Anno Santo - La bolla di indizione Misercordiae Vultus

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La Bolla di inidizione del Giubileo straordinario della Misericordia dal titolo “Misericordiae vultus” si compone di 25 numeri. Il testo fin dal titolo rimanda a Gesù che è il volto visibile della misericordia di Dio. “Gesù Cristo è il volto della misericordia del Padre. Il mistero della fede cristiana sembra trovare in questa parola la sua sintesi”. La misericordia non è una parola astratta, ma un volto da riconoscere, contemplare e servire. “Abbiamo sempre bisogno di contemplare il mistero della misericordia. È fonte di gioia, di serenità e di pace. È condizione della nostra salvezza. Misericordia: è la parola che rivela il mistero della SS. Trinità. Misericordia: è l’atto ultimo e supremo con il quale Dio ci viene incontro. Misericordia: è la legge fondamentale che abita nel cuore di ogni persona quando guarda con occhi sinceri il fratello che incontra nel cammino della vita. Misericordia: è la via che unisce Dio e l’uomo, perché apre il cuore alla speranza di essere amati per sempre nonostante il limite del nostro peccato” (2).

 

Quella di papa Francesco è una lunga meditazione che ci fa contemplare nella persona, nella vita e nelle parole di Gesù di Nazaret la rivelazione della natura di Dio “come quella di un Padre che non si dà mai per vinto fino a quando non ha dissolto il peccato e vinto il rifiuto con la compassione e la misericordia” (9).

La Bolla si snoda in chiave trinitaria (6-9) e si estende nel descrivere la Chiesa come segno credibile di misericordia: “L’architrave che sorregge la vita della Chiesa è la misericordia” (10).

Parlando della centralità della misericordia papa Francesco si pone nella grande tradizione della Chiesa. Scritture e testi liturgici sottolineano come l’onnipotenza di Dio sia tutta concentrata nel suo essere misericordioso. Non solo! Nella Bolla il Papa ricorda quanto affermato, in anni e contesti diversi, Giovanni XXIII, Paolo VI e Giovanni Paolo II che al tema della misericordia ha dedicato la sua seconda Enciclica “Dives in misericordia”. C’è un filo rosso che accomuna gli insegnamenti dei tre Pontefici: la misericordia è il più bello di tutti gli attributi di Dio e la Chiesa non può prescindere dall’annuncio dell’amore misericordioso e compassionevole.

 

Il Papa indica le tappe salienti del Giubileo. L’apertura coincide con il 50esimo anniversario della chiusura del Concilio Ecumenico Vaticano II: “La Chiesa sente il bisogno di mantenere vivo quell’evento. Per lei iniziava un nuovo percorso della sua storia. I Padri radunati nel Concilio avevano percepito forte, come un vero soffio dello Spirito, l’esigenza di parlare di Dio agli uomini del loro tempo in un modo più comprensibile. Abbattute le muraglie che per troppo tempo avevano rinchiuso la Chiesa in una cittadella privilegiata, era giunto il tempo di annunciare il Vangelo in modo nuovo” (4).

 

La conclusione avverrà “nella solennità liturgica di Gesù Cristo Signore dell’universo, il 20 novembre 2016. In quel giorno, chiudendo la Porta Santa avremo anzitutto sentimenti di gratitudine e di ringraziamento verso la SS. Trinità per averci concesso questo tempo straordinario di grazia. Affideremo la vita della Chiesa, l’umanità intera e il cosmo immenso alla Signoria di Cristo, perché effonda la sua misericordia come la rugiada del mattino per una feconda storia da costruire con l’impegno di tutti nel prossimo futuro” (5).

 

Una peculiarità di questo Anno Santo consiste nel fatto che non sarà celebrato solo a Roma ma anche in tutte le altre diocesi del mondo. La Porta Santa sarà aperta dal Papa a San Pietro l’8 dicembre e la domenica successiva in tutte le Chiese del mondo. Un’altra novità è che il Papa concede - per la prima volta nella storia dei Giubilei - la possibilità di aprire una Porta Santa anche nelle Chiese Cattedrali di tutto il mondo e nei Santuari dove tanti pellegrini si recano in preghiera.

 

Dio “sarà per sempre nella storia dell’umanità come Colui che è presente, vicino, provvidente, santo e misericordioso” (6). Al riguardo Papa Francesco fa notare come, nelle bellissime parabole del capitolo 15 del Vangelo di San Luca, Dio appaia colmo di gioia nel momento in cui perdona: “In esse troviamo il nucleo del Vangelo e della nostra fede, perché la misericordia è presentata come la forza che tutto vince, che riempie il cuore di amore e che consola con il perdono” (9). Il quadro si completa con la parabola del servo spietato che pur avendo ricevuto il condono di un grosso debito dal suo padrone non riesce ad essere altrettanto generoso con un suo piccolo debitore (cfr capitolo 18 del Vangelo di San Matteo). Troviamo così l'invito esplicito a far diventare l'esperienza della misericordia e della pazienza divina sorgente del nostro agire.

 

Per questo il motto dell’Anno Santo sarà: “Misericordiosi come il Padre” (13).

È a questo livello, quello dell’esperienza di misericordia ricevuta e donata, che siamo chiamati a vivere il prossimo Giubileo. “È un programma di vita tanto impegnativo quanto ricco di gioia e di pace” (13). Anche per la diocesi ci saranno celebrazioni, iniziative e pratiche da pensare, da realizzare e soprattutto da vivere, ma tutto sarà in funzione di un cammino di conversione e di riconciliazione per ognuno e per tutte le comunità. Ed è proprio all’immagine del cammino che il Papa fa riferimento per invitarci al pellegrinaggio segno peculiare dell’Anno Santo.

Per raggiungere la Porta Santa a Roma o in Cattedrale dovremo compiere un pellegrinaggio. “Esso sarà un segno del fatto che anche la misericordia è una meta da raggiungere e che richiede impegno e sacrificio … attraversando la Porta Santa ci lasceremo abbracciare dalla misericordia di Dio e ci impegneremo ad essere misericordiosi con gli altri come il Padre lo è con noi” (14).

 

La Bolla spiega il senso del pellegrinaggio e soprattutto l’esigenza del perdono. Il tema particolare che sta a cuore al Papa è espresso al numero 15: le opere di misericordia corporale e spirituale dovranno essere riprese per “risvegliare la nostra coscienza spesso assopita davanti al dramma della povertà e per entrare sempre di più nel cuore del Vangelo, dove i poveri sono i privilegiati della misericordia divina”.

Un’altra indicazione è offerta per la Quaresima con l’invio dei “Missionari della Misericordia” “Saranno un segno della sollecitudine materna della Chiesa per il Popolo di Dio, perché entri in profondità nella ricchezza di questo mistero così fondamentale per la fede. Saranno sacerdoti a cui darò l’autorità di perdonare anche i peccati che sono riservati alla Sede Apostolica, perché sia resa evidente l’ampiezza del loro mandato. Saranno, soprattutto, segno vivo di come il Padre accoglie quanti sono in ricerca del suo perdono. Saranno dei missionari della misericordia perché si faranno artefici presso tutti di un incontro carico di umanità, sorgente di liberazione, ricco di responsabilità per superare gli ostacoli e riprendere la vita nuova del Battesimo”. In questo Anno Santo, insomma, “potremo fare l’esperienza di aprire il cuore a quanti vivono nelle più disparate periferie esistenziali, che spesso il mondo moderno crea in maniera drammatica”. (18). Un’iniziativa nuova e originale con la quale il Papa intende evidenziare più concretamente la sua cura pastorale.

Il numero 19 è un forte richiamo contro la violenza organizzata e contro le persone “fautrici o complici” di corruzione. Ecco allora che l’invito alla conversione, che caratterizza ogni giubileo, “si rivolge con ancora più insistenza verso quelle persone che si trovano lontane dalla grazia di Dio per la loro condotta di vita. Penso in modo particolare agli uomini e alle donne che appartengono a un gruppo criminale, qualunque esso sia. Per il vostro bene, vi chiedo di cambiare vita. Ve lo chiedo nel nome del Figlio di Dio che, pur combattendo il peccato, non ha mai rifiutato nessun peccatore … Lo stesso invito giunga anche alle persone fautrici o complici di corruzione. Questa piaga putrefatta della società è un grave peccato che grida verso il cielo, perché mina fin dalle fondamenta la vita personale e sociale. La corruzione impedisce di guardare al futuro con speranza, perché con la sua prepotenza e avidità distrugge i progetti dei deboli e schiaccia i più poveri. E’ un male che si annida nei gesti quotidiani per estendersi poi negli scandali pubblici … Questo è il momento favorevole per cambiare vita! Questo è il tempo di lasciarsi toccare il cuore” (19).

 

Il Papa ai numeri 20-21 affronta il tema del rapporto tra giustizia e misericordia, mostrando di non fermarsi a una visione legalista, ma di voler puntare su un percorso che sfocia nell’amore misericordioso. Papa Francesco condanna una visione della giustizia come mera osservanza della legge. Si tratta di uno dei passaggi più significativi della Bolla. La misericordia ha a che fare, certo, con l'errore e con la colpa. Ma tiene sempre presente il futuro della persona: anzi la misericordia scommette sul futuro. Crede nell'umanità anche di chi è colpevole. Quindi, la misericordia così intesa, non nega la frattura, la rottura nei rapporti, ma se ne fa carico in forma ultima.

“La giustizia di Dio è il suo perdono”, spiega il Papa, ed è questo “il primato della misericordia”, “dimensione fondamentale della missione di Gesù”, perché “non è l’osservanza della legge che salva, ma la fede in Gesù Cristo”. La giustizia di cui ci parla il Papa accetta le conseguenze di ciò che è stato posto, ma le ripensa in una dimensione di pienezza di vita possibile, di una scommessa sulla capacità della persona di rinnovarsi, di mutare, di maturare interiormente. Colui che è misericordioso scommette sempre sulla possibilità di trasformazione, sulla possibilità di futuro. Per questo una Chiesa inclusiva sa scommettere sul futuro dell'uomo sempre e fino in fondo. Esattamente quello che fa Dio Padre nei nostri confronti.

 

Il richiamo all’Indulgenza come tema tradizionale del Giubileo è espresso al numero 22. Elemento caratteristico del Giubileo, l’indulgenza – spiega il Pontefice – dimostra che “il perdono di Dio per i nostri peccati non conosce confini”. Tuttavia, mentre nel sacramento della Riconciliazione i peccati vengono cancellati dal perdono di Dio, con l’indulgenza il peccatore viene liberato “dall’impronta negativa”, “da ogni residuo della conseguenza del peccato”, che rimane “nei nostri comportamenti e nei nostri pensieri”. In questo senso, chi ottiene l’indulgenza, viene “abilitato ad agire con carità, a crescere nell’amore, piuttosto che a ricadere nel peccato” stesso.

 

Un ultimo aspetto originale è offerto da Papa Francesco riguardo alla misericordia come tema comune a Ebrei e Musulmani: “Questo Anno Giubilare vissuto nella misericordia possa favorire l’incontro con queste religioni e con le altre nobili tradizioni religiose; ci renda più aperti al dialogo per meglio conoscerci e comprenderci; elimini ogni forma di chiusura e di disprezzo ed espella ogni forma di violenza e di discriminazione” (23).

 

In chiusura del documento Papa Francesco si richiama alla figura di Maria, “Madre della Misericordia”, la cui vita è stata plasmata “dalla presenza della misericordia fatta carne”. “Arca dell’Alleanza tra Dio e gli uomini”, Maria “attesta che la misericordia del Figlio di Dio non conosce confini e raggiunge tutti, senza escludere nessuno”.

 

Il desiderio del Papa è che questo Anno, vissuto anche nella condivisione della misericordia divina, possa diventare un’occasione per “vivere nella vita di ogni giorno la misericordia che da sempre il Padre estende verso di noi. In questo Giubileo lasciamoci sorprendere da Dio. Lui non si stanca mai di spalancare la porta del suo cuore per ripetere che ci ama e vuole condividere con noi la sua vita. [...] In questo Anno Giubilare la Chiesa si faccia eco della Parola di Dio che risuona forte e convincente come una parola e un gesto di perdono, di sostegno, di aiuto, di amore. Non si stanchi mai di offrire misericordia e sia sempre paziente nel confortare e perdonare. La Chiesa si faccia voce di ogni uomo e ogni donna e ripeta con fiducia e senza sosta: Ricordati, Signore, della tua misericordia e del tuo amore, che è’ da sempre (Sal 25,6)” (25).