Il Papa si ama, e lo si ama fino in fondo

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Conosco da molti anni mons. Viganò. Una conoscenza non profonda: quella del buon giorno e buona sera, a cui mons. Viganò ha risposto sempre con un sorriso discreto, gentile, cordiale.
 
Recentemente l’ho visto invecchiato e cupo: oserei dire melanconico. So che dopo il suo “confinamento” aureo nella Nunziatura Apostolica di Washington egli aveva preferito salire sull’autobus della contestazione aperta nei confronti dell’allora Segretario di Stato Tarcisio Bertone che quell’allontanamento dalla Curia Romana aveva voluto.
 
Dopo le dimissioni di Benedetto XVI e l’elezione del nuovo pontefice Francesco sembrava che fosse stato alla finestra a osservare. Tuttavia dopo la pubblicazione della esortazione apostolica Amoris laetitia si alleò con coloro che sollevarono i “dubia” sulla ortodossia del Santo Padre.
 
Debbo dire, con tanta tristezza, che mai mi sarei atteso una uscita tanto infelice e infausta da un uomo che ho sempre stimato per devozione e fedeltà alla Chiesa. I tanti anni trascorsi in Segreteria di Stato gli avrebbero dovuto far capire che il Papa non si critica mai! E non sono plausibili le spiegazioni date dallo stesso Nunzio Apostolico «La ragione principale per cui sto rivelando queste notizie ora è a causa della situazione così tragica della Chiesa, che può essere riparata solo dalla piena verità, allo stesso modo in cui è stata gravemente ferita dagli abusi e dalle intercettazioni. Lo faccio per proteggere la Chiesa: solo la verità può renderla libera». La seconda ragione è di «scaricare la mia coscienza di fronte a Dio delle mie responsabilità di vescovo per la Chiesa universale. Sono un vecchio e voglio presentarmi a Dio con la coscienza pulita».
 
La confezione del documento pubblicato da un quotidiano italiano domenica scorsa e che è esploso con il fragore di una bomba è quanto di più artificioso possa esistere: compilato a tavolino, con l’ausilio di due “vecchie volpi” vaticaniste, una delle quali, quando parla del Papa attraverso la radio nazionale, lo chiama Francesco come se fosse un suo compagno di giochi o di merende…
 
L’obiettivo del documento è chiaro: Papa Francesco se ne deve andare. E una tale macchinazione non può non avere alle spalle una cordata di ecclesiastici molto legati alla tradizione, intenzionati a far dimettere il Santo Padre Francesco. L’arcivescovo, dopotutto, è solo una piccola pedina del sistema che già da qualche mese si è rimesso in moto per preparare un dopo Francesco.
 
Le pagine redatte da mons. Viganò sono una ridda di avvenimenti infilati uno dopo l’altro senza neppure avere il buon senso di confrontare le date. Nomi, presunti fatti, incerti e mai provati appuntamenti smentiti da nitide fotografie che ritraggono i personaggi menzionati da Viganò in compagnia ora di Benedetto XVI, ora del Santo Padre Francesco. Addirittura alcune foto immortalano la presenza dello stesso Nunzio Apostolico Viganò accanto a chi egli additava come reprobo e allontanato dalla Chiesa per gravissimi peccati e reati. Il Catholic News Service, il portale multimediale della Chiesa Cattolica statunitense, ha documentato con un filmato l’atteggiamento di plauso pubblico tenuto dallo stesso Viganò verso il cardinale McCarrick. Era 2 maggio 2012, quando il Papa Benedetto già da sei mesi avrebbe trasmesso allo stesso Viganò l’ordine che il cardinale McCarrick non dovesse apparire in pubblico. Quel giorno, durante una cena di gala, il Nunzio Apostolico Viganò tenne un discorso durante il quale salutò con enfasi «sua eminenza il cardinale McCarrick a cui tutti noi vogliamo molto bene».
 
E mi pare strano che Viganò sia caduto in una trappola così stupida, tanto da domandarmi se il “comunicato” - come lo ha chiamato Papa Francesco - non sia stato confezionato più per la voglia dei due vaticanisti retrogradi di togliersi un sasso dalla scarpa, piuttosto che per dare lealmente una mano al povero ex Nunzio. Chi scrive sa di che cosa è capace uno dei due allorquando è stato vaticanista di un quotidiano torinese.
 
Insomma pare proprio che il dossier Vigano sia stata una vera operazione strumentale e si stia obiettivamente sgonfiando, mettendo in evidenza tutta la precarietà del contenuto e dei fatti ivi narrati.
 
Purtroppo della situazione di reato e di peccato di un ex illustre porporato si è venuto a sapere e prontamente papa Francesco è intervenuto. Il tema della pedofilia non soltanto della Chiesa americana è ricorrente da molti anni e molte diocesi USA sono al rosso fisso dei loro bilanci per gli ingenti risarcimenti che han dovuto versare alle vittime della pedofilia.
 
Ma questa gravissima situazione ecclesiale non autorizza nessuno a lanciare bombe massmediali di assoluta gravità e scandalo. Mi verrebbe spontaneo rivolgermi a mons. Viganò supplicandolo di fare chiarezza sulla “verità” del suo documento.
 
Bene ha fatto il cardinale Angelo Becciu a ricordare, con un tratto di convinta generosità, ciò che «abbiamo ricevuto come insegnamento fin da bambini: il Papa si ama e lo si ama fino in fondo. Dal Papa si ricevono e si accolgono tutte le sue istruzioni, indicazioni e parole. Quindi, se ci ritroviamo uniti al Papa la Chiesa si salverà. Se invece creiamo divisioni – ahimè – la Chiesa rischia gravi conseguenze».
 
Un altro cardinale, Henry Newman, ha detto: «Credere nella Chiesa significa credere nel Papa» (Lettera al duca di Nerfolk, tr. It. San Paolo 1999).
E Jaques Maritain disse: «Se si ama la Chiesa si ama il Papa non solamente in modo astratto e inefficace, ma praticamente, come l’evidente immagine di Cristo in mezzo a noi. Se si ama il Papa non si è tentati di misconoscerlo, si ha fiducia in lui, si oltrepassano d’un colpo tutti gli intermediari umani per unirsi alle sue intenzioni apostoliche» (Jaques Maritain, Primato dello spirituale, Logos, Roma 1980).
 
Insomma: Ubi Petrus, ibi Ecclesia! Dove c’è Pietro c’è la Chiesa!
 
Facciamo nostra la preghiera che il celebrante proclama nella Santa Messa: “Signore Gesù Cristo … non guardare ai nostri peccati, ma alla fede della tua Chiesa e donale unità e pace”.
 

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