Amoris lætitia
Conclusione

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Il 24 ottobre 2015, chiudendo il Sinodo ordinario sulla Famiglia, il Santo Padre Francesco sviluppò alcune considerazioni sui lavori sinodali che appaiono, ora, profetiche e illuminanti al fine di comprendere lo spirito e la lettera dell’Esortazione Apostolica Amoris laetitia. Le osservazioni sono oneste, realiste, obiettive. Infatti sia nella lettura della sintesi dei nove capitoli, sia (e soprattutto) nella lettura/riflessine dell’intero testo, di cui dovrà essere evitata una lettura generica e frettolosa ma al contrario, occorrerà un approfondimento “paziente parte per parte”, inevitabilmente si percepiranno alcune sensazioni, perplessità e, forse, obiezioni.

Non è un mistero per nessuno se si afferma che Amoris laetitia ha diviso in due il mondo ecclesiale.

 

Molto umilmente suggeriamo che la lettura della Esortazione apostolica sia fatta tenendo conto delle suggestioni di Papa Francesco.

Pertanto con l’Esortazione Apostolica post-sinodale Amoris laetitia:

 

1.    Certamente non significa aver concluso tutti i temi inerenti la famiglia, ma aver cercato di illuminarli con la luce del Vangelo, della tradizione e della storia bimillenaria della Chiesa, infondendo in essi la gioia della speranza senza cadere nella facile ripetizione di ciò che è indiscutibile o già detto.

2.  Sicuramente non significa aver trovato soluzioni esaurienti a tutte le difficoltà e ai dubbi che sfidano e minacciano la famiglia, ma aver messo tali difficoltà e dubbi sotto la luce della fede, averli esaminati attentamente, averli affrontati senza paura e senza nascondere la testa sotto la sabbia.

3.    Significa aver sollecitato tutti a comprendere l’importanza della istituzione della famiglia e del matrimonio tra uomo e donna, fondato sull’unità e sull’indissolubilità, e ad apprezzarla come base fondamentale della società e della vita umana.

4.    Significa aver accolto le voci delle famiglie e dei pastori della Chiesa che sono venuti a Roma portando sulle loro spalle i pesi e le speranze, le ricchezze e le sfide delle famiglie di ogni parte del mondo.

5.   Significa aver dato prova della vivacità della Chiesa Cattolica, che non ha paura di scuotere le coscienze anestetizzate o di sporcarsi le mani discutendo animatamente e francamente sulla famiglia.

6.     Significa aver cercato di guardare e di leggere la realtà, anzi le realtà, di oggi con gli occhi di Dio, per accendere e illuminare con la fiamma della fede i cuori degli uomini, in un momento storico di scoraggiamento e di crisi sociale, economica, morale e di prevalente negatività.

7.    Significa aver testimoniato a tutti che il Vangelo rimane per la Chiesa la fonte viva di eterna novità, contro chi vuole “indottrinarlo” in pietre morte da scagliare contro gli altri.

8.   Significa anche aver spogliato i cuori chiusi che spesso si nascondono perfino dietro gli insegnamenti della Chiesa, o dietro le buone intenzioni, per sedersi sulla cattedra di Mosè e giudicare, qualche volta con superiorità e superficialità, i casi difficili e le famiglie ferite.

9.    Significa aver affermato che la Chiesa è Chiesa dei poveri in spirito e dei peccatori in ricerca del perdono e non solo dei giusti e dei santi, anzi dei giusti e dei santi quando si sentono poveri e peccatori.

10. Significa aver cercato di aprire gli orizzonti per superare ogni ermeneutica cospirativa o chiusura di prospettive, per difendere e per diffondere la libertà dei figli di Dio, per trasmettere la bellezza della Novità cristiana, qualche volta coperta dalla ruggine di un linguaggio arcaico o semplicemente non comprensibile.

 

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