Il quarto comandamento del Decalogo
«Onora il padre e la madre»

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Nel quarto comandamento è detto: "Onora tuo padre e tua madre, perché si prolunghino i tuoi giorni nel paese che ti dà il Signore, tuo Dio" (Libro dell'Esodo 20,12).
Onorare il padre e la madre è il primo comandamento della seconda tavola di Mosè.
Dopo l'amore verso Dio la Bibbia comanda l'amore verso chi ci ha generato e verso gli altri componenti della famiglia.
L'amore verso i genitori è messo al primo posto nella lista dell'amore al prossimo, perché essi sono il prossimo più prossimo a noi. "Vano sarebbe voler bene alle persone lontane, dimenticandoci di quelle vicine" (Libro del profeta Isaia 58,7).
 
Il quarto comandamento si rivolge espressamente ai figli nei rapporti con i genitori. Si riferisce anche alle relazioni con i membri del gruppo familiare e si estende ai doveri degli alunni verso gli insegnanti, dei dipendenti verso i datori di lavoro, dei cittadini verso i governanti, ecc.
Questo comandamento implica e sottintende i doveri dei genitori e di tutti coloro che esercitano una autorità
 
I doveri dei figli
 
Il precetto è rivolto ai figli adulti che, in una società patriar­cale, erano tentati di non prendere più in considerazione i genitori ormai anziani e di prenderne il posto alla guida della famiglia. Il testo infatti non parla di "ubbidire", ma di "onorare", un verbo la cui radice ebraica indica il "dare peso", ossia, considerare importante.
I genitori meritano il nostro amore più di ogni altro. Hanno diritto di essere amati in modo speciale, perché ci hanno dato la vita e ci offrono la propria. Sono infatti designati ad essere i nostri fedeli benefattori, i nostri primi maestri, i nostri veri amici, chiamati ad aiutarci nel cammino della vita con le loro risorse, la loro esperienza e il loro amore. Come dice la Bibbia: "Onora tuo padre con tutto il cuore e non dimenticare i dolori di tua madre. Ricorda che essi ti hanno generato; che darai loro in cambio di quanto ti hanno dato?" (Libro del Siracide 7,27-28).
 
I genitori si onorano amandoli, rispettandoli, non facendoli soffrire, ubbidendo a loro in tutto ciò che è bene, preoccupandoci di non causare loro dispiaceri. Si onorano rendendoli orgogliosi di avere dei figli stimati, buoni, generosi, fedeli, onesti.
Voler bene al padre e alla madre è una gioia, perché chi ama è benedetto dal Signore.
Leggiamo nel libro del Siracide: "Il Signore vuole che il padre sia onorato dai figli, ha stabilito il diritto della madre sulla prole. Chi onora il padre espia i peccati; chi riverisce la madre è come chi accumula tesori. Chi onora il padre avrà gioia dai propri figli e sarà esaudito nel giorno della sua preghiera. Chi riverisce il padre vivrà a lungo; chi obbedisce al Signore dà consolazione alla madre"
(Libro del Siracide 3,2-6).

Sono i genitori che, con amore e sacrificio, ci aiutano nel cammino della vita, dandoci i necessari aiuti materiali e morali per un'esistenza dignitosa e serena. Il padre e la madre vanno amati sempre. Anche quando, per malattia o vecchiaia, non possono più amarci come vorremmo. Anzi, più loro hanno bisogno di noi, più noi dobbiamo aver cura di loro.
Dice la Bibbia: “Figlio, soccorri tuo padre nella vecchiaia, non contristarlo durante la sua vita. Anche se perdesse il senno, compatiscilo e non disprezzarlo, mentre sei nel pieno vigore. Poiché la pietà verso il padre non sarà dimenticata, ti sarà computata a sconto dei peccati. Nel giorno della tua tribolazione Dio si ricorderà di te; come fa il calore sulla brina, si scioglieranno i tuoi peccati. Chi abbandona il padre è come un bestemmiatore, chi insulta la madre è maledetto dal Signore"
(Libro del Siracide 3,12-16).

Il vero figlio si riconosce nel momento in cui il genitore ha bisogno di lui. È una responsabilità che non bisogna sfuggire. Così insegna anche il Catechismo della Chiesa: “Il quarto comandamento ricorda ai figli divenuti adulti le loro responsabilità verso i genitori. Nella misura in cui possono, devono dare loro l'aiuto materiale e morale, negli anni della vecchiaia e in tempo di malattia, di solitudine o di indigenza (Catechismo della Chiesa Cattolica 2218).

I doveri dei genitori
 
I genitori devono accogliere con gratitudine, come una grande benedizione e dimostrazione di fiducia, i figli che Dio manda loro. Oltre che provvedere alle loro necessità materiali, hanno la grave responsabilità di dar loro una retta educazione umana e cristiana. Il ruolo dei genitori nella formazione dei figli ha tanto peso che, quando viene a mancare, difficilmente può essere supplito. Il diritto e il dovere dell’educazione sono, per i genitori, primari e inalienabili.
 
I genitori hanno la responsabilità di creare una famiglia in cui si viva l’amore, il perdono, il rispetto, la fedeltà e il servizio disinteressato. Il focolare domestico è l’ambiente più adatto per educare alle virtù. I genitori devono insegnare ai figli – con l’esempio e con la parola – a vivere una semplice, sincera e gioiosa vita di pietà; trasmettere loro, inalterata e completa, la dottrina cattolica e formarli per adattare la loro condotta alle esigenze della legge di Dio e della vocazione personale alla santità. «Padri, non inasprite i vostri figli, ma allevateli nell’educazione e nella disciplina del Signore» (Ef 6, 4).
 
I genitori debbono saper correggere, ma tenendo presente il consiglio dell’Apostolo: «Voi padri, non esasperate i vostri figli, perché non si scoraggino» (Col 3, 21).
a) I genitori devono avere un grande rispetto e un grande amore per la libertà dei figli.
b) Nei rapporti con i figli devono saper unire affetto e fortezza, vigilanza e pazienza.

Non rimane in piedi una famiglia senza le fondamenta della fede e dell'amore.
Dove c'è amore e timor di Dio c'è grazia: vita e benedizione nella casa che teme il Signore!
(Libro dei Proverbi 3,33).



Infine una parola riservata, cuore a cuore, ai genitori (sprattutto alle mamme):
Non create figli a vostra immagine e somiglianza!
I fgli, lasciateli volare...

Mi piace dirlo con le parole di un saggio poeta, scrittore e filosofo libanese, emigrato negli Stati Uniti, Kahlil Gibran  (1883 - 1931)
 

I vostri figli non sono figli vostri...

sono i figli e le figlie della forza stessa della Vita.
Nascono per mezzo di voi, ma non da voi.
Dimorano con voi, tuttavia non vi appartengono.

Potete dar loro il vostro amore, ma non le vostre idee.
Potete dare una casa al loro corpo, ma non alla loro anima,
perché la loro anima abita la casa dell'avvenire
che voi non potete visitare nemmeno nei vostri sogni.

Potete sforzarvi di tenere il loro passo,
ma non pretendere di renderli simili a voi,
perché la vita non torna indietro,
né può fermarsi a ieri.

Voi siete l'arco dal quale, come frecce vive,
i vostri figli sono lanciati in avanti.
L'Arciere mira al bersaglio sul sentiero dell'infinito
e vi tiene tesi con tutto il suo vigore
affinché le sue frecce possano andare veloci e lontane.

Lasciatevi tendere con gioia nelle mani dell'Arciere,
poiché egli ama in egual misura
e le frecce che volano e l'arco che rimane saldo.

 
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