2 domenica di avvento anno A
«Preparate la via del Signore!»

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Dal vangelo secondo Matteo 3,1-12

In quei giorni, venne Giovanni il Battista e predicava nel deserto della Giudea dicendo: «Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino!». Egli infatti è colui del quale aveva parlato il profeta Isaìa quando disse: «Voce di uno che grida nel deserto: Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri!».
E lui, Giovanni, portava un vestito di peli di cammello e una cintura di pelle attorno ai fianchi; il suo cibo erano cavallette e miele selvatico. Allora Gerusalemme, tutta la Giudea e tutta la zona lungo il Giordano accorrevano a lui e si facevano battezzare da lui nel fiume Giordano, confessando i loro peccati.
Vedendo molti farisei e sadducei venire al suo battesimo, disse loro: «Razza di vipere! Chi vi ha fatto credere di poter sfuggire all’ira imminente? Fate dunque un frutto degno della conversione, e non crediate di poter dire dentro di voi: “Abbiamo Abramo per padre!”. Perché io vi dico che da queste pietre Dio può suscitare figli ad Abramo. Già la scure è posta alla radice degli alberi; perciò ogni albero che non dà buon frutto viene tagliato e gettato nel fuoco. Io vi battezzo nell’acqua per la conversione; ma colui che viene dopo di me è più forte di me e io non sono degno di portargli i sandali; egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco. Tiene in mano la pala e pulirà la sua aia e raccoglierà il suo frumento nel granaio, ma brucerà la paglia con un fuoco inestinguibile».
 
Tra l'autunno dell'anno 27 e la primavera del 28 un profeta originale e indipendente apparve nell'orizzonte religioso della Palestina che causò un forte impatto sul popolo ebraico e nella città. Il suo nome era Giovanni. Le prime generazioni lo videro sempre come l'uomo che preparava la strada per Gesù.
 
C'era, decisamente, qualcosa di nuovo e sorprendente in codesto profeta. Non predicava a Gerusalemme come Isaia e altri profeti: viveva appartato dall'élite del tempio. E non era neppure un profeta della corte: infatti, si muoveva lontano dal palazzo di Erode Antipa.

Di lui si diceva che fosse
«Voce di uno che grida nel deserto», un luogo che non poteva essere facilmente controllato da alcun potere. Nella mentalità semitica, il "deserto" era, tra le altre cose, il luogo della verità, in cui le persone erano costrette a vivere dell'essenziale. Il superfluo e l'artificiale erano eliminati e l'essere umano si trovava di fronte alla sua vera realtà. È sempre importante che l'umanità ascolti "la voce che grida nel deserto".
 
Tutto il suo messaggio era focalizzato dal grido: «Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri!».
 
Ma è la premessa che Giovanni ha fatto a essere rivoluzionaria; la stessa che il Giovane Rabbi di Nazaret avrebbe pronunciato all’inizio del suo ministero profetico, sulle rive del lago di Galilea: «Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino!».

La predicazione del Battista è propedeutica alla chiamata alla conversione su ci si centrerà l'intero messaggio di Gesù: un cambiamento radicale per ri-orientare la vita a Dio. La conversione, infatti, non consiste nel fare penitenza. Non è sufficiente appartenere al popolo eletto. Non basta ricevere il battesimo di penitenza nel Giordano. È necessaria una nuova vita, orientata ad accogliere il Regno di Dio.
 
La conversione inizia dal lucido coraggio di ritrovare la propria verità e, quindi, dal riconoscimento che da tale verità ci si era allontanati. Con un umile convincimento: possiamo convertirci soltanto perché Dio, per primo, si è rivolto a noi, donandoci la sua misericordia e aprendo la via alla riconciliazione.

La conversione è quindi una azione di grazia. 
E' il dono di poter ricominciare da capo.
Conversione significa proprio avere il coraggio di vivere il dono di Dio.
Convertirsi è ripristinare il primato di Dio e della sua grazia nella nostra vita.

La conversione è accogliere il Regno di Dio che è vicino;
E' produrre frutti buoni.
E'
 confessare i propri peccati.
E'
 cambiare mente, cuore e vita.
 
L’accoglienza ha bisogno di una preparazione; per questo Giovanni invita: «Preparate la via del Signore!».
La "via del Signore" cui faceva riferimento Giovanni Battista non era certo la strada romana attraverso cui si muovevano le legioni di Tiberio. Non erano sono le strade che portavano al tempio. Ma la strada che conduce al Dio di Gesù Cristo, salvezza per tutti gli uomini.
 
È molto facile sistemarsi nella vita "senza strade" verso Dio. Non occorre essere atei. Non è necessario respingere Dio consapevolmente. Basta seguire la tendenza generale dei nostri giorni; ritenere che sia possibile vivere come se Dio non esistesse; far nostro il principio della indifferenza religiosa. A poco a poco, Dio scomparirà dall'orizzonte e avanzerà una tristissima eclissi del sacro.
 
La prima cosa è convertirsi a un Dio amore, a un Dio misericordia e tenerezza. La gente si convertirà a Dio se riuscirà a scoprire che Dio è un Padre che ama e accoglie, oltre che un Padre che corregge.
 
È necessario, al tempo stesso, allargare l'orizzonte della nostra vita. Stiamo riempiendo la nostra esistenza di cose e di fatto diamo vuoti all'interno. Viviamo informati di tutto, ma non sappiamo dove dirigere la nostra vita. Ci riteniamo tra gli esseri più intelligenti e progressisti della storia, ma non sappiamo entrare nel nostro cuore, meditare, pregare o rendere grazie.

Cammina e si converte a Dio solo chi è insoddisfatto del luogo dove si trova e cammina alla ricerca di un nuovo modo di esistere.

Inoltre è anche importante cercare una "base solida" alla la vita. Su che cosa possiamo appoggiarci in mezzo a tanta incertezza e a così forte smarrimento? La vita è come una casa: ci si deve preoccupare della facciata, del tetto, ma l'importante è averla costruita su fondamenta sicure.

Non è che in fondo al cuore avvertiamo acuto e profondo il bisogno di Dio?
Il Battista, in questa seconda tappa del tempo di avvento, invita a «raddrizzate i sentieri!» e individuare nuovi modi per incontrare Dio.

Ci conceda il Signore di “preparare la sua via” con impegno e generosità.
 

 

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