Con il battesimo hai fatto di noi Signore un popolo di sacerdoti, re e profeti

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Il Catechismo della Chiesa Cattolica al n. 783 scrive: “Gesù Cristo è colui che il Padre ha unto con lo Spirito Santo e ha costituito « Sacerdote, Profeta e Re ». L'intero popolo di Dio partecipa a queste tre funzioni di Cristo e porta le responsabilità di missione e di servizio che ne derivano”.
 
La partecipazione dei fedeli laici al triplice ufficio di Cristo Sacerdote, Profeta e Re trova la sua radice prima
-         nell'unzione del Battesimo,
-         il suo sviluppo nella Confermazione
-         il suo compimento e sostegno dinamico nell'Eucaristia.
 
La preghiera formulata dal sacerdote, prima di profumarci il capo con il crisma, dice che è il Padre stesso a consacrarci con il Crisma di salvezza «perché inseriti in Cristo, sacerdote, re e profeta, siamo sempre membra del suo corpo per la vita eterna» (Dal rito del Battesimo).
 
Per il semplice fatto di essere battezzati si è sacerdoti, non sacerdoti ordinati, che vuol dire con il sacramento dell'Ordine, ma partecipi del sacerdozio comune dei fedeli.
 
Il Battesimo dunque, ci ha inseriti nel Corpo di Cristo che è la Chiesa e, nella Chiesa, tra i fratelli, siamo chiamati ad esercitare questi doni che il Padre ci ha dato, siamo diventati partecipi della vita di Cristo e della sua missione, siamo diventati cristiani, ossia «unti» di Spirito Santo, incorporati a Cristo, che è unto Sacerdote, Profeta e Re. Sono gli stessi “munera”, cioè carismi, uffici, compiti, impegni, doni di Cristo.
 
E’ una partecipazione donata ai singoli fedeli laici, ma in quanto formano l'unico Corpo del Signore. Infatti, Gesù arricchisce dei suoi doni la Chiesa stessa, quale suo Corpo e sua Sposa. In tal modo i singoli sono partecipi del triplice ufficio di Cristo in quanto membra della Chiesa, come chiaramente insegna l'apostolo Pietro, che definisce i battezzati come «la stirpe eletta, il sacerdozio regale, la nazione santa, il popolo che Dio si è acquistato» (1 Pt 2, 9). Proprio perché deriva dalla comunione ecclesiale, la partecipazione dei fedeli laici al triplice ufficio di Cristo esige d'essere vissuta e attuata nella comunione e per la crescita della comunione stessa.
 
La Bibbia
 
Nell’Antico Testamento si ungevano solo il re e il sacerdote. In queste due persone era prefigurato il futuro unico re e sacerdote, Cristo (“Cristo” viene da “crisma”).
L’unzione con il sacro crisma (post-battesimale), effettuata sul capo del battezzato, richiama l’unzione usata nell’Antico Testamento per incoronare i re e nominare i sacerdoti (in particolare il sommo sacerdote).
      Il re era unto perché amministrasse il diritto e la giustizia per il suo popolo e lo liberasse dai nemici;
      il compito del sacerdote era di presentare i sacrifici a Dio nel tempio;
      il compito del profeta era di trasmettere la volontà di Dio mediante la sua parola.
 
Tutto il popolo ebraico era considerato dal Signore come un popolo sacerdotale, regale e profetico. In Esodo 19,6 è detto esplicitamente che il popolo eletto è un popolo regale e sacerdotale: “Voi sarete per me un regno di sacerdoti e una nazione santa. Queste parole dirai agli Israeliti”. In Deuteronomio 7,6 è detto: “Tu sei un popolo consacrato al Signore tuo Dio; il Signore tuo Dio ti ha scelto per essere un popolo privilegiato fra tutti i popoli che sono sulla terra”. Era anche un popolo profetico, perché era stato dato ad esso l’ufficio di parlare, rappresentare, annunziare Dio tra i popoli pagani circonvicini.
 
Concilio Vaticano II
 
C’è un filo rosso che si snoda lungo quasi tutti i documenti del concilio: il richiamo costante ai tre uffici o compiti che ricevono i credenti in Cristo, in virtù del dono del battesimo. La prima menzione avviene nel capitolo terzo della Lumen Gentium. Poi la menzione è ripresa nel decreto ‘Apostolicam Actuositatem’, l’apostolato dei laici.
 
 
Il compito sacerdotale affidato al battezzato
 
 
La missione sacerdotale riferita ai laici, conferita mediante il battesimo ed essenzialmente distinta dal sacerdozio ministeriale, è partecipazione della stessa funzione sacerdotale di Cristo che li rende idonei a esercitare il culto spirituale per glorificare Dio e concorrere alla salvezza degli uomini.
 
Il compito sacerdotale del battezzato orienta tutta la sua attività alla lode di Dio, alla esaltazione del Cristo e del ringraziamento per la Sua azione nella storia. Unita a Cristo, sommo sacerdote, consacra e offre, "mediante tutte le opere del cristiano, spirituali sacrifici" (Lumen Gentium 10).
 
Il battesimo rende partecipi del sacerdozio comune dei fedeli. Pur agendo con incarichi e funzioni differenti nell’ambito del servizio cultuale reso a Dio, sacerdoti e laici condividono il medesimo sacerdozio universale in virtù dell’unico battesimo ricevuto in Cristo Signore.
 
Nel battesimo – immergendoci nel sacerdozio di Cristo, partecipando, prendendo parte al suo ufficio sacerdotale –riceviamo il dono del sacerdozio che ci aiuta a vivere l’amore come offerta di noi stessi, come sacrificio, come gratuità.
Pur agendo con incarichi e funzioni differenti da quelle dei presbiteri ordinati, noi siamo chiamati a "rendere sacra" (in "sacer/dote" è evidente il termine sacer, "sacro", in latino) la nostra vita.
 
Nella prima lettera di Piero è richiamata la funzione sacerdotale e cultuale. Ciò che è particolarmente significativo è l’estensione di questo culto a tutti gli aspetti della vita, perché ricevano poi la loro definitiva destinazione ed orientamento a Dio nella celebrazione eucaristica.
Si realizza qui quella unione più volte desiderata ed auspicata tra la liturgia celebrata e la vita vissuta.
 
 “Avvicinandovi a lui, pietra viva, rifiutata dagli uomini, ma scelta e preziosa davanti a Dio, anche voi, quali pietre vive, siete costruiti anche voi come edificio spirituale, per un sacerdozio santo, per offrire sacrifici spirituali, graditi a Dio mediante Gesù Cristo... ma voi siete una stirpe eletta, un sacerdozio regale, una gente santa, un popolo che Dio si è acquistato, perché proclami le opere ammirevoli di lui”. (1Pt 2,4-9)
 
Non solo i preti sono sacerdoti, ma anche i laici battezzati.
Ovviamente con differenza di grado e di ministro.
 
Il battesimo, dunque, rende tutti i cristiani sacerdoti in quanto li unisce, li innesta nel corpo di Cristo, li consacra, perché, con la loro presenza nel mondo, assicurino la manifestazione continua della comunione fra Dio e l’umanità.
 
Compito del sacerdote è di offrire a Dio preghiere e sacrifici.
Il battezzato esercita il proprio servizio sacerdotale
-           con la preghiera
-           “partecipando” al Sacrificio dell’Eucarestia (non assistendo!)
-         offrendo le azioni della giornata a Dio: il lavoro, lo sport, la sofferenza, la vita, le attività quotidiane… (Cuore divino di Gesù….)
 
Sotto questo aspetto tutta la vita del cristiano diventa una preghiera, un atto di culto offerto a Dio. Tutto diventa preghiera perché tutto è offerto a Dio in unione con il sacrificio di Gesù; e qualche volta prega in maniera più intensa, come quando si raccoglie e prega esplicitamente.
 
Per offrire tutte le proprie azioni non è necessario pensarvi in continuazione (e non sarebbe neanche possibile).
È sufficiente l’offerta della nostra giornata e della nostra vita.
Scrive il Concilio Vaticano II: “Tutte le loro opere, le preghiere e le iniziative apostoliche, la vita coniugale e familiare, il lavoro giornaliero, il sollievo spirituale e corporale, se sono compiute nello Spirito, e persino le molestie della vita se sono sopportate con pazienza, diventano spirituali sacrifici graditi a Dio per Gesù Cristo (1 Pt 2,5), i quali nella celebrazione dell’eucaristia sono piissimamente offerti al Padre insieme all’oblazione del corpo del Signore. Così anche i laici, operando santamente dappertutto come adoratori, consacrano a Dio il mondo stesso” (Lumen gentium 34).
 
Un sacerdozio, dunque, rivolto all’esterno, realizzatore di un culto, che si esercita lungo le strade, nei luoghi di incontro, di lavoro, di gioia e di sofferenza.
Potremmo dire che i cristiani sono inviati da Cristo per prolungare la sua azione sacerdotale nella storia.
 
Il compito profetico affidato al battezzato
 
 
Gesù è profeta perché è la Parola di Dio incarnata.
Profeta (da pro-fero =portare al posto di) è colui che proferisce le parole di Dio.
Il profeta è colui che porta il messaggio di un altro, una sorta di ambasciatore; noi siamo chiamati a portare e predicare il messaggio di un altro, di Gesù.
Diventare profeti in Cristo significa essere abilitati e impegnati ad annunciare il Vangelo con la parola e con le opere.
Il battezzato è profeta nel senso che annuncia e testimonia la parola di Dio - Gesù Cristo e il suo Vangelo - con convinzione e con la vita cristianamente vissuta. Ciò richiede maturità e coraggio, coerenza e fedeltà
Essere profeti significa “parlare di Dio e con parole di Dio”, parlare in Sua vece, annunciare al mondo la Sua parola.
Quando siamo stati battezzati il sacerdote ha toccato il nostro orecchio e la nostra bocca dicendo “Il Signore ti conceda di ascoltare presto la Sua Parola e di professare la tua fede”.
E questo il mandato che abbiamo ricevuto fin dall’inizio della nostra vita cristiana; infatti profeta è colui che ascolta la Parola di Dio e la riferisce al mondo. È un “dono/responsabilità” dato a tutti e che tutti sono chiamati ad esercitare, ciascuno lì dove il Signore lo manda, che per lo più significa in famiglia, al lavoro, con gli amici.
La forma più comune è la testimonianza coerente con la Parola
 
Vi sono poi dei servizi ecclesiali specifici
 
-         il catechista ben formato
-         il lettore
-         il salmista
-         l’animatore di gruppi del vangelo
-         l’animatore e promotore di gruppi vocazionali
-         chi prepara i genitori al battesimo dei figli
-         chi prepara i fidanzati al matrimonio
 
Essere profeti in Cristo significa essere impegnati ad annunciare il Vangelo con la parola e con le opere e soprattutto con la testimonianza di una vita coerente con la fede, che si professa, e anche attraverso la testimonianza delle parole.
 
Nella Lumen Gentium del Concilio si legge: “Cristo adempie la sua funzione profetica... non solo per mezzo della gerarchia, ma anche per mezzo dei laici, che perciò costituisce suoi testimoni, e forma nel senso della fede e nella grazia della Parola”. (n. 35)
 
E quello che proclamiamo e ci impegniamo a fare ogni volta che dopo la consacrazione cantiamo o diciamo: “annunciamo la tua morte, proclamiamo la tua risurrezione nell’attesa della tua venuta”.
Questo fa il profeta con la parola e la testimonianza della vita.
 
Il compito regale affidato al battezzato
 
Innestati in Cristo signore e re dell’universo i fedeli laici partecipano al suo ufficio regale costruendo il Regno di Dio e alla sua diffusione nella storia.
Il battezzato partecipa alla missione regale di Cristo nel significato che gli ha dato Gesù Cristo. Gesù è Re perché si è fatto servo, perché ha donato la vita: regnare è servire. "Il Figlio dell'uomo non è venuto per essere servito, ma per servire" (Mc 10,45). Il battezzato è dunque re se si fa servo di tutti, se accoglie, ama, soccorre e consola.
 
La sintesi del servizio regale che i cristiani sono chiamati a svolgere nel mondo la offre Lumen Gentium al n. 36
“Il Signore desidera dilatare il suo regno anche per mezzo dei fedeli laici, il regno cioè della verità e della vita, il regno della santità e della grazia, il regno della giustizia, dell’amore e della pace; e in questo regno anche le stesse creature saranno liberate dalla schiavitù della corruzione per partecipare alla gloriosa libertà dei figli di Dio (cfr Rom 8,21)” (LG 36).
 
A voler sintetizzare ancora potremmo fare riferimento a una sola parola che che ha connotato la regalità di Cristo: SERVIZIO! Non sono venuto per essere servito, ma per servire.
E’ questa la regalità di Cristo.
E’ questa la regalità del discepolo di cristo.
Servire! Servus. [tutte le volte che noi diciamo CIAO ci dichiariamo servi: sciao, schiavo, servus, servo.
 
Il servizio non si ferma al settore privato e intimo.
La fede non riguarda solo il privato!
 Riguarda la vita nella sua realtà e concretezza, inserendosi in essa con una sua precisa ispirazione.
La dottrina sociale della Chiesa, con le sue indicazioni ed i suoi obiettivi offre un orientamento assai prezioso.
 
Il compito regale abilita i battezzati a compiere opere buone per sé e per gli altri, (opere di  misericordia corporali e spirituali) nella famiglia, nella politica, nella società e ad estendere il Regno di Dio nel mondo.
 
Il cristiano esercita la sua regalità assumendo anche forme pubbliche di servizio
 
Quanto mi piacerebbe che ci fossero più cristiani che si impegnano con autentico spirito di sevizio:
-         nelle iniziative pastorali svolte nella propria parrocchia
-         nel sociale
-         nelle attività di pubblico interesse e servizio
-         nel volontariato
-         nel politico (senza sdirazzare!!!)