A 50 anni dall'apertura
Tornare allo spirito del Concilio

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Giovanni XXIII, Papa dotato di un forte carisma profetico, convocò il Concilio Vaticano II  - come ha detto - grazie a "una improvvisa ispirazione di Dio" che ha avuto in un "momento mistico". Lo spirito del Concilio Vaticano II impregnò il discorso inaugurale del Papa, che chiese ai vescovi chiamati di lavorare in un clima di apertura e di dialogo; e di non lanciare anatemi.

Il Concilio ha proposto che la Chiesa di ritornare alle sue fonti, di tener conto la varietà delle situazioni in cui deve inculturarsi il Vangelo e di rendersi presente fatto nei dolori e le gioie dell'umanità. Dopo aver concluso le 4 sessioni diceva Paolo VI il 7 dicembre 1965: "L’antica parabola del Buon Samaritano è stato l'esempio e la regola che ha governato la spiritualità del nostro Concilio."


Alcuni teologi ritengono che lo spirito del Consiglio sia stato rivelato in alcune decisioni, come ad esempio l’ascolto diretto della parola di Dio, la vita in comunione e comunità di fede, l’attenzione ai "segni dei tempi", l'unità di tutti i cristiani, il dialogo con le persone di buona volontà e l'appello per la libertà dei figli di Dio. Altri credono che lo spirito del Concilio sia consistito in un impulso spirituale di rinnovamento che lo ha animo fino alla sua conclusione. Il Vaticano II è stato considerato una nuova Pentecoste; per questo molti cattolici ritengono che la Chiesa si rinnovò per mezzo dello Spirito Santo.


Per scoprire lo spirito conciliare  - come S. Ignazio raccomanda – è necessario un "discernimento dello spirito". Nella prima sessione del Vaticano II i vescovi più aperti criticarono i documenti delle commissioni preparatorie proprio perché non facevano riferimento allo Spirito Santo. Mancavano dello Spirito; erano fossili di una teologia obsoleta.


Lo spirito del Concilio  - affermano teologi rinnovatori - promuove una lucida coscienza morale, dà senso acuto ai giudizi, spinge all'impegno e promuove   la messa in pratica del messaggio di Gesù. Spirito è un termine di profonde radici cristiane, ora utilizzato più spesso di prima in teologia.

Si può dire che una persona ha spirito quando emana un soffio spirito vitale, comunica in modo caldo e critico, spinge al rinnovamento personale e sociale, genera forze per l'impegno, sa discernere, rileva le tracce di Dio nella storia, scopre i "segni dei tempi ", porta gioia e alimenta la speranza. Lo Spirito di Dio si esprime dove c’è la vita e verità, amore, giustizia e pace, riconciliazione e perdono, rinnovamento e apertura.


Il Vaticano non si limita ai suoi testi, benché importanti. E' necessario scoprire lo spirito con cui sono stati scritti. Logicamente il testo conduce allo spirito e lo spirito dà la comprensione del testo. Dobbiamo anche prendere in considerazione l’ampiezza della convocazione del Concilio e dei suoi obiettivi, espressi per primo da Giovanni XXIII e Paolo VI dopo. La preoccupazione principale è stata quella di formulare la fede tendo conto del vigore della parola di Dio, il contesto culturale moderno, la situazione ingiusta del Terzo Mondo, lo scandalo della divisione tra le chiese cristiane e le nuove esigenze della prassi dei credenti.

 

Il Concilio fu evento ecclesiale, religioso e spirituale, non solo pronunciamento dottrinale o disciplinare. Non pretese di ordinare teologia ma di porre la riflessione teologica a servizio della vita. Giovanni XXIII disse che per elaborare una nuova somma dottrinale non c’era bisogno di un Concilio. La novità più significativa del Vaticano II non la costituiscono le sue formulazioni, ma il fatto di essere stato convocato e celebrato in modo dinamico e con spirito vivo.


Dopo il Vaticano II la Chiesa fu compresa come popolo di Dio e il suo ministero, come servizio al popolo. La riforma liturgica suscitò grandi speranze; si avviarono i contatti ecumenici; si rinnovarono e seminari e i noviziati, prese slancio l’apostolato dei laici, e la teologia ha mostrato grande vitalità. Ha contribuito a un cambiamento profondo del mondo cristiano, che segnò la fine della Controriforma. Il Concilio contribuì a un cambio profondo della cristianità,  dette grande impulso ai movimenti ecclesiali, riconobbe il valori della modernità, pose al centro della vita del cristiano la parola di Dio, favorì la riscoperta di una nuova coscienza della Chiesa. Il mondo non fu più visto solo come un "nemico dell'anima."


Alcuni teologi ritengono che il Consiglio fu convocato troppo tardi, giacché la sclerosi del cattolicesimo romano era avanzato quasi irrimediabilmente. Altri credono che si sia svolto troppo presto, poiché il processo della mutazione culturale moderna era ancora agli albori.


Se si confrontano le finalità conciliari con quello che è successo nella Chiesa cinquant’anni dopo, i giudizi sono divergenti. Alcune persone squalificano il Vaticano II come decisione pericolosa e sbagliata che introdusse nella Chiesa uno anti-spirito aggressivo e critico. Altri giudicano negativamente il postconcilio a causa della cattiva applicazione delle decisioni conciliari, il quanto il suo spirito sarebbe stato frainteso.

 

Urge ritornare allo spirito del Concilio Vaticano II per il bene della Chiesa e della società. E’ la grande sfida di papa Benedetto