La Famiglia
canto di speranza per il futuro
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Il 27 ottobre 2013, XXX Domenica del Tempo Ordinario, alle ore 10.30, sul Sagrato della Basilica Vaticana, il Santo Padre Francesco celebrerà la Santa Messa per la Giornata della Famiglia, in occasione dell’Anno della Fede.
Il matrimonio, dono eccellente di Dio creatore, è stato elevato da Cristo alla dignità di vero e proprio sacramento della nuova legge. Con Cristo e in Cristo il matrimonio è rinnovato. «Egli lo riconduce alla perfezione delle origini, con il superamento di ogni decadenza morale e, più ancora, ne fa una forma della sequela e del servizio di lui, nel servizio del regno dì Dio» (ESM 26).
Chiamati da Dio a condividere - nella nuova alleanza - la comunione d'amore tra Cristo e la sua Chiesa, gli sposi cristiani vengono inseriti nella sublime realtà della salvezza e della grazia. La parabola evangelica della casa costruita sulla roccia o sulla sabbia (Mt 7, 24-27) ricorda che se si vuole costruire saldamente la famiglia cristiana, occorre metterle a fondamento Gesù Cristo. A tutti i fratelli impegnati nella realizzazione del proprio essere nelle varie vocazioni, la Chiesa annuncia il Cristo, che per la fede si fa presente sulle loro strade, portatore di luce come ad Emmaus e di gioia come a Cana.
Questo impegno di annuncio della Chiesa si concretizza anche in un'opera di educazione integrale dell'uomo, perché raggiunga una maturità umana e di fede che gli consenta - ove questa sia la sua vocazione - di impegnarsi nella vita matrimoniale e familiare secondo le prospettive e gli obblighi del matrimonio-sacramento, consapevolmente e liberamente assunti. Ogni persona ha il diritto-dovere alla libera scelta del proprio stato di vita. La nativa e fondamentale vocazione di ogni essere umano è l'amore: l'uomo è creato a immagine di Dio e Dio è amore.
«La rivelazione cristiana, scrive Giovanni Paolo II, conosce due modi specifici e complementari di realizzare la vocazione della persona umana, nella sua interezza all'amore: il matrimonio e la verginità. Sia l'uno che l'altra — nella forma loro propria — sono una concretizzazione della verità profonda dell'uomo, del suo essere immagine di Dio» (FC 11). Quando un giovane o una giovane vengono - prima o poi - a trovarsi di fronte al bivio della scelta del loro avvenire, non possono decidere a occhi chiusi. Non possono pensare che l'unica via, la sola, quasi obbligata, sia quella di formarsi una famiglia. La vita coniugale e familiare è una vocazione, una chiamata di Dio. La scelta della vita coniugale, infatti, non è una emotiva o istintiva decisione di due giovani che si amano, ma deve corrispondere a una risposta al progetto che Dio ha su di essi. Il matrimonio e la famiglia sono doni di Dio, che richiedono il consapevole e libero discernimento. Aiutati dal consiglio di educatori sapienti e illuminati dalla grazia dello Spirito Santo, hanno il dovere di una serena e pacata riflessione in modo che la loro decisione, in ordine alla propria vocazione, sia motivata e libera.
La sollecitudine pastorale della Chiesa non può disattendere questo interrogativo personale, che spesso procura non poche esitazioni, titubanze e/o timori. Aderire alla propria vocazione è un passo decisivo: va compiuto responsabilmente e - soprattutto - alla luce della fede e della grazia. La strada del matrimonio e della famiglia è la più comune. Ma certamente essa va collocata nel solco della chiamata, del dono che Dio fa a un uomo e a una donna perché esprimano nel loro amore l'amore di Cristo per la Chiesa e per gli uomini. Non tutti gli uomini, non tutte le donne sono chiamati a questa vocazione.
Ne è prova il fatto che vi sono fratelli e sorelle che, in piena libertà, si consacrano al regno di Dio sia nella via della vita religiosa e sacerdotale, sia rispondendo al Signore in una scelta di vita celibataria e verginale.
Il magistero della Chiesa, specie quello più recente, insiste sulla nota della tempestività di tale orientamento vocazionale.
Catechismo della Chiesa Cattolica
IL MATRIMONIO NELL'ORDINE DELLA CREAZIONE
1603 « L'intima comunione di vita e di amore coniugale, fondata dal Creatore e strutturata con leggi proprie, è stabilita dal patto coniugale... Dio stesso è l'autore del matrimonio». La vocazione al matrimonio è iscritta nella natura stessa dell'uomo e della donna, quali sono usciti dalla mano del Creatore. Il matrimonio non è un'istituzione puramente umana, malgrado i numerosi mutamenti che ha potuto subire nel corso dei secoli, nelle varie culture, strutture sociali e attitudini spirituali. Queste diversità non devono far dimenticare i tratti comuni e permanenti. Sebbene la dignità di questa istituzione non traspaia ovunque con la stessa chiarezza, esiste tuttavia in tutte le culture un certo senso della grandezza dell'unione matrimoniale, poiché « la salvezza della persona e della società umana e cristiana è strettamente connessa con una felice situazione della comunità coniugale e familiare » (cf Gaudium et spes, 47 e 48).
1604 Dio, che ha creato l'uomo per amore, lo ha anche chiamato all'amore, vocazione fondamentale e innata di ogni essere umano. Infatti l'uomo è creato a immagine e somiglianza di Dio (cf Gen 1,27) che è Amore (cf iGv 4,8; IGv 4,16). Avendolo Dio creato uomo e donna, il loro reciproco amore diventa un'immagine dell'amore assoluto e indefettibile con cui Dio ama l'uomo. È cosa buona, molto buona, agli occhi del Creatore (cf Gen 1,31). E questo amore che Dio benedice è destinato ad essere fecondo e a realizzarsi nell'opera comune della custodia della creazione: «Dio li benedisse e disse loro: Siate fecondi e moltiplicatevi, riempite la terra e soggiogatela » (Gen 1,28).
1605 Che l'uomo e la donna siano creati l'uno per l'altro, lo afferma la Sacra Scrittura: « Non è bene che l'uomo sia solo ». La donna, « carne della sua carne », cioè suo vis a vis, sua eguale, del tutto prossima a lui, gli è donata da Dio come un « aiuto », rappresentando così Dio dal quale viene il nostro aiuto (cf Sai 121,2). « Per questo l'uomo abbandonerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due saranno una sola carne » (Gen 2,24; cf 2,18-25). Che ciò significhi un'unità indefettibile delle loro due esistenze, il Signore stesso lo mostra ricordando quale sia stato «all'origine », il disegno del Creatore: « Così che non sono più due, ma una carne sola » (Mt 19,6).