Come incontrarsi personalmente con Gesù, il Cristo?

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L’incontro con Cristo è il punto di snodo dell’educazione alla fede. Cristiana è quell'esperienza di fede che nasce e matura in forza di un personale incontro con Dio in Gesù Cristo. La fede cristiana non è un’idea, ma una vita. In questo senso è vero quando si dice: non siamo la religione del libro, ma della persona di Gesù. Con illuminate parole il Papa emerito Benedetto XVI scrisse nella sua prima Lettera Enciclica Deus caritas est: "All'inizio dell'essere cristiano non c'è una decisione etica o una grande idea, bensì l'incontro con un avvenimento, con una Persona, che dà alla vita un nuovo orizzonte e con ciò la direzione decisiva" (1). Questa Persona è Gesù, il Cristo! 
Il rapporto che i cristiani hanno con Gesù può variare da persona a persona. Diventare cristiani vuol dire avere un rapporto profondo e personale con Gesù. Occorre rinnovare ogni giorno il proprio incontro con Gesù Cristo o, almeno, prendere la decisione di lasciarsi incontrare da Lui, di cercarlo ogni giorno, senza sosta.
 
Incontrare indica il verificarsi di una relazione di avvicinamento o di contatto, suscettibile di continuarsi o definirsi in un temporaneo o permanente rapporto di reciprocità. L’incontro personale è l’esperienza che permette di sentire e sperimentare la presenza di Gesù nella nostra vita.
 
L’incontro personale con Gesù va coltivato con costanza. Allontanarsi da lui si finisce inevitabilmente con il sentire sempre meno la sua presenza. Per fortuna, non c’è reciprocità: anche quando ci allontaniamo, Lui non si stanca e non ci lascia mai soli.
 
Incontrare Gesù è un esperienza che arriva dopo aver messo in dubbio le proprie convinzioni e dato fiducia alle Sue parole. Dare fiducia alle Parole di Gesù, vuol dire accedere al sentimento d’amore che Lui ci ha dimostrato morendo e risorgendo per la nostra salvezza. È il più grande atto d’amore compiuto nella storia.
 
 L’incontro personale con Lui lo chiarisce Gesù stesso quando dice: «Se uno mi ama, osserverà la mia parola; e il Padre mio l’amerà, e noi verremo da lui e dimoreremo presso di lui». (Gv 14,23).
Ancora: «Chi accoglie i miei comandamenti e li osserva, questi mi ama. Chi mi ama sarà amato dal Padre mio e anch'io lo amerò e mi manifesterò a lui». ( Gv 14,21)
Accogliere la Parola di Gesù nella propria vita significa incontrarsi con lui, conoscere i suoi pensieri, fare comunione intima con Gesù. Egli parlerà al cuore, abiterà l’esistenza, orienterà le azioni, illuminerà la mente tramite lo Spirito Santo.

Per arrivare a Gesù, il Cristo, occorre riscoprire la fontalità della Parola di Dio. La Parola di Dio ci ha creati e continua a ricrearci. Ricreare è come ricreare un nuovo essere in noi credenti. Accogliendola con fede, umiltà e obbedienza, illumina le situazioni concrete, le trasforma se necessario. Ha il potere di farci desiderare sempre di più e assumere la nostra storia e trasformarla in una storia di salvezza. Comprendiamo che la nostra storia di vita non è solo una storia qualsiasi, ma una storia che è stata visitata permanentemente dal Dio della Parola.
 
La Parola di Dio è per noi oggi, e dobbiamo assumerla con obiettività e speranza poiché è in definitiva la persona stessa di Gesù. È bello quello che dice San Marco della Parola come seme che, una volta seminato, cresce da solo, sia che l'agricoltore dorma o sia sveglio.
 
Ascoltare la Parola del Signore significherà avviare un dialogo continuo con Lui per amarlo e seguirlo.
La Parola di Dio è fonte di sapienza e di incoraggiamento, e pertanto una fonte di forza nei momenti difficoltosi della vita, e come ricorda il Salmo, “… un aiuto sempre pronto nelle difficoltà.” (Sal 46,1).
 
La fede nascerà nel cuore in modo più profondo attraverso ogni rivelazione della Parola. E con il crescere della fede, crescerà anche la forza dello Spirito che faciliterà il seguire ancor di più le orme di Gesù.
 
Nel Vangelo di Giovanni si legge una pagina assolutamente emblematica in merito all’incontro/sequela dei Gesù. «Giovanni stava ancora là con due dei suoi discepoli e, fissando lo sguardo su Gesù che passava, disse: «Ecco l'agnello di Dio!». E i due discepoli, sentendolo parlare così, seguirono Gesù. Gesù allora si voltò e, vedendo che lo seguivano, disse: “Che cercate?”. Gli risposero: “Rabbì (che significa maestro), dove abiti?”. Disse loro: “Venite e vedrete”. Andarono dunque e videro dove abitava e quel giorno si fermarono presso di lui; erano circa le quattro del pomeriggio» (Gv 1,35-39).
 
L’incontro personale con Gesù suppone un passo ulteriore che consiste nel “decidersi”. Una decisione che si articola a tre livelli. Il primo livello è quello della decisione di “ascoltarlo” dandogli credito (credere a Cristo).
«La fede nasce dall’ascolto» («fides ex auditu», Rm 10,17), dice l’Apostolo Paolo ai Romani.

Il secondo livello è quello della decisione di accettare il “contenuto di verità” del suo insegnamento che coincide con la sua stessa persona e umanità (credere Cristo), in quanto questo contenuto (dottrina) proviene da una Rivelazione. Gesù esige la fede, con la quale ci si abbandona pienamente a Dio che agisce in lui.

Il terzo livello è quello della decisione di “seguirlo” come centro affettivo della esistenza (credere in Cristo). L’affettività è “muoversi” verso un bene che attrae. E allora l’incontro con Gesù è simile a una rigenerazione che dà origine alla creatura nuova, capace di adorazione del Padre “in spirito e verità” (Gv 4,23-24). Paolo scriveva addirittura: «Non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me!» (Gal 2,20).
 
Infine chi ha incontrato personalmente Gesù e si è lasciato incontrare da lui è chiamato a fare un altro  passo: annunciarlo ad altri perché anche altri lo possano incontrare. Infatti, i discepoli “predicavano che la gente si convertisse, scacciavano molti demoni, ungevano di olio molti infermi e li guarivano” (Mc 6,12-13). Cristo è venuto per cercare, incontrare e salvare l’uomo intero.

L’impegno per la missione è un modo di vivere la nostra vocazione alla fede.  
 

 

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