La formazione permanente dei cristiani

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Una buona formazione è essenziale per ogni futuro personale e professionale al fine di crescere, acquisire maggiori competenze e  svolgere nel miglior modo possibile i propri compiti tenendo presente gli obiettivi da raggiungere. Nessuno contesta questa affermazione. La formazione permanente sta assumendo un ruolo sempre più strategico e il bagaglio di competenze e professionalità che le persone possono esprimere rappresenta un valore irrinunciabile
 
I genitori la raccomandano ai loro figli proprio in ragione del grande amore che essi hanno per loro, mentre pensano a un futuro ragionevolmente consolante e gratificante.
Anche le aziende prevedono corsi permanenti e ricorrenti di formazione programmati per lo sviluppo eio potenziamento delle risorse umane interne al fine di ottenere tassi più elevati di produttività ed efficienza.
 
In questi ultimi tempi ogni agenzia educativa e lavorativa cerca di espandere il raggio di azione della conoscenza e delle abilità oltre a ricercare l'eccellenza nella rispettiva professione o area di conoscenza. E sicuramente, a maggior ragione, coloro che dedicano la loro vita all'insegnamento sono spesso impegnati in una forma di formazione permanente.
 
Naturalmente, la formazione non si limita all'acquisizione di conoscenze per ottenere un accumulo di dati e nozioni. Per essere una formazione ottimale, deve essere attenta a tutte le dimensioni della persona, anche se insiste sugli aspetti specifici della sua professione.
 
C'è da sottolineare, poi, che non mancano coloro che dedicano tempo ed energie per una sempre migliore preparazione/formazione personale attraverso la lettura, lo studio e la riflessione.
 
Anche i cristiani hanno bisogno di una formazione permanente.
La pedagogia cristiana implica un impegno costante da parte dell'individuo nella consapevolezza dell'insufficienza delle sole nozioni acquisite all’epoca del catechismo. Per questo il percorso educativo dei cristiani dovrebbe farsi ricorrente in ordine alla conoscenza della Bibbia, della storia della Chiesa, della morale, delle verità di fede, della catechesi. Senza mai dimenticare la formazione della coscienza e della sapienza che deriva dalla sequela di Gesù Cristo.
 
Al nostro atto di fede manca spesso l’intelligenza della fede che possiamo imparare e apprendere. La nostra fede è anche ragionevole e possiamo impararla e spiegarla. Essa è sostenuta, appunto, dalle due ali della "fides et ratio" = fede e ragione. Scegliere il Vangelo come criterio di vita è un cammino che si sviluppa lungo tutta l’esistenza, anche per chi ha ricevuto il Battesimo da bambino. Viene il momento per tutti di rivisitare la propria scelta cristiana e di riappropriarsene attraverso una libera e personale appropriazione della esperienza cristiana  che dovrebbe raggiungere  il cuore delle persone e non rimanere “separata” dalla vita.
 
L’obiettivo deve essere la maturità di fede in termini di abilitazione alla decisione per la fede e lo sviluppo delle competenze per l’esercizio della vita cristiana. E’, infatti, assolutamente necessario superare il formalismo religioso che porta all’inevitabile dissociazione fede e vita. Si tratta di continuare la parabola del Seminatore. Gesù ripete chiaramente: perché il seme seminato dalla azione divina nei cuori non vada sprecato o annullato, si deve ricostruire attorno al seme il terreno buono.
 
La relazione tra teologia e pedagogia è inevitabile. O, per dirla in maniera più piana: trattasi di formazione permanente dei cristiani per una abilitazione delle competenze di vita cristiana che nasce dalla conversione.
 
La pratica della fede è, appunto, l’esercizio della vita cristiana nell’orizzonte della categoria pedagogica della “competenza cristiana”.  La vita (come abbiamo anticipato all’inizio) ha sempre bisogno, infatti, di innovazione e creatività in contesto di una formazione “integrata”, ovvero centrata sull’interiorizzazione e abilitazione della pratica evangelica.
 

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