Beati i perseguitati per la giustizia

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Beati i perseguitati per la giustizia, perché di essi è il regno dei cieli. Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli». (Mt 5, 10 -12).
 
Questa parole delle Beatitudini le abbiamo ascoltate appena qualche domenica fa e qualcuno sta cercando di perseguitare il Papa con la scusa della recente polemica con l'Ordine di Malta e con i Francescani dell'Immacolata. E lo hanno fatto come sempre si sono fatte queste cose in passato: con l’anonimato, la violenza verbale e la manipolazione. Come hanno fatto gli scribi e i farisei con Gesù di Nazareth.
 
I cartelloni comparsi per le vie romane raffigurano Sua Santità con una espressione corrucciata del volto, poco sotto una scritta che recita: "A Francé, hai commissariato Congregazioni, rimosso sacerdoti, decapitato l'Ordine di Malta e Francescani dell'Immacolata, ignorato Cardinali... ma n'do sta la tua misericordia?".

È francamente scandaloso una campagna del genere, anche se il poster anonimo sembra essere riconducibile agli ambienti conservatori contrari alle scelte del Papa.
In verità la cosa non è nuova nella storia recente della Chiesa. Si narra che Giovanni XXIII, dopo aver annunciato il Concilio Vaticano II, dovette lasciare “per prudenza” il Palazzo apostolico e riparare per qualche settimana nella Torre San Giovanni nei giardini Vaticani.
Ricordo poi, ancora con profondo dolore, l’attacco blasfemo nei confronti di Paolo VI. Dopo la pubblicazione dell’enciclica Humanae Vitae un noto settimanale italiano pubblicò una copertina raffigurante Paolo VI, nudo, in croce tacciato di omosessualità.
E che dire di Pio XII la cui causa di beatificazione è ancora bloccata per le colpe a lui attribuite per non aver fatto nulla contro la deportazione degli ebrei nei campi di concentramento nazisti.
 
I manifesti di Roma che attaccano pubblicamente il Vescovo dell’Urbe, e per questo Pastore universale dell’Orbe, sono il segno preoccupante di un movimento contrario al Santo Padre provenienti dalla destra curiale.
La scritta in romanesco, l’immagine cupa e “brutta” del Santo Padre ha l’intento di staccare il Papa dal cuore della gente, che è la sua grande forza e colpire il rapporto intenso, bello, familiare, coinvolgente del Papa con le masse dei fedeli che sono sempre in attento ascolto delle parole del Pontefice. Ma senza dubbio alcuno il risultato sarà l’effetto opposto.
 
Il messaggio del manifesto, inoltre, ha cercato di colpire il cuore del ministero del Pontefice e insinuare l’esatto contrario: “Tu parli di misericordia, ma non vivi la misericordia! Fai solo parole. Anzi perseguiti chi non è d’accordo con te: dall’Ordine di Malta ai Francescani dell’Immacolata; dai sacerdoti per te a quei cardinali alla cui lettera neppure rispondi”.
 
Ma il Papa lo sa. Egli ha già avvertito, in più di un'occasione, che sa bene che vi sono coloro che lanciano il sasso e nascondono la mano. Il Papa conosce bene la "resistenza del male" di cui ha parlato nel suo discorso alla Curia Romana. Il Papa sa da dove vengono questi attacchi "nati in cuori spaventati e induriti, che si nutrono di parole vuote del gattopardismo spirituale di chi dice che devono cambiare le cose, ma poi vuole che tutto sia come prima".

Altro non c'è da dire. Se non fare nostre le parole di chi ha detto: "Si dimentica troppo spesso che la misericordia senza rispetto per la giustizia e per la verità, è un inganno. Misericordia, verità e giustizia vanno sempre insieme”.
 
Ma questi novelli “Pasquino” non riusciranno nella loro velleità di sconfiggere il Papa.
Infatti le reazioni anche su social non si sono fatte attendere.
«Questi attacchi non toglieranno serenità a Francesco».
«A Roma sono apparsi manifesti anonimi finto popolari e ben pagati contro Papa Francesco. Segno che sta agendo bene e sta dando molto fastidio».
C’è chi definisce la cosa una «miseria umana»; chi parla di «fascisti» o di «demoni in trasferta a Roma». Per altri si tratta di una «gran cafonata».
«Scritti in dialetto a sottolineare che anche la gente semplice la pensa così? Illusi! Forza Papa Francesco», si legge in un altro tweet.
Qualcuno ha scritto che quel manifesto è in realtà come «una medaglia per l’impegno di Papa Francesco contro muri e razzismo».
 
Anche noi aggiungiamo, se ve ne fosse bisogno, che questi attacchi al Santo Padre significano proprio che Papa Francesco sta percorrendo un buon cammino e indicando alla Chiesa una strada all’altezza dei tempi e sempre fedele al Vangelo.
E mi pare proprio di poter dire che è in buona compagnia!
Lo seguono l’immensa maggioranza dei cristiani che amano il Papa e pregano – anche questa volta – per Lui.