Il nono comandamento del Decalogo
«Non desiderare…»

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«Non desiderare la moglie del tuo prossimo» (Dt 5, 21).

Come tutti i Comandamenti, anche questo è un insegnamento d'amore.
Il nono comandamento ordina di non desiderare il partner del nostro prossimo.
Il comandamento mette in guardia contro la distruzione egoistica del matrimonio di un altro.
Non solo l'atto consumato, ma anche il desiderio di consumarlo è peccato, poiché si comincia col desiderio, si continua con la seduzione, ecc.
 
In discussione non è solo il desiderio dell’uomo, ma anche quello della donna: il comandamento vale per ambedue i sessi.
Il tema del nono comandamento è la condanna del desiderio disordinato.
Gesù ammonisce che si può compiere adulterio anche senza giungere a commetterlo realmente, ma solo attuandolo con il cuore, con la scelta interiore, con una programmazione coerente e cosciente di tradimento.
 
Il male non comincia con l’azione, ma nel cuore.
Il desiderio è un fenomeno umano fondamentale, che fa parte dell’istinto di conservazione.
È normale che l’uomo desideri
Il desiderio precede sempre l'azione, come la volontà precede sempre l'opera. L'uomo è più incline a volere il male che non il bene: desidera il male e poi lo compie, mentre non sempre compie il bene che desidera (cfr. Lettera di San Paolo ai Romani 7,14-25).
 
La via larga, infatti, è più facile e più bella da seguire di quella stretta.
Dobbiamo quindi purificare il nostro cuore, desiderando solo ciò che è buono e volendo solo ciò che è bene, poiché la pienezza della gioia e della soddisfazione non si può raggiungere su questa terra.
 
Ciò che occorre opporre all’azione devastante del desiderio disordinato non è la rimozione, ma una sollecita cultura ed educazione del desiderio. La semplice repressione delle pulsioni ha in ogni caso effetti negativi, che possono manifestarsi anche sotto forma di individui scontenti e inibiti. Non si tratta di reprimere, ma di purificare i desideri, non di rimuoverli, ma di educarli.
 
Ora possiamo capire meglio queste parole di Gesù: "Avete inteso che fu detto: Non commettere adulterio; ma io vi dico: chiunque guarda una donna per desiderarla, ha già commesso adulterio con lei nel suo cuore" (Vangelo di Matteo 5,27-28). Questo testo da un’importante indicazione per la morale, perché fa capire come l’origine delle azioni dell’uomo, e quindi della bontà o della malvagità di una persona, sta nei desideri del cuore, in ciò che la persona “vuole” e sceglie.
 
Adultero non è solo chi giunge all'atto di peccare con un'altra donna, (e viceversa), ma anche chi vorrebbe farlo se ne avesse l'occasione.
Non è male desiderare una donna o un uomo se sono belli e attraenti. Il male è desiderare dopo aver contemplato e volere dopo aver desiderato. Volere e cercare di avere a tutti i costi ciò che non ci appartiene.
 
Ricorda il Catechismo della Chiesa Cattolica: "Ogni uomo fa l'esperienza del male, attorno a sé e in se stesso. Questa esperienza si fa sentire anche nelle relazioni fra l'uomo e la donna. Da sempre la loro unione è stata minacciata dalla discordia, dallo spirito di dominio, dall'infedeltà, dalla gelosia e da conflitti che possono arrivare fino all'odio e alla rottura" (Catechismo della Chiesa Cattolica 1606).
 
In sintesi il nono comandamento proibisce:
 - i cattivi pensieri: sono la rappresentazione immaginaria di un atto peccaminoso senza l’intenzione di compierlo. È peccato mortale se si tratta di materia grave, se la si cerca o se si consente di dilettarsi in essa;
- il cattivo desiderio: cioè il desiderio interiore e generico di un’azione peccaminosa della quale la persona si compiace. Non si ha esattamente l’intenzione di compierla, anche se in non pochi casi la si farebbe se non esistessero alcuni motivi che frenano la persona.
 
Il vero amore non è mai egoistico e ristretto, bensì generoso e aperto.
Il vero amore non si costruisce nel ricevere, ma nel dare.
Il desiderio non è una colpa quando è buono e non offende nessuno.
Ma Dio vuole che impariamo a bramare il vero Bene, la vera Bellezza, la vera Felicità, il vero Amore.
 

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