Genitori e figli nell’era delle reti sociali

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Essere genitori al tempo delle reti sociali è sempre più complesso, in particolar modo nel tempo dell’adolescenza dei figli. Età difficile l’adolescenza! E lo è sia per gli adulti, e faticosissima per i giovani. L’adolescenza è l’età della contrapposizione “a prescindere”. Al punto tale che il cuore e la mente dicono sì, e la bocca urla un sonoro no. In tal modo l’adolescente ritiene di “essere grande” e così tenere testa ai propri educatori/genitori.
 
Sull’adolescenza si veda quanto descritto in “I nostri adolescenti” scaricabile in questo sito.
 
Nell’era digitale e della comunicazione sui network tutto sembra più faticoso e complesso. Al punto tale che qualcuno sostiene che vi siano “Genitori che faticano a diventare adulti, e figli che faticano a crescere”. Un universo pedagogicamente scivoloso in cui sembra che nessuno voglia crescere. Genitori che rimangono adolescenti: diventano genitori in età sempre più adulta, non vogliono crescere, assottigliano le differenze comportamentali, vestono in modo giovanilistico come i ragazzi, si esprimono verbalmente come loro.
 
Tale relazione di reciproca condivisione di comportamenti se da una parte sembra avvicinare genitori e figli, in verità rende rischiosa e confusa la distinzione generazionale. Gli adolescenti non vogliono genitori/amici, ma pur contestandoli, li vorrebbero educatori. Vorrebbero punti fermi e sicuri in modo da contare proprio su quei pilastri esistenziali a cui, paradossalmente, ribellarsi per distinguersi.
 
In verità, in questi ultimi decenni la famiglia è in grave crisi di identità e i genitori sempre più confusi e sempre meno educatori al punto tale da chiedersi chi sia davvero più in crisi: se il figlio adolescente o i genitori incapaci di offrire modelli di educativi di riferimento.
È grave il limite del genitore che ha bisogno di conferme da parte del proprio figlio! È come se il riconoscimento e il valore del ruolo del genitore dipendessero dall’approvazione del figlio. È come se il genitore avesse bisogno di sentirsi dire dal proprio figlio: “sì, sei un bravo papà, sei una brava mamma”. E questo provoca un rapporto rovesciato: si alimenta, nei casi più complicati, un rapporto di sudditanza nei confronti dei figli.
 
In questo contesto complesso si situa il grande tema dei social network che spesso provocano dipendenze virtuali e che i genitori non sanno controllare poiché quasi digiuni di corrette informazioni.
L’attualità dell’argomento è oggi al centro di una interlocuzione continua da parte degli studiosi del fenomeno consapevoli della funzione che social network svolgono nella vita relazionale delle persone, ma anche del rischio che l’eccessivo uso produce sia sui singoli sia all’interno delle famiglie e della società. Infatti stanno aumentando esponenzialmente le tipologie patologiche che condizionano le relazioni sociali, la salute fisica e mentale delle persone che abusano degli stati di connessione.
 
Assai spesso sono proprio i social media ad assumere il ruolo dell’educatore e della famiglia e diventare quel luogo dove gli adolescenti si incontrano e si confrontano per riconoscere progressivamente la propria personale identità, affidando a essi i tormenti, le scoperte, i primi coinvolgimenti affettivi e sessuali della loro difficile età. I propri disagi e i propri stati d’animo il ragazzo li affida spesso a facebook o alle chat.
 
In un certo senso la realizzazione di sé stessi è delegata proprio alla Rete, a in cui l’adolescente (e non solo) rimane sempre più iper-connesso alla ricerca di risposte esistenziali da trovare nella comunicazione digitale anche se non certo esaustive e pedagogicamente valide.
 
È stato ascritto: “Quod non est internet non est in mundo!”. I genitori devono sapere che in Internet c’è (quasi) tutto e c’è di tutto! Le informazioni non provengono più solo dalle nozioni fatte di carta e inchiostro: ora i contenuti sono nella cloud (nuvola), quindi ovunque.
Tutto questo comporta un allineamento del livello di alfabetizzazione digitale della famiglia dove i nativi digitali superano smisuratamente la maggior parte dei genitori. Per i cosiddetti nativi digitali internet è qualcosa che è sempre esistito e che è parte integrante della loro vita. Per i loro genitori no.
Se fino a dieci anni fa un papà e/o una mamma chiedevano al loro figlio come fosse andato il compito in classe di matematica, oggi gli devono anche domandare come è andata la chiacchierata sul gruppo di Facebook, di cosa si sta discutendo maggiormente sui social media, quali nuovi amici hanno conosciuto in rete.
 
I genitori devono sapere che il cyberbullismo [atto aggressivo, prevaricante o molesto compiuto tramite strumenti telematici] è un fenomeno in crescita. La pervasività e l’istantaneità del web hanno fatto sì che le prevaricazioni non abbiano più limiti di tempo e di spazio procurando nel soggetto colpito abbassamento del rendimento scolastico, calo dell’autostima, depressione, isolamento, atteggiamenti immotivati di rabbia e violenza.
I problemi che nascono dal cyberbullismo sono problemi di vergogna; i ragazzi si vergognano di parlarne ai genitori e i genitori di accettare la cosa perché riportano tutto a una presunta loro incapacità di saper fare i genitori. E questo non vale solo per le vittime del cyberbullismo, ma anche dei bulli che sono ragazzini con problemi di gestione della rabbia.
 
La famiglia non può disattendere i pericoli della rete. L’educazione inizia prestissimo per i nativi digitali. Va spiegato loro di considerare come bene supremo il valore della propria privacy e della reputazione personale, come difendersi dai molestatori online; va detto chiaramente che non si devono raccontare agli sconosciuti aspetti privati della propria vita; occorre essere fermi nel chiarire che mai vanno affidate immagini proprie (soprattutto se hot) alla rete non solo perché il destinatario potrebbe farne qualsiasi uso, ma anche perché vi resteranno per sempre.
 
Spetta i genitori/educatori spiegare ai figli che la vita "virtuale" non è esente da rischi esattamente come quella "reale", che bisogna fare attenzione a scegliere le proprie amicizie online e cercare di essere prudenti nelle informazioni che si rendono pubbliche.
 
Deve essere chiaro per tutti (primi i genitori/educatori) che quando si inserisce un qualsiasi contenuto (testi o immagini) su un social media, se ne perde immediatamente il controllo, anche se il materiale viene cancellato quasi istantaneamente. Questo accade poiché qualcuno dei contatti lo potrebbe aver già scaricato o fotografato. Quindi è doveroso avere sempre coscienza dei possibili effetti che potrebbero determinare i contenuti che si “condividono”. E soprattutto occorre sapere che quando una immagine è “scaricata” è di tutti, perché nessuno sa quale fine potrà fare, dove arriverà, chi la userà, e soprattutto per quale fine.
 
Come non pensare alla cronaca sempre più frequente di adolescenti che dopo essersi scattate delle foto (selfie) in pose provocanti e dopo averle inviate al proprio fidanzatino,  gli scatti sono finiti in rete, pubblicati su un profilo Instagram accessibile a tutti. 
 
Ma al riguardo  anche i genitori debbono rendersi consapevoli che pubblicando in Internet le foto dei loro bambini, fanciulli, ragazzi o della loro famiglia esse potrebbero essere recuperate da chiunque, anche da malintenzionati, semplicemente con qualche clic. 
 
Infine, gli educatori/genitori devono anche conoscere che attraverso i media si possono compiere reati come la lesione della reputazione, la violazione dei diritti d’immagine e del copyright sulle opere d’ingegno (fotografie, libri, musica, film, etc.), gli atti di persecuzione (stalking online), il furto d’identità e di password.  Aspetti, questi, che richiamano a un’assunzione di responsabilità diretta se la persona è maggiorenne, o di chi ne fa le veci nel caso di un minore.
L’adolescente non conosce le regole della responsabilità legale, che ricade su se stesso ed eventualmente sul genitore e che può arrivare ad avere risvolti penali.
 
Insomma prima della connessione alla rete occorre prima connettere la testa!
 
Un altro elemento da offrire alla riflessione dei figli da parte dei genitori è quello della dipendenza dai social media che potrebbe favorire la perdita di contatto con la realtà reale, il mancato interesse per le persone dell’ambito familiare o scolastico, l’attribuzione di assoluto valore ai social network in quanto unica fonte di interesse e soddisfazione. Nella letteratura che ormai si va acquisendo relativa alle dipendenze digitali vengono indicati quali sintomi psicopatologici derivanti da un’elevata permanenza su internet la perdita delle relazioni interpersonali, la modificazione dell’umore, la cognitività completamente orientata all’uso del computer, del tablet o dello smartphone, l’alterazione del vissuto temporale con risvolti dissociativi.
Per altro verso, non è da sottovalutare come l’abuso del sempre connessi sia da mettere in relazione anche con situazioni deficitarie preesistenti, quali, ad esempio, la mancanza di dialogo in ambito familiare.
Il fenomeno della dipendenza online è talmente diffuso che al Policlinico Gemelli di Roma è stato inaugurato già nel 2009 l’Internet Addiction Disorder, un ambulatorio per la cura dei disturbi ossessivi causati dal web.
 
Una attenzione specialissima i genitori la debbono riservare al “telefonino”. Esso è uno strumento completo con cui fare potenzialmente tutto. Tutti i membri della famiglia devono posare il telefonino in un posto comune almeno in alcuni momenti della giornata: quando si è a tavola e quando si fa a dormire. Sono ancora troppi i figli che sotto le coperte fanno il giro del mondo con il loro smartphone dotato ormai delle più sofisticate applicazioni. A letto si va senza telefonino! Sono troppi i ragazzi che il giorno dopo vanno a scuola rimbambiti perché hanno visito la loro vita digitale con i loro potenti strumenti della comunicazione virtuale: da Facebook a Whatsapp, Wechat, Viber fino a Snapchat…
 
Ma sono proprio i genitori coloro i quali debbono dare l’esempio per primi. La verità è che per primi i genitori non si separano mai dal loro telefonino che continuano a consultare compulsivamente. I figli non imparano da quello che diciamo, ma da quello che facciamo.
 
Non v’è dubbio alcuno che i social possono offrire ai giovani innumerevoli vantaggi. I social, come del resto il web, sono nati per far crescere la conoscenza. Quindi, sono un formidabile strumento per connettersi facilmente con un numero pressoché illimitato di persone, per comunicare e condividere interessi personali e professionali, per mettere in comune le proprie esperienze e apprendere da quelle degli altri. Concedere questi spazi, quindi, è un “dovere” dei genitori: fa parte del ruolo educativo. Anche se non sarà prioritaria la fissazione del controllo a tutti i costi che è un modo per gestire l’ansia dei genitori. I genitori dovranno convincersi i figli vanno educati attraverso il dialogo e l’ascolto. Controllare maniacalmente i propri figli non è un modo per tenerli al riparo dai pericoli; il risultato ottenuto è spesso opposto.
 
Un intervento di controllo discreto dei propri figli su Facebook è offerto dalla tecnologia che corre incontro a papà e mamma. Esiste, infatti, un’applicazione che si chiama Piggyback in grado di monitorare in tempo reale le attività sociali e di gioco dei figli. Offre, altresì, una panoramica generale di quello che succede online e invia delle notifiche quando succede qualcosa di “sospetto”. È tutto sommato un modo discreto per tenerli d’occhio, seppure a distanza.
 
Dunque, le potenzialità di internet, dei social network e delle App sono innegabili ma, accanto a questi aspetti estremamente positivi ne esistono altri di natura più problematica, che si ripercuotono soprattutto sul mondo giovanile. È su questi che è opportuno che i genitori focalizzino la propria attenzione educativa. Il rischio di isolarsi dal mondo reale e di rinchiudersi totalmente in un mondo virtuale scatenando patologie più o meno gravi è altissimo! Inoltre questi mezzi possono contenere informazioni false e mistificatorie e ancor peggio possono favorire la nascita di derive quali il citato cyberbullismo, ma anche essere adescati da adulti a volte, potenziali abusanti.
 
I genitori non debbono temere di essere tagliati fuori dalla vita dei figli a causa della non inclusione nella loro vita digitale.
Gli adolescenti hanno bisogno di esempio e della certezza che sui propri genitori si può sempre contare. Anche per essere perdonati.
 
 
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