I testimoni della risurrezione
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Stiamo percorrendo i 50 giorni della Pasqua soffermando la nostra riflessione sui fatti della risurrezione per poter accreditare questo misterioso evento e poter esclamare: Cristo è veramente risorto!
Un riferimento importante è costituito dagli autori sacri che hanno dato conto dei fatti riguardanti Gesù di Nazaret morto e risorto; essi sono testimoni credibili di ciò che hanno visto e che hanno messo per iscritto.
Perché qualcosa possa essere dimostrato come veritiero deve essere suffragato e deve poter contare sulla dichiarazione di almeno due testimoni. Orbene: la maggioranza dei passi evangelici che danno notizia della risurrezione di Gesù vedono protagonisti almeno due o addirittura più testimoni.
 
“… Mentre [le donne] se ne stavano perplesse di questo fatto, ecco che apparvero davanti a loro due uomini in vesti risplendenti;  tutte impaurite, chinarono il viso a terra; ma quelli dissero loro: «Perché cercate il vivente tra i morti?  Egli non è qui, ma è risuscitato; ricordate come egli vi parlò quand'era ancora in Galilea”! (Lc 24, 4-6)
 
“[Pietro  e Giovanni] correvano assieme, ma l'altro discepolo corse più veloce di Pietro e giunse primo al sepolcro(Gv 20, 4. 7-8)
 
“…Dopo questo, apparve in modo diverso a due di loro che erano in cammino verso i campi.” (Mc 16, 12)
 
“… Due di loro se ne andavano in quello stesso giorno a un villaggio di nome Emmaus, distante da Gerusalemme sessanta stadi; e parlavano tra di loro di tutte le cose che erano accadute”. (Lc 24, 13-15)
 
“…Poi apparve agli undici mentre erano a tavola e li rimproverò della loro incredulità e durezza di cuore, perché non avevano creduto a quelli che l'avevano visto risuscitato”. (Mc 16, 14)
 
“… Quanto agli undici discepoli, essi andarono in Galilea sul monte che Gesù aveva loro designato. E, vedutolo, l'adorarono; alcuni però dubitarono.” (Mt 28, 17)
 
“Simon Pietro, Tommaso, Natanaele di Cana di Galilea, i figli di Zebedeo e due altri dei suoi discepoli erano insieme. Gesù disse loro: «Venite a far colazione». E nessuno dei discepoli osava chiedergli: «Chi sei?» Sapendo che era il Signore”. (Gv 21,2.12)
 
“Otto giorni dopo, i suoi discepoli erano di nuovo in casa, e Tommaso era con loro. Gesù venne a porte chiuse, e si presentò in mezzo a loro, e disse: «Pace a voi!» Poi disse a Tommaso: «Porgi qua il dito e guarda le mie mani; porgi la mano e mettila nel mio costato; e non essere incredulo, ma credente».” (Gv 20,26-27)
 
Alla luce di questi noti riferimenti evangelici è difficile sostenere che si possa scrivere una storia non corrispondente a verità stante la presenza di così tanti e differenti testimoni. Pietro e Giovanni si sono recati al tempio e hanno reso testimonianza dei fatti della risurrezione di Gesù di Nazaret.
 
Ma i testi scritturistici che riferiscono gli avvenimenti e gli eventi della Pasqua vanno oltre; non si limitano, infatti, a citare gli apostoli e le donne come testimoni e a individuarne alcuni per nome, ma rafforzano l’argomento sostenendo che tali testimoni non solo hanno visto il Risorto ma hanno altresì abbracciato, hanno ascoltato la sua parola, hanno mangiato e bevuto con Lui.
 
San Giovanni nella sua prima lettera afferma: “Quel che era dal principio, quel che abbiamo udito, quel che abbiamo visto con i nostri occhi, quel che abbiamo contemplato e che le nostre mani hanno toccato della parola della vita (poiché la vita è stata manifestata e noi l'abbiamo vista e ne rendiamo testimonianza, e vi annunziamo la vita eterna che era presso il Padre e che ci fu manifestata), quel che abbiamo visto e udito, noi lo annunziamo anche a voi, perché voi pure siate in comunione con noi; e la nostra comunione è con il Padre e con il Figlio suo, Gesù Cristo” (1 Gv 1, 1-3)
 
Tuttavia, alla fine, come l’apostolo Tommaso, lasciate cadere tutte le nostre riserve, possiamo riconoscere Gesù risorto con la stupenda e più bella professione di fede che il Vangelo conosca: “Mio Signore e mio Dio”


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