4 domenica di quaresima A
Gesù non solo sana, ma salva!

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Codex sinopensis (VI sec.) Biblioteca Nazionale di Francia, Parigi

  Dal Vangelo secondo Giovanni 9,1-41
In quel tempo, Gesù passando vide un uomo cieco dalla nascita; sputò per terra, fece del fango con la saliva, spalmò il fango sugli occhi del cieco e gli disse: «Va’ a lavarti nella piscina di Sìloe», che significa “Inviato”. Quegli andò, si lavò e tornò che ci vedeva. Allora i vicini e quelli che lo avevano visto prima, perché era un mendicante, dicevano: «Non è lui quello che stava seduto a chiedere l’elemosina?». Alcuni dicevano: «È lui»; altri dicevano: «No, ma è uno che gli assomiglia». Ed egli diceva: «Sono io!».
Condussero dai farisei quello che era stato cieco: era un sabato, il giorno in cui Gesù aveva fatto del fango e gli aveva aperto gli occhi. Anche i farisei dunque gli chiesero di nuovo come aveva acquistato la vista. Ed egli disse loro: «Mi ha messo del fango sugli occhi, mi sono lavato e ci vedo». Allora alcuni dei farisei dicevano: «Quest’uomo non viene da Dio, perché non osserva il sabato». Altri invece dicevano: «Come può un peccatore compiere segni di questo genere?». E c’era dissenso tra loro. Allora dissero di nuovo al cieco: «Tu, che cosa dici di lui, dal momento che ti ha aperto gli occhi?». Egli rispose: «È un profeta!». Gli replicarono: «Sei nato tutto nei peccati e insegni a noi?». E lo cacciarono fuori.
Gesù seppe che l’avevano cacciato fuori; quando lo trovò, gli disse: «Tu, credi nel Figlio dell’uomo?». Egli rispose: «E chi è, Signore, perché io creda in lui?». Gli disse Gesù: «Lo hai visto: è colui che parla con te». Ed egli disse: «Credo, Signore!». E si prostrò dinanzi a lui.
 
Il racconto è indimenticabile. È tradizionalmente chiamato "La guarigione del cieco nato", ma è molto di più, perché l'evangelista descrive il viaggio interiore che un uomo ha fatto dalle tenebre fino all'incontro con Gesù, «Luce del mondo».
Non conosciamo il suo nome. Sappiamo solo che era un mendicante, cieco dalla nascita, che chiedeva l'elemosina alla periferia del tempio. Lui non sapeva che cosa fosse la luce. Non l'aveva mai vista.
Non poteva camminare o orientarsi. Il suo destino era quello di vivere nell’oscurità.

N
é lui né i suoi genitori avevano colpa alcuna, ma il suo destino sarebbe stato segnato per sempre: seduto sul ciglio di una strada a chiedere l’elemosina. La gente lo guardava come un peccatore punito da Dio. I discepoli di Gesù gli chiesero se il peccato fosse del cieco o dei suoi genitori.
 
Un giorno Gesù incrociò la vita dell'anonimo cieco. E da quando lo ha visto, pensò solo a salvarlo da quella sfortunata vita di mendicante, disprezzato da tutti come un peccatore. Il cieco era così bisognoso che lasciò che Gesù “ungesse” i suoi occhi. Lui non sapeva chi fosse il Giovane Rabbi di Nazaret, ma si fidò del suo potere curativo.

Gesù unse gli occhi del povero cieco con del fango inumidito con la sua saliva per infondere la sua forza vitale. Ma la guarigione non fu automatica; anche il cieco dovette collaborare: e seguendo, le indicazioni di Gesù, dovette andare a lavare i suoi occhi nella piscina di Siloe e, per la prima volta, iniziò a vedere. L'incontro con Gesù cambiò la sua vita. Finalmente avrebbe potuto vivere una vita dignitosa, senza timore e imbarazzo per nessuno.
 
«I vicini e quelli che lo avevano visto prima, perché era un mendicante» lo videro trasformato. Era lo stesso ma sembrava un altro. L'uomo dichiarò: «Sono io!», e spiegò la sua esperienza: «Un uomo chiamato Gesù» lo aveva guarito. Lui non ne sapeva di più. Non sapeva chi fosse né dove si trovasse: quel che è certo è che gli aveva aperto gli occhi.
 
I Farisei, esperti in questioni religiose, chiesero spiegazioni di ogni genere su Gesù. Ma egli si limitò a raccontare loro la sua esperienza: «Mi ha messo del fango sugli occhi, mi sono lavato e ci vedo». Gli chiesero che cosa ne pensasse di Gesù; rispose loro: «È un profeta!». Ciò che aveva ricevuto da questo tale di nome Gesù era cosa così buona che quest'uomo doveva venire per forza da Dio.
Questo per i Farisei era davvero troppo! «Gli replicarono: Sei nato tutto nei peccati e insegni a noi? E lo cacciarono fuori».

L'evangelista scrive che quando Gesù sentì che era stato cacciato, andò a cercarlo e trovatolo iniziò con lui un breve dialogo. Quando Gesù gli chiede se credesse nel Messia, il cieco ormai guarito replicò: «E chi è, Signore, perché io creda in lui?».. Gesù rispose «Lo hai visto: è colui che parla con te». Allora al cieco guarito si aprirono gli occhi dell'anima. Si prostrò davanti a Gesù e confessò: «Credo, Signore!».
 
Questo è Gesù.
Non abbandona mai coloro che lo cercano con cuore sincero e lo amano.
Anche coloro che sono emarginati hanno un posto privilegiato nel suo cuore.
E Gesù non solo sana, ma salva!
 
Secondo l'evangelista, questa storia è avvenuta a Gerusalemme intorno al trentesimo anno, ma continua ancora oggi tra noi nel XXI secolo. Solo ascoltando Gesù e lasciandoci condurre interiormente da lui cammineremo verso una fede piena e umile.
Solo un’esperienza personale e intima di incontro con Gesù Cristo aprirà i nostri occhi e il nostro cuore.

E Gesù lo incontriamo nella sua Parola e nel sacramento della eucarestia.
Dobbiamo trasformarci in ricercatori convinti di Dio capaci di ascoltare la Parola del Suo Figlio, lasciarci prendere dal suo amore, e rispondere con amore all’Amore.

E’ così: non chiudiamoci ostinatamente alla nostra cecità.
Non insistiamo nel difendere ciò che è indifendibile nella nostra vita.
Non continuiamo a ingannarci ancora.
Dobbiamo noi pure adottare la posizione umile e sincera del cieco nato, che si lascò illuminare da Gesù.

L'episodio della guarigione del cieco di Siloe ci ricorda che quando riconosceremo la nostra cecità, ci lasceremo illuminare da Cristo e accoglieremo il suo Vangelo, solo allora cominceremo a vedere lo splendore della verità.


 
 
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