”Fare” o “celebrare”
la prima comunione?

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Nelle nostre comunità cristiane
 
    E’ ancora la maggioranza dei fanciulli a "fare" la prima comunione. Tuttavia di questi solo alcuni continuano il proprio itinerario catechistico e formativo per una crescita nella fede. Per molti la prima comunione rischia di essere l’unica e l’ultima. In tal modo non si può certo parlare di vera esperienza credente.
 
    In molte famiglie si vive sempre meno la fede come sequela Christi con una relativa ripercussione sia nella vita concreta e con una marcata trasformazione degli ambienti di vita. 
 
  Anche in molte delle nostre parrocchie dove “si fa” la prima Comunione non esistono riferimenti comunitari reali: la comunità cristiana che celebra e accoglie i fanciulli semplicemente non c’è. Tutto è riferito al momento e poi ... ciascuno a casa propria!
 
    Occorre dire che attorno alla celebrazione della prima comunione è ormai invalso un evidente commercio economico e di prestigio sociale che è molto distante dal messaggio evangelico e dalle sue esigenze. 
 
A fronte di tutto ciò, anche a costo di essere utopisti, non possiamo non sostenere che piuttosto che “fare” la Prima comunione, occorrerà “celebrare la Messa di Prima Comunione”
 
La celebrazione di ogni sacramento deve essere espressione della vita di una determinata esperienza, la prima delle quali deve essere l’incontro personale con Dio manifestato in Gesù Cristo.
Da questo incontro devono sgorgare la gioia della Buona Novella del Regno, la conversione cristiana, l’esperienza della libertà dei figli di Dio, l’audacia relativa alla proclamazione del messaggio di Gesù e della relativa testimonianza cristiana.
 
Tuttavia occorre ribadire che la celebrazione della prima comunione è solo un primo passo nella sequela Christi, che va intesa come processo continuo fino a giungere alla incorporazione adulta nella comunità di riferimento e alla testimonianza/impegno nella realtà ambientale.
 
Al fine di facilitare e sostenere un tale itinerario è necessario promuovere nelle parrocchie spazi di formazione sulla celebrazione dei Sacramenti, che offrano itinerari permanenti per la crescita della fede e per la sequela di Cristo. 
 
    Le famiglie dovrebbero assumersi sul serio l’impegno a educare nella fede. Se non credono, se le esigenze del Vangelo non hanno nulla da dire nella vita di tutti i giorni, debbono domandarsi seriamente se abbia senso che i loro figli siano ammessi alla celebrazione della Messa di prima Comunione.
Al contrario, se credono, devono esigere una forma di incorporazione dei fanciulli alla Eucarestia della comunità che sia coerente con il suo vero significato. In questo senso si rende ogni volta più necessaria l’istituzione di una catechesi destinata ai genitori di carattere più meno obbligatorio e complementare con la catechesi che viene offerta ai loro fanciulli.
 
    I fanciulli e le fanciulle debbono essere capaci di essere protagonisti in merito agli impegni assunti. Debbono avere chiara coscienza  - in misura proporzionata all’età, ovviamente! –di ciò che significa celebrare e ricevere l’Eucarestia. 
 
  Gli agenti pastorali – catechisti, la parrocchia stessa, i sacerdoti – provvedano a contenere al minimo, o eliminare addirittura del tutto, il “commercio” che viene fatto attorno al giorno della prima comunione. E’ davvero triste vedere i genitori accostarsi alla parrocchia, al parroco, ai catechisti solo per conoscere le modalità della celebrazione e non preoccuparsi quasi per nulla della preparazione raggiunta dal proprio figlio. Lasciano tutti basiti e sconcertati i lauti pasti consumati presso i ristoranti, ritenendo in tal modo di far festa ai fanciulli della prima comunione.   
Si narra di un parroco il quale, per evitare tutto questo, dopo un accurato cammino di catechesi, senza nulla dire ad alcuno, ha celebrato la Santa Messa con i fanciulli e ha fatto fare la prima comunione. Alla fine ha detto loro: Ora comunicatelo ai vostri genitori e vi aspetto alla Santa Messa di domenica prossima!
Una esagerazione?
Forse quei fanciulli non sono stati distratti da nient’altro!
 
  E’ compito di tutti i cristiani riservare a questa celebrazione la propria autenticità evangelica accogliendo i fanciulli della prima comunione nella comunità cristiana per continuare insieme ogni domenica – pasqua della settimana – a celebrare l’amore e le meraviglie del Signore. 

 

 

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