Educarsi alla libertà

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Un tema che fa da “fil rouge” nell’Enciclica di Papa Francesco «Fratelli tutti» è quello della libertà. La libertà di ogni essere umano è la libertà di una persona che ha e vive molti limiti. La libertà può essere posseduta solo quando è condivisa nella comunione delle libertà. Il Santo Padre ricorda che la libertà può svilupparsi solo se viviamo come dovremmo: gli uni con gli altri, e gli uni per gli altri. La libertà si conquista; per questo occorre cercarla insieme. E, certamente, Dio non è assente in questo compito.
 
Sicuramente in molte occasioni ci saremo chiesti cosa significhi vivere come dovremmo. C'è una risposta a questa domanda solo a partire dalla convinzione che, vivere come dovremmo, è vivere secondo la verità del nostro essere. Per noi discepoli di Cristo vivere secondo la verità del nostro essere è vivere secondo la volontà di Dio, che non significa vivere con una legge imposta dall'esterno, ma vivere secondo la natura di ciò che siamo: creature libere create secondo la sua immagine e somiglianza. E proprio per questo sempre “liberi di liberarsi” nonostante i condizionamenti i più diversi della vita.
 
Forse questo modo di intendere la libertà potrà sorprenderà; ma voglio spingere il ricordo a quel lontano, ormai, 22 ottobre 1978, quando il Papa San Giovanni Paolo II iniziò il suo ministero e fece risonare in una Piazza San Pietro, piena all’inverosimile, quelle parole che arrivarono al cuore di tutti: «Non temete! Aprite, anzi, spalancate le porte a Cristo!». 
 
Ha parlato a tutti, ma soprattutto a coloro che detengono il potere, perché forse sono loro che hanno più paura che Cristo glielo tolga. Ma Cristo non priva mai della libertà; al contrario, la dà. E fa scoprire la nostra dignità invitandoci a entrare nella costruzione e nell'edificazione di una società nuova, più giusta, dalla quale devono scomparire la corruzione, la violazione della legge e ogni tipo di arbitrarietà. Cristo non solo non toglie nulla, ma dona tutto quello Egli che è e ha.

Avete mai pensato a cosa sarebbe la libertà senza Dio? 
Spesso possiamo osservare come alcuni separino la loro vita da Dio per ottenere il massimo della libertà. L'esperienza nel Vangelo è chiara. Nella parabola del figliol prodigo l'amore per Dio e il per prossimo sono uniti. Quando si separano, la dignità personale si perde, si manifesta una confusione morale che attacca nel modo più personale e si verifica una disintegrazione sociale. 
 
Ma benedetto è l'amore appassionato di Dio per l'uomo, che conduce ad entrare più in comunione gli uni con gli altri e a saper fare passi concreti per camminare insieme. 
Lo possiamo scoprire nel Vangelo: Dio non mortifica la libertà mai perché, tra l'altro, quando accettiamo l'amore di Dio nella nostra vita, Egli ci spinge a rinnovare tutto.
 
Nell'incontro dell'uomo con Dio in Cristo sulla croce, la libertà di Dio e quella dell'uomo si sono trovate in un'alleanza eterna. Desidero fare memoria di qualcosa che mi ha colpito profondamente leggendo l'autobiografia di Romano Guardini. Egli ha affermato che quando la fede della sua infanzia era venuta meno, ha trovato la risposta in Gesù Cristo. Solo in Lui è possibile perdersi e ritrovarci:  «Se qualcuno vuol venire dietro di me rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. Perché chi vorrà salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia e del vangelo, la salverà». (Mc 8,34-35). Perché l'essere umano senza abbandonarsi, senza perdersi, non può incontrarsi, né realizzarsi.
 
Non cerchiamo la libertà al di fuori di Dio, o prendendo le distanze da Lui. La storia e la nostra stessa vita dimostrano che quando la libertà è cercata al di fuori di Dio, le conseguenze si fanno gravi. Per cominciare, perdiamo il riferimento alla dignità personale. Non è fantastico sapere che siamo immagine e somiglianza di Dio? Dove otteniamo la dignità? Dove otteniamo l'amore di cui abbiamo bisogno se non da Dio? Inoltre, senza Dio siamo confusi. 
 
C'è una grande confusione morale quando non ci sentiamo perdonati e raggiunti dall'amore di Dio poiché, l'uomo porta in sé il desiderio indelebile della verità ultima e definitiva. Sant’Agostino ha scritto “Che cosa desidera l’anima più ardentemente della verità?”. Ogni uomo, infatti, porta in sé l’insormontabile desiderio della verità, ultima e definitiva. All’apostolo Tommaso che gli aveva domandato: «Signore, non sappiamo dove vai. Come possiamo conoscere la via? », Egli rispose Lui: «Io sono la via e la verità e la vita.  Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me» (Gv 14,5-6).
 
Infine, senza Dio, si produce una disintegrazione sociale perché dimentichiamo quell'amore che  perdona e che offre a tutti gli uomini e a tutti i popoli unità e riconciliazione, consentendo loro di stringendosi la mano e di parlarsi con il cuore l’uno all’altro. La presenza del Signore ci consente di conservare la memoria del compito del dialogo e dell'incontro con tutti.

Da questa convinzione, possono derivare tre sollecitazioni che costituiscono un compito:
1.      Dio non è una minaccia per la libertà umana. Dio ama tutti teneramente e la nostra dipendenza è stare nello spazio del suo amore, uniti al suo amore, alla sua potenza, a tutta la realtà da Lui creata. La nostra verità la raggiungiamo in lui e siamo chiamati a dimostrarla vivendo del e con il suo amore. Ha la sua più bella espressione nell'amare come ha fatto Lui che l’ha fatto fino a dar la vita per l'altro. La carità si manifesta nella realtà concreta che ciascuno vive: nel cercare sempre l'incontro con l'altro; carità con chi è al mio fianco; carità nelle responsabilità e negli impegni personali. Antonio Rosmini assai acutamente propone tre forme di carità:  carità temporale quando viene incontro ai bisogni materiali del prossimo; carità intellettuale quando il bene è luce per le intelligenze e comunica la verità, insegna, scioglie un dubbio; carità spirituale quando accresce nell’anima la vita soprannaturale.
2.    L'essere umano si realizza nella libertà dicendo di sì a Dio.  Assai spesso uomini e donne ritengono che “dire di no” sia il massimo della libertà! Al contrario il massimo grado di libertà è essere capaci di pronunciare quel sì che ci apre interamente a Dio. Quando Adamo nel giardino dell’Eden si chiuse totalmente in se stesso disse “di no” a Dio. Solo uno che esce da se stesso è libero; e a Dio grida il suo”sì” libero. Gesù sulla croce pronunciò l’atto supremo della sua libertà quando disse "non sia fatta la mia volontà ma la tua". Fu l’esatto opposto di ciò che ha fece Adamo. La vera libertà si ottiene nel sì al Padre. E come non evocare il libero “sì”  di Maria, la Giovane di Nazaret che nella sua libertà assoluta si fece “serva” affermando che si compisse in lei la parola del Signore.
3.    "Obbedire a Dio piuttosto che agli uomini" è una condizione di libertà. Queste sono le parole dell'apostolo Pietro che ricordano che l'obbedienza a Dio è libertà. Il sommo sacerdote aveva espressamente ordinato di non insegnare più nel nome di Gesù, ma Pietro rispose insieme agli apostoli: «Bisogna obbedire a Dio piuttosto che agli uomini» (Atti 5,29). Oggi viene spesso insinuato che per essere liberi bisogna liberarsi da Dio. Questa è una macroscopica menzogna! L'uomo non esiste da solo e per se stesso. La libertà, come la vita stessa dell'uomo, acquista il suo significato profondo attraverso l'amore. Chi è più libero, chi si riserva tutto per sé, o chi mette tutto ciò che è e conosce, per amore, al servizio degli altri? Le parole di san Paolo sono molto chiare al riguardo: «Voi infatti, fratelli, siete stati chiamati a libertà. Purché questa libertà non divenga un pretesto per vivere secondo la carne, ma mediante la carità siate a servizio gli uni degli altri. Tutta la legge infatti trova la sua pienezza in un solo precetto: amerai il prossimo tuo come te stesso. Ma se vi mordete e divorate a vicenda, guardate almeno di non distruggervi del tutto gli uni gli altri! (Gal 5,13-15) ».

 

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