Il giorno delle ceneri è annuncio della Pasqua

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Segnati dall’austero simbolo delle Ceneri, entraiamo nel Tempo di Quaresima, iniziando un itinerario spirituale che ci prepara a celebrare degnamente i misteri pasquali. Quaresima da "Quadragesima" latino è il quarantesimo giorno prima di Pasqua.

Si tratta di un itinerario di quaranta giorni da vivere come tempo di conversione e di ritorno a Dio, che ci condurrà al Triduo pasquale, memoria della passione, morte e risurrezione del Signore, il cuore del mistero della nostra salvezza.  È tempo di pentimento dei nostri peccati e di cambiare per essere migliori e vivere più vicini a Cristo. I quaranta giorni della quaresima simboleggiano i 40 giorni trascorsi da Gesù nel deserto prima della sua missione pubblica.
 
La pagina evangelica che si proclama nella Liturgia della Parola del mercoledì delle ceneri fa parte del discorso della Montagna di Matteo, il cuore del più profondo messaggio che Gesù dona ai suoi Discepoli. Dopo le sei antitesi, con cui Gesù superò e completò la legge di Mosè, il Giovane Rabbi di Nazaret sottolineò il modo giusto con cui praticare i tre atti di religiosità più diffusi nella sua società ebraica: il digiuno, l'elemosina, la preghiera.

Gesù invitò il nuovo popolo di Dio a non praticare ostentatamente quelle pratiche penitenziali che erano fondamentali per la Legge mosaica. Sono indicazioni tradizionali nel cammino quaresimale per rispondere all’invito di «ritornare a Dio con tutto il cuore».
 
Il digiuno è una forma di penitenza che in questa Quaresima non dovrà mancare. Il digiuno, al quale la Chiesa ci invita in questo tempo forte, scaturisce dall’esigenza che l’uomo ha di una purificazione interiore che lo disintossichi dall’inquinamento del peccato e del male. Digiunare, in senso ampio, significa rendere più sobria la nostra vita, eliminando sprechi e spese inutili, per favorire la preghiera e la carità fraterna. Il digiuno è il segno esterno di una realtà interiore, del nostro impegno, con l’aiuto di Dio, di astenerci dal male e di vivere del Vangelo. Gesù dice: «Non diventate malinconici come gli ipòcriti, che assumono un’aria disfatta per far vedere agli altri che digiunano».
Il digiuno è importante per tutte le religioni: i musulmani celebrano il mese di Ramadan, gli ebrei il Kippur e i cristiani la Quaresima.
 
L'elemosina. Gesù insena a praticare quest’opera di misericordia non per essere lodati dagli uomini, ma unicamente per fare del bene e non per essere approvati dagli altri. Ricorda San Leone Magno: “Immenso è il campo delle opere di misericordia. Non solo i ricchi e i facoltosi possono beneficare gli altri con l’elemosina, ma anche quelli di condizione modesta e povera. Così, disuguali nei beni di fortuna, tutti possono essere pari nei sentimenti di pietà dell’anima” (Discorso 6 sulla Quaresima, 2: PL 54, 286). Gesù dice: «Mentre tu fai l'elemosina, non sappia la tua sinistra ciò che fa la tua destra».

La preghiera: una preghiera fatta con il cuore e che deve diventare un dialogo d'amore con Dio. Sant’Agostino dice che il digiuno e l’elemosina sono “le due ali della preghiera”, che le permettono di prendere più facilmente il suo slancio e di giungere sino a Dio.Con le ali di queste virtù la nostra preghiera vola sicura e più facilmente viene portata fino al cielo, dove Cristo nostra pace ci ha preceduto” (Sermone 206, 3 sulla Quaresima: PL 38,1042). Gesù dice: «Quando tu preghi, entra nella tua camera, chiudi la porta e prega il Padre tuo, che è nel segreto; e il Padre tuo, che è nel segreto, ti ricompenserà».
 
Anche l’astinenza dalla carne che i cristiani sono invitati osservare nei venerdì di quaresima è una pratica lodevole e che favorisce lo spirto di penitenza
 
L’imposizione della cenere benedetta imposta sul nostro capo è un segno che ci ha ricordato la nostra condizione di creature.
Siamo sì tratti dalla terra ma abiamo ricevuto il soffio dello Spirito/Vita di Dio, e che con la terra e tutta l'umanità dobbimao camminare verso la vita.
Ci ha invitato alla penitenza e a intensificare l’impegno di conversione per seguire sempre di più il Signore.

Un gesto che, se ben compreso, può risultare più efficace delle parole nel trasmettere una verità.
La cenere è anche il frutto del fuoco che arde, racchiude il simbolo della purificazione, costituisce un rimando alla condizione del nostro corpo che, dopo la morte, si decompone e diventa polvere: sì, come un albero rigoglioso, una volta abbattuto e bruciato, diventa cenere, così accade al nostro corpo tornato alla terra, ma quella cenere è destinata alla resurrezione.
 
Certo è solo un segno, che chiede di significare un evento spirituale autentico vissuto nel quotidiano del cristiano: la conversione e il pentimento del cuore contrito. Ma proprio questa sua qualità di segno, può, se vissuto con convinzione e nell’invocazione dello Spirito, imprimersi nel corpo, nel cuore e nello spirito del cristiano, favorendo così l’evento della conversione.
 
Un tempo nel rito dell’imposizione delle ceneri si ricordava al cristiano innanzitutto la sua condizione di uomo tratto dalla terra e che alla terra ritorna, secondo la parola del Signore detta ad Adamo peccatore (cf. Gen 3,19). Oggi il rito si è arricchito di significato, infatti la parola che accompagna il gesto può anche essere l’invito fatto dal Battista e da Gesù stesso all’inizio della loro predicazione: «Convertitevi e credete al Vangelo»
 
La conversione non è un evento avvenuto una volta per tutte, ma è un dinamismo che deve essere rinnovato nei diversi momenti dell’esistenza soprattutto quando il cristiano è tentato di adattarsi alla mondanità, alla stanchezza, allo smarrimento del senso della propria vocazione che lo portano a vivere nella schizofrenia la propria fede. Sì, la quaresima è il tempo del ritrovamento della propria verità e autenticità, ancor prima che tempo di penitenza.

Non è un tempo in cui “fare” qualche di particolare, ma è soprattutto tempo per ritrovare la verità del proprio essere. Gesù afferma che anche gli ipocriti digiunano, anche gli ipocriti fanno la carità
(cf. Mt 6,1-6.16-18): proprio per questo l’impegno più cogente è quello di ordinare il fine e i mezzi della vita cristiana, senza confonderli.
 
L’itinerario quaresimale e il rito dell’imposizione delle ceneri significa allora:
      prendere coscienza che il fuoco dell’amore di Dio consuma il nostro peccato;
      percepire che il peso dei nostri peccati è consumato dalla misericordia di Dio;
     riconfermare la nostra fede pasquale: sremo anche tratti dalla terra, ma destinati alla resurrezione.
 
Coltiviamo nella Quaresima questo grande capitolo dell’antropologia cristiana prima di arrivare al capitolo trionfale della Risurrezione.
Nel quadro della pedagogia forte e sublime della Quaresima siamo tutti chiamati a riaffermare la fede di essere riconciliati con Dio in Cristo.

Risuoni forte in noi l’invito alla conversione, a «ritornare a Dio con tutto il cuore», accogliendo la sua grazia che ci fa uomini nuovi, con quella sorprendente novità che è partecipazione alla vita stessa di Gesù.
Risuoni forte in noi l’invito
a riaffermare la speranza di essere un giorno risuscitati con Cristo per la vita eterna, a riaffermare la vocazione alla carità che non avrà mai fine.
 
Nessuno di noi sia sordo a questo appello che ci viene rivolto dalla pedagogia della Chiesa con l’arte che ci approssima a Cristo anche nell’austero rito dell’imposizione delle ceneri che è annuncio della Pasqua. Le ceneri testimoniano la gioia delle Palme dal cui legno sono ricavate, più che la fatica dei giorni della Passione; testimoniano la gioia della Resurrezione di Pasqua più che la Croce del Venerdì Santo. Le ceneri testimoniano un Dio il cui amore per gli uomini è straripante, un Dio che crede nell'uomo.

Ci accompagni in questo itinerario quaresimale la Vergine Maria, Madre della Chiesa e modello di ogni autentico discepolo del Signore.
Buon cammino quaresimale.

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Cristo in tutto

Preghiera del santo Paolo VI per la Quaresima

 
È necessario credere in te, o Cristo,
avere fede in te, o Cristo.
 
Dobbiamo accettare te come Signore e Maestro amabile e adorabile;
introdurti nel giro dei nostri pensieri
e dei nostri affari, dei nostri avvenimenti.
Occorre porti al centro delle nostre sollecitudini,
preoccupazioni, speranze.
 
Fa’ che non abbiamo paura di te, non siamo restii a conoscerti.
Fa’ che sentiamo, al contrario, il grande, dolce dovere
di studiarti e di accogliere i tuoi precetti.

Così saremo abbagliati dalla tua luce;
e poi resi felici, infinitamente,
dalla tua bontà e dalla tua salvezza.
Amen.
 
San Paolo VI, Roma, Chiesa di Nostra Signora di Guadalupe, 4 aprile 1965