domenica 15 per annum
Gesù il seminatore
e il suo modo di seminare
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Le parabole di Gesù hanno sempre affascinato i suoi seguaci. I Vangeli sinottici (Marco, Matteo e Luca) ne hanno raccolto una quarantina, e sicuramente hanno riferito quelle che Gesù ripeté più volte o quelle che con maggior patos sono state registrate nei cuori e nei ricordi dei suoi discepoli. Come, dunque, leggere queste parabole? Come catturare il loro messaggio?
Prima di raccontare la parabola del seminatore che «uscì a seminare» l'evangelista osserva che «Gesù uscì di casa» per incontrare la gente «e sedette in riva al mare». Il Giovane Rabbi di Nazaret non mostrò mai fretta nel dedicare tutto il tempo necessario per "seminare" il Vangelo tra le persone di ogni classe sociale.
Secondo Matteo Gesù è il vero seminatore.
Da lui dobbiamo imparare anche oggi a seminare il Vangelo.
Alla fine della narrazione della parabola del seminatore Gesù sentenziò: «Chi ha orecchi, ascolti». Ci viene chiesto di prestare la massima attenzione alla parabola.
Ma su che cosa dobbiamo riflettere?
Sul seminatore?
Sul seme?
Sui differenti terreni dove è caduto il seme?
Tradizionalmente i cristiani sono stati invitati a riflettere sulle tipologie dei terreni in cui è caduto il seme per esaminare quale sia il nostro atteggiamento nell’accogliere ed ascoltare la Parola del Vangelo.
Mi sembra, tuttavia, che una doverosa e opportuna meditazione la dovremmo riservare al seminatore e al suo modo di seminare.
È questa la prima icona che mette in evidenza il racconto parabolico. «Ecco, il seminatore uscì a seminare». E lo fece con sorprendente fiducia. Egli seminò con vera abbondanza. E il seme cadde, e cadde ovunque anche dove sembrava difficile che vi potesse germogliare. Così facevano i contadini della Galilea che seminavano anche ai bordi delle strade e lungo i terreni rocciosi.
Alla gente non è difficile identificare il seminatore. È Gesù, che seminava il suo messaggio. Ogni mattina egli usciva lungo le strade della Galilea per annunciare la Buona Novella di Dio. Seminò la sua parola fra la gente comune che lo accoglieva, ma anche tra gli scribi e i farisei che lo respingevano. Non si è mai scoraggiato. Egli era certo che la sua seminagione non sarebbe stata sterile.
Cari amici,
Travolti da una forte crisi religiosa siamo forse tentati di pensare che il Vangelo abbia perso la sua forza originaria e che il messaggio di Gesù non abbia più la forza e lo smalto per attrarre l'attenzione dell’uomo e della donna di oggi. Non è certo questo il momento di raccogliere successi impressionanti, ma di imparare a seminare senza scoraggiarci con più umiltà e verità.
Non è il Vangelo ad aver perso la forza umanizzante; siamo noi che lo stiamo vivendo con una fede debole e vacillante.
Non è Gesù che ha perso potere di attrazione. Siamo noi che non testimoniamo più la proposta del Giovane Rabbi di Nazaret e la meraviglia, il fascino, l’entusiasmo, il contenuto essenziale, la straripante bellezza del Vangelo con le nostre incoerenze e contraddizioni.
Se un cristiano non sente Gesù che cammina con lui, parla con lui, respira con lui, lavora con lui; se non scopriràe Gesù presente nel cuore presto perderà l’entusiasmo e smetterà di essere sicuro di ciò che trasmette, gli mancherà la forza e la passione. E una persona che non è convinta, entusiasta, sicura, innamorata, non convince nessuno.
Il Vangelo è la potenza salvifica di Dio "seminata" da Gesù nel cuore del mondo e nella vita degli uomini. Spinto dal sensazionalismo delle nuove tecnologie e dei mezzi di comunicazione sembra che abbiamo occhi solo per vedere il male. E non riusciamo più a scoprire quella forza vitale che è nascosto sotto le apparenze più opache o obsolete.
La forza trasformatrice del Vangelo è proprio lì!
Per questo la parabola del seminatore è un invito alla speranza.
La semina evangelica, spesso apparentemente inutile a causa di varie battute d'arresto e di opposizione, ha una forza inarrestabile.
Nonostante tutti gli ostacoli e le difficoltà e con risultati anche molto differenti, la semina, alla fine, conoscerà un raccolto fruttuoso che farà dimenticare ogni disagio.
La parabola del seminatore continua a interrogarci e a smuoverci anche e soprattutto in questi tempi. Quali frutti potrà produrre la Parola di Gesù accolta con fede nei nostri cuori?
Quello che ci viene chiesto è di accogliere prima il seme.
Dobbiamo trasformare le nostre vite che assomigliano spesso a una terra dura e difficile; dobbiamo dissodarle per accogliere la semina feconda di Dio.
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