Gesù presentato al tempio

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Il 2 febbraio la liturgia della Chiesa cattolica rende grazie a Dio per Gesù Cristo che è stato presentato al tempio dai suoi genitori e riconosciuto Salvatore dai vecchi Simone e Anna. 
Ogni famiglia ebrea osservante della legge mosaica, si recava al tempio per consacrare a Dio il primogenito e per offrire il sacrificio. Mossi dalla fedeltà alle prescrizioni, anche la famiglia di Nazaret si recò a Gerusalemme con Gesù che aveva appena quaranta giorni. Il brano evangelico che racconta questo evento si divide in tre momenti:
 
     Il compimento dei riti (vv. 22-24). Giuseppe e Maria con profonda devozione compirono tutto ciò che era prescritto dopo il parto di un primogenito maschio. Si recarono a Gerusalemme con Gesù bambino allo scopo di compiere il rito della purificazione della puerpera e quello del riscatto dei primogeniti. Il figlio che nasce non è proprietà dei genitori e per ricordarlo la mamma e il papà dovevano presentarlo secondo la Legge al Signore il neonato. «Ogni maschio primogenito sarà sacro al Signore». Inoltre nel mondo giudaico si riteneva che il parto fosse causa di impurità rituale per la donna. Questa durava 40 giorni dopo la nascita di un figlio e 80 dopo quella di una figlia. Per questo per la donna era prescritto che si astenesse per quaranta giorni dalle pratiche rituali, dopo di che avrebbe offerto un duplice sacrificio: un agnello in olocausto e una tortora o un colombo per il peccato; ma se la donna fosse povera, avrebbe potuto offrire due tortore o due colombi.
 
   L’intervento di Simeone (vv. 25-35). Mosso dallo Spirito, il santo vecchio Simeone prese il bambino tra le sue braccia e, felice di avere ottenuto la realizzazione di tutte le sue speranze, «benedisse» Dio, al quale espresse tutta la sua riconoscenza e la sua lode (v. 28). Simeone fu portatore di un’antica speranza e lo Spirito del Signore parlò al suo cuore: per questo poté contemplare Colui che molti profeti e re avevano desiderato vedere, Cristo, luce che illumina le genti. In quel Bambino riconobbe il Salvatore, e intuì nello Spirito che intorno a Lui si sarebbero giocati i destini dell’umanità e che avrebbe dovuto soffrire molto da parte di quanti l’avrebbero rifiutato. Ne proclamò l’identità e la missione di Messia. L’entusiasmo fu così grande che vivere e morire da quel momento avrebbero potuto essere la stessa cosa perché i suoi occhi avevano visto la tua salvezza, preparata da davanti a tutti i popoli. E mentre “il padre e la madre di Gesù si stupivano delle cose che si dicevano di lui. Simeone li benedisse e a Maria, sua madre, disse: «Ecco, egli è qui per la caduta e la risurrezione di molti in Israele e come segno di contraddizione – e anche a te una spada trafiggerà l’anima –affinché siano svelati i pensieri di molti cuori». Il testo indica che Gesù avrebbe costretto a fare scelte radicali per seguirlo ed essere suoi discepoli. La stessa sua Madre Maria sarebbe stata coinvolta nel destino di suo Figlio.
 
     La profezia di Anna (vv. 36-38). Anna era una "profetessa figlia di Fanuèle, della tribù di Aser”, donna saggia e pia che interpretava il senso profondo degli eventi storici e del messaggio di Dio in essi celato. Era molto avanzata in età, aveva 84 anni e “non si allontanava mai dal tempio, servendo Dio notte e giorno con digiuni e preghiere”. Anche Anna riconobbe il Messia. Per questo poté "lodare Dio" e parlare "del Bambino a tutti coloro che aspettavano la redenzione di Gerusalemme". Simeone e Anna, ispirati da Dio, hanno riconosciuto nel Bambino Gesù il Messia tanto atteso. Luca sottolinea che Simeone e Anna sono stati i testimoni che hanno attestato la venuta della salvezza e hanno profetizzato su di Lui.
 
    Il racconto termina con due versetti con cui si informa quasi didascalicamente il lettore che, dopo aver adempiuto la legge, la famiglia di Gesù tornò a Nàzaret dove Gesù «cresceva e si fortificava», ed era «pieno di sapienza, e la grazia di Dio era sopra di lui». Il fonema «sapienza», non corrisponde in questo caso a «cultura», ma indica una comprensione profonda di Dio, frutto di un dono divino.
 
Le prospettive di vita che la profezia di Simeone annunciò non erano affatto belle: Gesù sarebbe stato segno di contraddizione e anche Maria sua Madre avrebbe conosciuto il dolore. Non è difficile immaginare quali siano state le ansie e le preoccupazione che hanno attraversato il cuore di Maria e di Giuseppe. Eppure essi continuarono il loro cammino di fede e di fedeltà alla missione che Dio aveva loro affidato. Avevano detto il loro fiat al momento della chiamata; l’hanno ripetuto con fedele generosità in quel momento difficile, persuasi che Dio sarebbe stato fede nel portare a compimento le sue promesse di salvezza.
 
La presentazione di Gesù al tempio viene raccontata da Luca con lo scopo di mettere in luce fin dall’inizio la dimensione universale della salvezza che partendo da Gerusalemme avrebbe raggiunto tutti i popoli.