La vita nello Spirito
La pace con Dio, frutto dello Spirito

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Celebrata la Pentecoste la nostra è diventata: “La vita nello Spirito”.



Dopo l'amore e la gioia, san Paolo elenca una serie di atteggiamenti che sono come il suo riflesso nel rapporto con gli altri e con se stessi: «pace, pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé» (Gal 5,22-23). Vivendo questi atteggiamenti, si può discernere la vita di chi si lascia «guidare dallo Spirito» (Gal 5,18), che si contrappone a quella di chi compie «le opere della carne». Chi agisce secondo la carne ed è schiavo dei suoi desideri perverte il suo rapporto con Dio, abbandonandosi all'«idolatria e alle stregonerie»; è soggetto alle passioni che lo portano alla «fornicazione, impurità, libertinaggio, ubriachezze, orge e cose del genere»; e rompe con gli altri perché il suo egoismo finisce per provocare «discordia, gelosia, dissensi, divisioni, fazioni, invidie» (cfr Gal 5,19-21).
 
La vita secondo lo Spirito, invece, è caratterizzata dalla pace a cui i cristiani sono chiamati e che consiste, prima di tutto, in una pace con Dio «pace con Dio per mezzo del Signore nostro Gesù Cristo» (Rm 5,1), che porta a promuovere la concordia tra i membri della Chiesa, rafforzando l'unità e la comunione. Coloro che sono guidati dallo Spirito la cercano e la perseguono, per questo sono chiamati alla beatitudine promessa a coloro che per essa lavorano: «Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio» (Mt 5,9).
 
La pace si manifesta nella "pazienza", che è un frutto dello Spirito che avvicina il cuore di chi la possiede a quello di Dio. «La magnanimità del Signore nostro giudicatela come salvezza» (2Pt 3,15). Ciò lo porta a non tener conto delle trasgressioni degli uomini, a non stancarsi di perdonare e di offrirci la sua grazia. 
 
La pazienza nei rapporti tra le persone è una proprietà essenziale dell'amore e porta all'accettazione reciproca, al perdono e persino a fare a meno anche delle giuste esigenze. È, quindi, inseparabile dall'affabilità e dalla bontà, che sono i frutti dello Spirito che la seguono (Gal 5,22) e che esprimono una disposizione positiva verso gli altri che porta a vedere il positivo in loro e a resistere a giudicarli severamente.
 
Lo Spirito muove verso la fedeltà. Dio si è sempre rivelato fedele alle sue parole e al suo progetto di salvezza come Colui che mantiene sempre le sue promesse. E poiché Egli è fedele, possiamo fidarci di Lui. La fedeltà è permanenza nell'amore e nella verità, anche se ciò dovesse essere contrario ai propri interessi. Chi è fedele ispira fiducia. Lo Spirito conforma anche il credente a Cristo, che è mite e umile di cuore, e lo spinge ad agire con semplicità e dolcezza.
 
Colui che si lascia guidare dallo Spirito possiede un rapporto con se stesso caratterizzato dall'autocontrollo in tutte le dimensioni della vita. Questo dominio di sé è la manifestazione dell'autentica libertà cristiana, perché chi lo esercita non è soggetto né ai desideri materiali e corporei, né alla tentazione spirituale di autoglorificazione, né di superbia di chi si sente superiore agli altri.
 
Tutti i frutti dello Spirito enumerati da san Paolo esprimono atteggiamenti positivi che conducono al bene e sono i tratti caratteristici di un'autentica esistenza cristiana, che non deve mai essere caratterizzata da negatività.


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