Il bene comune e la responsabilità del cambiamento in Europa

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La prossima domenica l’Europa eleggerà i propri rappresentanti – i servitori sociali -  in seno al Parlamento europeo.

Ma ciò che  è sotto gli occhi di tutti c’è tutto meno che l’Europa. Gli vanno di apri passo con le promesse. E quello che campeggia è l’interesse per vedere quale partito politico sarà il vincitore. Vale a dire quale partito sarà il più votato. La campagna elettorale ha assunto chiaramente questi orientamenti. Anzi; taluni sostengono che un eventuale loro vittoria nelle elezioni in Europa sarebbe decisiva anche per le sorti del Paese. Se dal punto di vista mass mediale tutto ciò può essere eccitante e fin anche legittimo, leggere le prossime elezioni solo in chiave di vittoria partitica è terribilmente doloroso e triste. Le elezioni dovrebbero essere lo spazio per dibattere le idee, non il momento di lottare per cercare di spodestare gli altri partiti con slogan e idee costruite per il marketing elettorale. Manca innovazione nei partiti politici e di conseguenza manca lo spazio per esporre le idee e le ragioni.

 

La politica è un esercizio nobile e comporta un alto livello di responsabilità perché il rischio di essere servitori pubblici oggi è una sfida.


E’ stato sufficiente l’avvio della campagna elettorale per osservare come la situazione dei partiti politici e tra i partiti politici ricalchi schemi stantii di mera contrapposizione e rivalità con una assoluta mancanza di creatività e questo è dovuto, senza dubbio, in ragione della assoluta mancanza di idee, di valori, di prospettive orientate al vero bene comune. Quanto sono lontani i politici di oggi, dai Padri dell'Europa!

 

Dove sono le idee e i messaggi che riguardano il modello economico che stiamo vivendo; dove fonda la prospettiva di per sostenere i pilastri del welfare (sanità, istruzione, pensioni); chi spiega al pubblico i grandi vantaggi per l'Europa di se si camminasse davvero verso vero e propri Stati Uniti d'Europa; quali piani e progetti esistono tra i partiti politici per recuperare il sogno dei padri dell’Europa: Konrad Adenauer, Jean Monnet, Winston Churchill, Robert Schuman, Alcide de Gasperi, Paul-Henri Spaak, Walter Hallstein, Altiero Spinelli?


Se si domandasse a molti politici chi fossero queste persone siamo sicuri che essi ne conoscerebbero il pensiero e il progetto politico?

 

Eppure i Padri dell’Europa, nella loro progettualità, hanno avuto prae oculis un solo obiettivo: il bene comune dei cittadini europei.

 

Ho ripensato al bene comune nel clima agitato e confuso di questa campagna elettorale europea, di cui la stampa da puntale  risonanza.

Ho pensato al bene comune perché coloro che aspirano a uno scranno al Parlamento europeo dovrebbero essere prima e soprattutto mossi dal bene comune.

Ho pensato al bene comune mosso da una riflessione di Benedetto XVI. Ha detto il Papa: “Sappiamo come le cose nella società civile e, non di rado, anche nella Chiesa soffrono per il fatto che molti di coloro, ai quali è stata conferita una responsabilità, lavorano per se stessi e non per la comunità”.

 

Vorrei che tutti coloro che si candidano al parlamento europeo non dimenticassero mai l’eredità di Konrad Adenauer, Jean Monnet, Winston Churchill, Robert Schuman, Alcide de Gasperi, Paul-Henri Spaak, Walter Hallstein, Altiero Spinelli. E fossero convinti e persuasi che si va in Europa per servire il bene comune. Tuttavia come pocosa sopra ci siamo chiesti: Se si domandasse a molti politici chi fossero queste persone siamo sicuri che essi ne conoscerebbero il pensiero e il progetto politico?”, con altrettanta franchezza  domandiamo: “I candidati di tutti i partiti politici, ma soprattutto dei partiti che si ispirano ai  valori dell’umanesimo cristiano e del cristianesimo, sanno che cosa sia il bene comune?”

 

A voler recuperare il vero senso che il Concilio Vaticano II ha dato al bene comune l’Assise conciliare l’ha definito: “l'insieme di quelle condizioni della vita sociale che permettono, sia alle collettività sia ai singoli membri, di raggiungere la propria perfezione più pienamente e più celermente.”

 

Ne derivano alcune conseguenze:

1.  Il bene comune è un concetto, ma anche un agire, positivo, attivo, che coinvolge la responsabilità di tutti, da cui nessuno si può sentire escluso o chiamare fuori.

2.  Il bene comune riguarda l'intera vita della persona e tutte le dimensioni della comunità, non solo locale e circoscritta, ma sempre più universale e internazionale: coinvolge tutta l'esperienza dell'uomo, di ogni uomo, dal suo concepimento al termine della sua dimensione terrena.

3.  Il bene comune non consiste nella semplice somma dei beni particolari di ciascun soggetto del corpo sociale. Essendo di tutti e di ciascuno è e rimane comune, perché indivisibile e perché soltanto insieme è possibile raggiungerlo, accrescerlo e custodirlo, anche in vista del futuro. Come l’agire morale del singolo si realizza nel compiere il bene, così l’agire sociale giunge a pienezza realizzando il bene comune. Il bene comune, infatti, può essere inteso come la dimensione sociale e comunitaria del bene morale.

4.  Ogni scelta in direzione del bene comune è importante non solo per la sua efficacia concreta, ma soprattutto per la sua valenza e il suo ruolo educativo.

 
 Affermare che il bene comune è responsabilità di ciascuno, significa considerarlo non solo un dovere ma anche un diritto. Sarebbe illusorio, e anche pericoloso, pensare che ogni persona che è chiamata a dare il proprio contributo per il bene della società, non porti con sé, e non metta a disposizione di tutti, il frutto della propria riflessione, dei valori, degli ideali.

 

Quella del bene comune è una logica che non ammette sostituibilità: non si può sacrificare il bene di qualcuno – quale che ne sia la situazione di vita o la configurazione sociale – per migliorare il bene di qualcun altro, e ciò perché quel qualcuno è pur sempre una persona umana. Per la logica del bene totale, invece, quel qualcuno è un individuo, cioè un soggetto identificato completamente da una particolare funzione di utilità, e le utilità si possono tranquillamente sommare (o confrontare), perché non hanno volto (cioè identità), né storia.

La democrazia è fatta di partecipazione e responsabilità, e si realizza nel confronto. La fatica della democrazia non si supera e non si aggira attraverso lo scontro tra gruppi rinchiusi nella cittadella delle proprie idee, e non aperti al confronto con le ragioni dell'altro.

 

Il confronto e il dialogo sono quindi elementi fondamentali per la realizzazione del bene comune. Nel cammino verso il bene comune bisogna esercitare anche il discernimento e il sacrificio, che permettono di considerare e vivere la prudenza nella ricerca del bene comune non come atteggiamento rinunciatario ma come fatica che, avendo a cuore l'amore per ogni uomo, sa comprendere e scegliere oggi le vie più adatte, rispettando i tempi di ognuno e mettendo nel conto le incomprensioni e le critiche ingenerose, dettate spesso dalla fretta e dalla mancanza di attenzione universale.

 
E' importante richiamare un altro “atteggiamento” indispensabile per la realizzazione del bene comune, che è una condizione per rendere positivo il cammino e superare ogni difficoltà: la speranza. La speranza è metodo, condivisione e fatica comune in vista del bene comune; senso dell'impegno per la costruzione della città dell'uomo. I cattolici hanno il dovere di diffondere questa virtù per la quale la realizzazione di ogni possibile rete non deve trasformarsi in possibile divisione e separazione, ma solo in “valore aggiunto “ per il bene di tutti.

L’apporto dei cattolici è essenziale per la vita dell’Europa; lo è stato per il passato, lo deve essere per il futuro. L’Europa è iniziata quando l’Impero romano è finito. E non c’è dubbio che il cristianesimo in questo processo ha rappresentato la principale forza propulsiva. Subentrò al decadente impero, dal quale i cristiani all’inizio erano stati accanitamente perseguitati. Tramandò l’eredità del diritto romano e della cultura classica. Fu un’operazione di grande spessore quella che vede protagonisti i primi Padri della Chiesa: Ilario di Poitiers, Ambrogio, Agostino, Girolamo (che tradusse la Bibbia in latino).

Non si può pensare l’Europa trascurando l'identità originaria propria dei popoli di questo nostro Continente. Si tratta infatti di un'identità storica, culturale e morale, prima ancora che geografica, economica o politica. Un'identità costituita da un insieme di valori universali che il Cristianesimo ha contribuito a forgiare, acquisendo così un ruolo

Papa Benedetto XVI in un memorabile discorso pronunciato il 24 marzo 2007 in occasione del cinquantesimo anniversario del Trattato di Roma si chiede se l’Europa fosse ancora un continente cristiano o vivesse in uno di “apostasia da se stessa” e osservò che a causa del ripudio di Gesù Cristo e della morale cristiana – evidenziato in particolare dalla crisi demografica – “l’Europa sembra incamminata su una via che potrebbe portarla al congedo dalla storia”.

 

Per quanto riguarda il cattolico Giovanni Paolo II nell’enciclica Christifideles Laici ha precisato che: "i fedeli laici non possono affatto abdicare alla partecipazione alla politica, ossia alla molteplice e varia azione economica, sociale, legislativa, amministrativa e culturale destinata a promuovere organicamente e istituzionalmente il bene comune" (42).

 

E ancora papa Benedetto XVI nell’enciclica Deus caritas est ha sottolineato il dovere della comunità cristiana è il riacquisto della consapevolezza di formarsi all’impegno socio-politico: "Bisogna prepararsi adeguatamente alle sfide che il mutato contesto culturale comporta, se si vuole – come peraltro è doveroso – dare un contributo costruttivo alla vita dei cattolici ciò deve avvenire motivando in termini razionali, e quindi condivisibili da ogni uomo di buona volontà, le posizioni etiche, sociali, economiche, giuridiche, politiche proprie dei cattolici" (28). 

 

Spetta ora ai cristiani corroborare delle radici cristiane il Vecchio Continente. Spetta soprattutto a chi nel nome del servizio e del bene comune chiederà di essere eletto al Parlamento europeo. Lo abbia ben presente e scritto con caratteri di fuoco nella mente e nel cuore: l’ora è propizia per cambiare le cose perché dalla situazione attuale grave e èreoccupante è solo doveroso risorgere.