Incontrare e vivere di Dio

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 La scena è accattivante. Stanco del cammino, Gesù sedette vicino al pozzo di Giacobbe. La sua vita era un continuo camminare per visitare i villaggi annunciando il mondo migliore che Dio voleva e vuole per tutti. Nello stesso tempo giunse al pozzo una donna sconosciuta e senza nome ad attingere acqua. Apparteneva a un popolo semipagano, disprezzato dagli ebrei. Con tanta spontaneità Gesù inizio un dialogo con lei. La guardò in volto con grande tenerezza e le disse: «Dammi da bere».

In realtà Gesù dichiarò la sua sete alla Samaritana, ma non ha bevuto. Segno evidente che la sua sete era simbolica e si riferiva piuttosto alla sua missione: la sete di realizzare la volontà del Padre, ossia che tutti siano salvi.

 

La donna fu sconvolta. E basita, domandò: «Come mai tu, che sei giudeo, chiedi da bere a me, che sono una donna samaritana?».  La risposta di Gesù soprese ancora di più la donna samaritana: «Se tu conoscessi il dono di Dio e chi è colui che ti dice: Dammi da bere!, tu avresti chiesto a lui ed egli ti avrebbe dato acqua viva».

La Samaritana sentendo parlare Gesù di un’acqua che disseta per sempre, di un pozzo interiore che zampilla dando fecondità e vita eterna, desiderosa di una vita piena esclamò: «Signore dammi quest’acqua, perché io non abbia più sete».

 

Sono molte le persone che, nel corso degli anni, si sono allontanate da Dio senza, quasi, avvertire ciò che realmente stava accadendo nell’intimo della propria vita. Oggi Dio è per loro un "essere strano". Tutto ciò che è in relazione con lui sembra vuoto e senza senso.


È comprensibile che tutti abbiano abbandonato e abbandonino l’idea del Dio della propria infanzia. Tuttavia occorre dire alto e forte che senza Gesù non è possibile incontrare Dio che è sempre mistero di bontà, presenza amichevole e accogliente su cui è sempre possibile contare.

 

Non mi ha mai attirato la verifica della mia fede attraverso prove scientifiche: penso che sia un errore trattare il mistero di Dio come se fosse un oggetto da laboratorio. Neppure i dogmi religiosi mi hanno aiutato a incontrare Dio. Mi sono semplicemente lasciato condurre dalla fiducia e dalla confidenza in Gesù al quale ho consacrato la mia vita.

 

Non saprei dire esattamente come si possa tenere la barra a dritta della fede nel bel mezzo di una crisi religiosa che scuote e fa dubitare di tutto. E’ necessario ancorarsi ostinatamente a Gesù che solo conduce a vivere la fede in Dio con serena semplicità dal profondo del proprio essere. Se si ascolta Dio, egli non tace. Se ci si apre a lui, egli non si chiude. Se ci si fida di lui, egli accoglie. Se ci si abbandona a lui, egli sostiene. Se si cade, egli solleva.


La prima e più importante esperienza è quella di incontrare Dio con vero gusto perché lo percepiamo come una "presenza salvatrice". Quando una persona sa cosa voglia dire vivere Dio con gusto Dio, a prescindere dalla nostra mediocrità, dai nostri errori e dal nostro egoismo, sapendo/sperando che egli ci accoglierà così come siamo e ci spingerà ad affrontare la vita nella beata speranza, difficilmente quella persona abbandonerà la fede.

 

Sono molti oggi coloro che abbandonano Dio prima ancora di averlo conosciuto. Se conoscessero, invece, l'esperienza di Dio che Gesù rivela, lo cercherebbero senza sosta.

Il brano evangelico ci fa comprendere che la fede in Dio si acquisisce o si custodisce nell’incontro e nell’accettazione di Gesù Cristo.

Lasciamoci, allora, provocare dalle stesse parole di Gesù: «Se tu conoscessi il dono di Dio!».