La formazione del catechista
Qualificazione metodologica

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Fare e saper fare

 

Un catechista qualificato professionalmente è un catechista che possiede ed è padrone di uno stile, di una didattica, di una metodologia di cui servirsi per comunicare il messaggio di cui è latore e testimone. La varietà complementare di tecniche e strumenti e metodi è ricchezza, il cui pregio non è valutabile ai fini della catechesi. Anche se, ben si sa, non è tutto. Anche se la metodologia non è fine a se stessa, essa acquista valore poiché è posta a totale servizio della legge fondamentale della catechesi: la fedeltà a Dio e la fedeltà all'uomo.


Una professionale e personale qualificazione me­todologica consentirà al catechista di formulare op­portune e appropriate sintesi tra il dato biblico-dottrinale, antropologico, psicologico ecc., attraverso una saggia pedagogia dei segni, in ordine all'annun­cio del mistero del Signore.

«Punti di partenza e i procedimenti della catechesi possono essere diversi, secondo le esigerne e le possi­bilità dei fedeli» (RdC 162); l'importante è che non si perdano mai di vista gli elementi costitutivi dell'an­nuncio:

    la finalità e i compiti della catechesi (RdC, cap. 3);

    Cristo, centro di ogni catechesi (RdC, cap. 4);

    le fonti della catechesi (RdC, cap. 6);

    le caratteristiche psico-antropologiche e religiose dei soggetti della catechesi secondo le diverse età (RdC, cap. 7);

    la pluralità dei metodi, segno di vitalità e di genia­lità (RdC, cap. 9).


È evidente che tutto ciò dovrà ruotare attorno al­la persona e alla personalità del catechista e fatto gra­dualmente suo. La tentazione da cui guardarsi è quel­la di cercare facili ricette. Non esistono! Anche per­ché ciò che può andar bene per uno, può essere ad­dirittura negativo per l'altro. La sua disponibilità pa­ziente, l'attento studio e lo sguardo fisso al modello dei catechisti, Gesù, gli permetteranno l'acquisizio­ne di un metodo che ogni giorno di più si incarnerà con la personalità stessa del catechista.


Afferma il Documento di Base: «Tutto gli può es­sere utile, ma nulla può sostituire la sua competenza a dare un giudizio ultimo e a fare le scelte pratiche... Egli poi non è solo: la sua azione è inserita nel qua­dro delle responsabilità pastorali di tutta la Chiesa, alle quali fa appello con sapienza dando il suo con­tributo» (RdC 181).


 

UN CAMMINO PERMANENTE, SISTEMATICO E ORGANICO

 

Siamo giunti al termine del nostro percorso dedicato ai catechisti.

La chiamata al servizio catechistico non abilita da sola al suo esercizio, né comporta una competenza innata. Al contrario, la vocazione è anche chiamata a un impegno di formazione che sia permanente, si­stematico e organico.

Il carattere permanente dell'itinerario di forma­zione è richiesto dalla natura stessa delle mete da rag­giungere. Per la natura storica di alcune di esse e per la dimensione di mistero propria delle altre, le mete proposte si presentano come un compito inesauribi­le, a cui deve rispondere con la permanenza dell'im­pegno formativo.

Accanto al carattere permanente, la formazione deve assumere quello della sistematicità. Se è oppor­tuno che la formazione si inserisca nell'esperienza della fede e nel ministero del catechista, è però an­che vero che il cammino di formazione non può es­sere legato alla episodicità, ma deve porsi obiettivi precisi, tappe successive e complementari, in un ap­profondimento continuato a partire da un nucleo es­senziale.


Infine, si richiede che la formazione sia organica. Organica anzitutto per ciò che concerne le sue di­verse dimensioni, armonizzando tra loro i differenti momenti descritti. Tale integrazione è possibile fa­cendo riferimento al concreto atto catechistico, in cui queste dimensioni si fondano. Si diventa catechisti facendo catechesi e rifletten­do sitematicamente su di essa. Lo scambio tra mo­mento formativo e operativo, tra azione, interpretazione e verifica crea la vera organicità.