Identità cristiana

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Identità cristiana
e l’impegno dei cattolici
nella vita sociale e politica
Un tema che appassionerà sempre più anche per la discussione in Parlamento della legge sul testamento biologico o vitale è quello della libertà politica dei cattolici nello scegliere «tra le opinioni politiche compatibili con la fede e la legge morale naturale, quella che secondo il proprio criterio meglio si adegua alle esigenze del bene comune».
Infatti il cattolico deve superare l’idea relativista secondo la quale tutte le concezioni dell’uomo e della vita sociale hanno lo stesso valore. Chi agisce nel sociale e nel politico deve avere ben chiaro che il suo operato deve mirare alla realizzazione concreta del bene umano in un contesto molto concreto.
L’obiettivo è il vero bene della persona umana.
Ma attenzione: la legittima libertà politica che godono i cattolici non va confusa però «con un indistinto pluralismo nella scelta dei principi morali e dei valori so­stanziali a cui si fa riferimento. La legittima pluralità di opzioni temporali mantiene integra la matrice da cui proviene l’impegno dei cattolici nella politica e questa si ri­chiama direttamente alla dottrina morale e sociale cristiana. È su questo insegnamento che i laici cattolici sono tenuti a confrontarsi sempre per poter avere cer­tezza che la propria partecipazione alla vita politica sia segnata da una coerente responsabilità per le realtà temporali».
Per approfondire il fondamento della libertà politica bisogna interrogarsi sul rapporto tra fede cristiana e cultura politica.
Due sono gli aspetti a considerare:
1) Da una parte, la fede cristiana non si identifica con alcuna sintesi poli­tica e culturale concreta. La fede non è una cultura politica completa, alter­na­tiva alle culture politiche umane, e che potrebbe essere ricevuta soltan­to da co­loro che fossero interamente privi di qualsiasi cultura politica (cioè, po­trebbe essere ricevuta soltanto in uno scenario politico vuoto).
2) Ma d’altra parte è anche vero che la fede cristiana ha molteplici conseguenze per l’attività politica.
La fede è per i credenti il criterio supremo di vita, e pertanto la fede informa, aggiunge o modifica le diverse culture politiche umane di coloro a cui arriva la fede. La storia dimostra che la fede è stata più di una volta innovativa e creativa in ambito sociale e politico.
Mettere insieme le due cose richiede attenzione ed equilibrio. Nella pratica questioni religiose o morali possono essere molto legate a questioni politiche, ed è facile confondersi. È necessaria molta attenzione, e non per­mettere che gli insegnamenti morali vengano strumentalizzati politicamente.
Ogni confusione o identificazione tra entrambi i piani alla fine è sempre nociva, soprattutto per la fede.
L’attuale Codice di Diritto Canonico, c. 227, offre una sintesi della questione che mi sembra particolarmente chiara: «È diritto dei fedeli laici che venga loro riconosciuta nella realtà della città terrena quella libertà che compete ad ogni cittadino; usufruendo tuttavia di tale li­ber­­tà, facciano in modo che le loro azioni siano animate dallo spirito evangelico e pre­stino attenzione alla dottrina proposta dal magistero della Chiesa, evitando però di presentare nelle questioni opinabili la propria tesi come dottrina della Chiesa».