessa umanità.
 
Non siamo nel mondo per caso; Papa Francesco ha detto molte volte: "Io sono una missione su questa terra, e per questo mi trovo in questo mondo." (EG 273). Scoprire quale sia questa missione è il compito più importante della nostra esistenza e anche ciò che ha senso.

I fedeli laici cristiani hanno una missione nella Chiesa e anche nel mondo. Con la loro vita di fede, la loro vita familiare e professionale, arricchiscono la comunità ecclesiale e la rendono viva: ma sono anche chiamati a trasformare la realtà sociale con la forza del Vangelo. I fedeli laici devono essere presenti nel mondo del lavoro, dell'economia, della politica, delle comunicazioni, della cultura. Devono impregnare con lo spirito di Gesù Cristo il tessuto sociale con convinzione e umiltà, con la parola e la testimonianza.

I laici battezzati sono una forte sfida per la Chiesa; una sfida che è un'opportunità se la viviamo nella speranza.
Una Chiesa che voglia essere missionaria deve rendere viva la fede che professa e deve farsi presente sulle vie del mondo per annunciare Gesù Cristo, Salvatore degli uomini.
Per questo dobbiamo investire con determinazione nei processi di formazione e di accompagnamento di tanti laici che sentono l’inquietudine di rispondere alla chiamata di Dio in quest’ora tremenda e stupenda della evangelizzazione.

 
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