Avere fame di Gesù per alimentarci di lui

<< Torna indietro

 

Giovanni Evangelista usa un linguaggio molto forte per insistere sulla necessità di alimentare la comunione con Gesù Cristo. Solo così potremo sperimentare in noi la sua propria vita. Secondo l’evangelista è necessario mangiare Gesù: "Colui che mangia me vivrà per me"

Il linguaggio di Gesù è di grande forza espressiva. A chi sa di alimentarsi di lui Egli fa questa promessa: «Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui».  Chi si nutre della Eucaristia esperimenta che la propria relazione con Gesù non è qualcosa di esterno. Gesù non è un modello di vita da imitare dal di fuori. Alimenta la propria vita dal di dentro.

Il linguaggio assume un carattere ancora più aggressivo quando dice che occorre mangiare la carne di Gesù e bere il suo sangue. Il testo è inequivocabile. «La mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue dimora in me e io in lui».

 

Secondo il racconto giovanneo ancora una volta gli ebrei, incapaci di andare oltre il materiale fisico, interruppero Gesù scandalizzati per il linguaggio utilizzato: «Come può costui darci la sua carne da mangiare?». Gesù non ritirò la sua richiesta, ma diede alle sue parole un contenuto più profondo.


Le parole che seguono servono solo per evidenziare il carattere fondamentale e imprescindibile: «La mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda». Se i discepoli non si alimentano di lui, potranno fare  e dire molte cose, ma non dovranno mai dimenticare le sue parole: «Non avete in voi la vita».  

 

Il nucleo della sua esposizione permette di esplorare l'esperienza vissuta dalle prime comunità cristiane nella celebrazione dell'Eucaristia. Secondo Gesù, i discepoli non solo non devono credere in lui, ma devono nutrirsi e alimentare la loro vita della sua stessa persona. L'Eucaristia è una esperienza centrale per i seguaci di Gesù.

 

Per avere la vita dentro di noi bisogna nutrirsi di Gesù, nutrirsi del suo alimento vitale, interiorizzare i suoi comportamenti e i suoi criteri di vita. Questo è il segreto e la forza dell'Eucaristia. Lo sanno bene coloro che comunicano con lui e si alimentano della sua passione per il Padre e del suo amore per i suoi figli.
Questa esperienza di "rimanere
» in Gesù e lasciare che Gesù «rimanga» in noi può trasformare dalla radice la propria fede. Questo scambio reciproco, questa stretta comunione, difficile da esprimere a parole, costituisce il vero rapporto del discepolo con Gesù. Questo vuol dire seguirlo sostenuti dalla sua forza vitale.

 

Cari amici,

La vita che Gesù comunica ai suoi discepoli nell'Eucaristia è la stessa che egli riceve dal Padre che è fonte inesauribile di vita piena. Una vita che non si estingue con la nostra morte biologica. Per questo Gesù osa fare questa promessa ai suoi discepoli: «Chi mangia questo pane vivrà in eterno».

Questo linguaggio non produce più alcun impatto tra i cristiani. Abituati a sentirlo da bambini, si tende di confinare il tutto a ricordi emotivi della prima comunione. Tutti conosciamo la dottrina appresa nel catechismo: nel momento della comunione Cristo si fa presente in noi per la grazia del sacramento dell'Eucaristia. Purtroppo, tutto può rimanere un bel ricordo. Troppo spesso ci manca l'esperienza di incorporare Cristo nella nostra vita reale. Non sappiamo come aprirci a lui perché egli nutra con il suo Spirito la nostra vita e la renda più umana ed evangelica.

 

Mangiare Cristo è molto più che avvicinarci distrattamente al rito sacramentale e ricevere il pane consacrato. La comunione con Cristo richiede un atto di fede e di apertura di particolare intensità che si può vivere soprattutto nel momento della comunione sacramentale, ma anche in altre esperienze di contatto vitale con Gesù. Ciò che è decisivo è avere fame di Gesù! Cercare nel profondo e incontrarlo. Aprirci alla sua verità perché ci confermi con il suo Spirito e rafforzi il meglio che è in noi. Permettergli che Egli illumini e trasformi i settori della nostra vita che sono ancora da evangelizzare.

 

Senza dubbio il segno più grave della crisi della fede cristiana tra noi è l’abbandono pressoché generalizzato dell'Eucaristia domenicale. Per chi ama Gesù è doloroso osservare come l'Eucaristia stia perdendo il suo potere di attrazione. Ma è ancora più doloroso constatare che da parte della Chiesa si assiste a questo fatto senza osare di reagire.

Pertanto alimentarci di Gesù è tornare al suo Vangelo in  modo semplice e autentico; interiorizzare i suoi atteggiamenti fondamentali ed essenziali; accendere in noi la volontà di vivere come lui; risvegliare la nostra coscienza di discepoli e seguaci a fare di lui il centro della nostra vita. Senza cristiani che si alimentino di Gesù, la Chiesa languirà senza rimedio.