Il coraggio e l’audacia cristiani

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Alcuni slogan di una certa epoca storica, una certa propaganda governativa voleva incoraggiare i cittadini a praticare sport, promuovendo in tal modo una vita più sana. Poi la stessa propaganda governativa diceva: "Contiamo su di te!", come se una volta indossate le scarpette da ginnastica, o inforcata una bicicletta o con uno zaino da alpinismo sulla schiena, si potesse essere selezionati per qualche competizione internazionale che rappresentasse il nostro Bel Paese.
Oggi la proposta di una vita sana e salutare, assicurata anche dall'attività sportiva, è costantemente proposta da medici, dietologici e salutisti in netta alternativa a una vita sedentaria.

Questo pensiero mi porta alla riflessione di un grappolo di metafore sportive sviluppato da san Paolo in un paragrafo della sua Prima Lettera ai Corinzi «Non sapete che, nelle corse allo stadio, tutti corrono, ma uno solo conquista il premio? Correte anche voi in modo da conquistarlo! Però ogni atleta deve allenarsi pienamente. Essi lo fanno per ottenere una corona che appassisce, noi invece una immortale. Io, dunque, corro ma non come chi non ha una meta; faccio pugilato ma non come chi batte solo l’aria; anzi, colpisco duramente il mio corpo riducendolo in schiavitù perché non accada che, dopo aver predicato agli altri, proprio io venga squalificato» (9,24-27).
 
Questo concetto paolino mi aiuta a comprendere il significato della comunità cristiana: c’è bisogno di tutti, in una dinamica meravigliosa di esprimere ciò che Gesù ci ha lasciato come eredità: l'amore di Dio e del prossimo, che pur essendo diversi, sono semplicemente inseparabili.

Se ci manca il tu di Dio nel nostro orizzonte d'amore, e di conseguenza, se ci manca il tu dei fratelli, la vita diventa vuota, una vita a metà, poiché pretenderemmo di riempire il presente con assenze che ci lascerebbero incompleti. Pertanto, nelle nostre comunità potremmo ben dire: "senza di te, non c'è presente!". Al contrario, quando Dio e ciò che Dio ama sono presenti nella nostra vita quotidiana, non solo il momento attuale sarà pieno di significato e bellezza, ma potremo sperare che quel futuro non sia ancora stato scritto: "Con te, c'è futuro!".
 
A volte la storia con i suoi accadimenti strani, o la storia costruita tendenziosamente, hanno cercato di separare ciò che è infinitamente unito in Dio: Lui e l'amore. Quante false interpretazioni di Dio per averle volute presentare senza amore! Quante caduche interpretazioni dell’amore per aver voluto viverlo senza Dio! Quanti momenti terribili nella nostra storia umana per aver voluto omettere nel nostro vivere quotidiano Dio e l’amore, o per aver cercato di affrontarli come se fossero rivali!

Ecco perché ogni comunità cristiana che forma la Chiesa si deve impegnare a cercare la gloria di Dio prendendosi cura della lode e della liturgia con la bellezza che appartiene solo a Lui. Ma allo stesso tempo, si deve impegnare a prendersi cura di tutto ciò che rende la vita dei fratelli dignitosa ed equa, libera e buona, poiché in quanto figli suoi, sono quelli che Dio ama di più. E in questa circolarità c’è tutto ciò che costituisce la Chiesa: dalla conservazione del vasto patrimonio culturale, alla cura pastorale su tutti i suoi fronti, alla cura amorevole delle persone, specialmente di quelle più vulnerabili. È il presente che esiste, quando Dio e i fratelli convivono; è il futuro che verrà, quando Dio e i fratelli non saranno assenti.
 
Ovviamente tutto questo esige audacia profetica! Nessun membro della Chiesa può e deve tirarsi indietro. All’origine dell’audacia cristiana sta l’adesione alla volontà del Padre. “Devo occuparmi delle cose del Padre mio” (Lc 2,49)“Mio cibo è fare la volontà del Padre mio” (Gv 4,34)
 
Ci vuole coraggio e audacia per essere comunità cristiana e cristiani testimoni!
Ci vuole audacia e coraggio per credere in Cristo.
Ci vuole coraggio a dirsi cristiani, oggi.
Ci vuole audacia a testimoniare la fede in questa società.
Non possiamo, non dobbiamo mostrarci timidi, paurosi, religiosamente incerti, spesso insignificanti come cristiani!. Tanto che qualcuno ha definito la nostra identità “fragile”. Scrisse D. Bonhoeffer, grande teologo e testimone della fede del nostro tempo: «Io confesso Dio dinanzi al mondo e dinanzi a tutti i suoi nemici quando nell'abisso della mia miseria credo alla sua bontà,  quando nella colpa credo al suo perdono, nella morte alla vita, nella sconfitta alla vittoria, nell'abbandono alla sua presenza colma di grazia» (Memoria e fedeltà, p. 40).
E’ la testimonianza del narrarsi, del coinvolgersi e dell’interiorizzare la testimonianza di Cristo crocifisso e risorto. Ci vuole il coraggio dell’audacia cristiana. La parola coraggio deriva da cuore. Sì! dobbiamo mettere più cuore, più passione, più coraggio nella nostra vita cristiana per infonderlo nelle nostre comunità cristiane.
 
Dobbiamo riappropriarci del coraggio della fede: solo allora saremo “luce del mondo” (Mt 5,14)  e “sale della terra” (Mt 5,13). Solo allora saremo la “città posta sul monte” come ci chiede il Vangelo. Il coraggio cristiano è una grazia che dà lo Spirito Santo: chiediamogliela! E non perdiamo né audacia né coraggio neppure se continuiamo ad essere sempre più pochi. Continuiamo a testimoniare la speranza viva che è Gesù Cristo. Solo l’onda lunga dell’amore salverà il mondo, perché l’amore diventa compassione, misericordia, simpatia, fino al sacrificio, fino al dono della vita. Abbiamo il compito di contribuire alla salvezza del mondo, già redento da Cristo, con la forza dell’amore, della mitezza, della condivisione amicale, favorendo il bene comune, mettendo sempre la persona al primo posto.
 
Torniamo ad amare la Chiesa! Amiamo il Papa! Abbandoniamo la paura e il timore. Torniamo a essere cristiani coraggiosi e audaci nella certezza che il Signore è sempre con noi ed è vita della nostra vita.
                                                                          

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