Il "gender": la teoria che non c’è

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Negli ultimi decenni nuove affermazioni e domande sull'”identità di genere” hanno acquisito importanza in tutto il mondo occidentale. Ciò ha causato un cambiamento significativo nel modo in cui i giovani concettualizzano ed esprimono la loro comprensione di sé, soprattutto quando si tratta di genere. Parte del cambiamento nella comprensione di sé è dovuto a molte delle influenze culturali dei social media e simili.


Cosa si intende per identità di genere?


L’identità di genere riguarda il sentirsi uomo o donna: identità che non deve coincidere obbligatoriamente con quella biologica: ci si può, per esempio, sentire uomo in un corpo da donna, o viceversa (si parla in questo caso di disforia di genere).
Pertanto, questa teoria sostiene che il genere non ha nulla a che fare con le differenze biologiche tra uomini e donne, e che può essere scelto a proprio piacimento.

 

L’identità di genere è la percezione che una persona ha di sé come appartenente al genere femminile o maschile anche se opposto al proprio sesso biologico; per cui si è maschio o femmina NON in base al dato oggettivo di natura, ma in base alla percezione soggettiva di come ci si sente al momento. L’obiettivo è «instillare» sin dalla più tenera età questa idea di uomo: fluida e in fieri.
 
Nei casi di una sentita incongruenza tra identità di genere e sesso, questo modello afferma un senso soggettivo di genere rispetto al fatto oggettivo del sesso biologico e raccomanda un processo di "transizione" per identificare il sesso scelto, piuttosto che quello dato.
Il processo di transizione può assumere molte forme, ma il quadro standard definisce quattro fasi di "Gender Affirming Care" (GAC) per i giovani: transizione sociale, blocco della pubertà, terapia ormonale e interventi chirurgici.

La transizione sociale include l'adozione del nome, dei pronomi, dell'uso delle strutture, dell'abbigliamento e dell'aspetto in accordo con il senso soggettivo del genere. I bloccanti della pubertà, gli ormoni sessuali incrociati e gli interventi chirurgici sono tutti aspetti della transizione medica. Lo scopo di questa procedura è di fermare il corso naturale di mascolinizzazione o femminilizzazione del corpo per facilitare i successivi cambiamenti estetici che possono avvicinarsi meglio all'aspetto del sesso opposto.


Si tratta di una vera emergenza educativa. Perché in sostanza, dietro al mito della lotta alla discriminazione, in realtà spesso si nasconde l’equiparazione di ogni forma di unione e di famiglia e la normalizzazione di ogni comportamento sessuale”.

 

Cosa dice la scienza?

Cosa dice l’antropologia cristiana?

La questione rischia di deflagrare in una battaglia ideologica e di rendere la convivenza sociale peggiore per tutti.

 

Gender, cos’è?


La questione del "genere" è un incrocio fra una dottrina pseudo-scientifica e un bisogno politico, che ha finito col tramutarla in ideologia.

La categoria di “genere” si trova a partire dagli anni Cinquanta e Sessanta nella ricerca psichiatrica, sociologica e antropologica americana. Con la parola “sesso” si inizia a riferirsi esclusivamente alla dimensione corporea di una persona (cioè alla sua anatomia); con quella “genere” si inizia a indicare sia la percezione che ciascuno e ciascuna ha di sé in quanto maschio o femmina (cioè l’identità di genere), ma anche il sistema socialmente costruito intorno a quelle stesse identità (cioè il ruolo di genere).

La distinzione fra sesso anatomico e ruolo di genere sta alla base di un nuovo pensiero: e cioè che possa esserci una discontinuità tra il corpo con cui si nasce, l’immagine che si ha sé (come ci si sente) e i ruoli stabiliti da altri (gli stereotipi di genere).

 

Insomma: vivere “da maschio” o “da femmina” non corrisponderebbe più a un dato biologico ma ad una costruzione culturale. L’identità sessuata, cioè essere uomini e donne, viene sostituita dall’identità di genere (“sentirsi” tali, a prescindere dal dato biologico).

E si può variare a piacimento, anche mantenendo immutato il dato biologico.


Generi secondo il gender?


La questione del Gender, una teoria per cui il movimento LGBT (lesbiche, gay, bisessuali e transessuali) vorrebbe abbattere le differenze biologiche dei generi

La teoria del gender è una idea che sostiene la non-esistenza di una differenza biologica tra uomini e donne determinata da fattori scritti nel corpo, ma che gli uomini e le donne sono uguali da ogni punto di vista

Quindi non più solo maschile e femminile.

Invece la differenza maschile/femminile sarebbe una differenza esclusivamente culturale, cioè gli uomini sono uomini perché sono educati da uomini, le donne sono donne perché sono educate da donne.

Secondo la teoria del gender, l'umanità non è divisa tra maschi e femmine, ma l'umanità è fatta di individui che scelgono chi vogliono essere. Questa utopia dell'uguaglianza è anche quella che sta dietro l'eugenetica: se nessuno è malato, siamo tutti uguali, tutti sani.

Se non ci fossero queste costruzioni culturali non ci sarebbero differenze tra donne e uomini e il genere umano sarebbe fatto di persone uguali. In tal modo la sessualità viene dissociata dalla personalità, non viene naturalmente connessa con la costruzione di una persona.

Il genere, in sostanza, si acquisisce, non è innato, ha a che fare con le differenze socialmente costruite fra i due sessi. Non a caso nel tempo variano i modelli socioculturali, e di conseguenza le cornici di riferimento entro cui incasellare la propria femminilità o mascolinità.

 

Cosa dice la scienza?


La scienza ci dice che la differenza tra maschile e il femminile caratterizzano ogni singola cellula, fin dal concepimento con i cromosomi XX per le femmine e XY per i maschi. Queste differenze si esprimono in differenze peculiari fisiche, cerebrali, ormonali e relazionali prima di qualsiasi influenza sociale o ambientale.

Sarebbe facile ricordare che, fin dal momento del concepimento, ogni persona è maschio se possiede la coppia cromosomica XY, femmina se possiede la coppia XX. Non solo ogni persona è maschio o femmina dall'origine, ma nella sua totalità corporea, dato che ogni cellula del suo corpo possiede la coppia cromosomica che ha determinato il sesso. 

Tuttavia, l'identità sessuata non si esaurisce nella realtà corporea, ma comprende anche tutte quelle caratteristiche personali che afferiscono all'area relazionale, psicologica, emotiva, sociale e che gli ideologi del gender vorrebbero separate dal sesso biologico. 

 

Occorre sottolineare con forza che l’identità non è solo espressiva (tiro fuori ciò che già sono) ma relazionale. Non solo biologica, ma simbolica. Dire che semplicemente uomini e donne si nasce, o che semplicemente lo si diventa, è contrapporre due verità che invece stanno insieme: uomini e donne si nasce e si diventa. E in questo processo, che dura tutta la vita, contano tanti aspetti: la storia, la cultura, la religione, l’educazione, i modelli, le vicende personali, l’essere situati in un tempo, uno spazio, un corpo.

 

Perché il gender è pericoloso?


Perché pretende non solo di influire sul modo di pensare, di educare, mediante scelte politiche ma anche di vincolare sotto il profilo penale chi non si adegua; impone atti amministrativi (alcuni Comuni e alcuni enti hanno sostituito i termini “padre” e “madre” con “genitore 1” e “genitore 2”); educativi (la cosiddetta “strategia nazionale” per introdurre nelle scuole testi e programmi “aperti” alla ricezione della teoria del gender e cioè l’eliminazione del maschile e del femminile, quindi dei modelli familiari normali): è un vero e proprio attentato alla libertà di pensiero e di educazione da parte di una minoranza (gendercrazia).

 

Papa Francesco nel corso di una udienza generale del mercoledì disse: «La cultura moderna e contemporanea ha aperto nuovi spazi, nuove libertà e nuove profondità per l’arricchimento della comprensione di questa differenza [uomo/donna]. Ma ha introdotto anche molti dubbi e molto scetticismo. Per esempio, io mi domando, se la cosiddetta teoria del gender non sia anche espressione di una frustrazione e di una rassegnazione, che mira a cancellare la differenza sessuale perché non sa più confrontarsi con essa. Rischiamo di fare un passo indietro. La rimozione della differenza, infatti, è il problema, non la soluzione». (15 aprile 2016)

 

Che cosa fare?
 

La risposta alla teoria dell'identità di genere, che è al contempo sia veritiera che amorevole, è quella di una visione positiva della persona umana affermando l’unità dell'intera persona: corpo e anima. L'affermazione di tutta la persona inizia affermando l'amore di ogni persona. L'affermazione integrale della persona rivela la nostra personalità e l'unicità dell'individuo.

Ogni persona umana è un capolavoro del Creatore.


La saggezza dell’ars militaris insegna che a fronte di un buon piano di invasione da parte del nemico, occorre predisporre un altrettanto efficace piano di difesa e contrattacco. Il punto è che bisogna prima convincere che un piano di invasione esiste. Non è facile destare gli increduli, i dubbiosi, i pavidi, gli incerti, i sonnolenti, i pessimisti cronici, gli scettici, i disfattisti. Il grande San Pio X ricordava, con fine realismo, che “da temere non è tanto la forza dei cattivi, quanto la fiacchezza dei buoni.

 

Occorre quindi favorire l’educazione sessuale soprattutto in famiglia e inserire nei progetti didattico-formativi contenuti riguardanti il genere e l’orientamento sessuale non significa promuovere un’inesistente “ideologia del genere”, ma fare chiarezza sulle dimensioni costitutive della sessualità e dell’affettività, favorendo una cultura delle differenze e del rispetto della persona umana in tutte le sue dimensioni.

Volere un mondo in cui le persone (maschi e femmine, etero e persone Lgbt, (lesbiche, gay, bisessuali e transessuali) siano educate al rispetto reciproco.

 

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